La fauna marina italiana sta cambiando: nuovi abitanti arrivano da mari lontani e si stabiliscono lungo le nostre coste. Questi animali, spesso colorati e insoliti, trovano vie di passaggio naturali e artificiali per raggiungere il Mediterraneo. L’attenzione delle autorità e degli esperti si concentra sul rischio che alcune specie portino problemi per l’ecosistema o per chi frequenta i mari.
I corridoi naturali e artificiali che favoriscono l’arrivo di specie aliene
Le specie marine non autoctone spesso sfruttano passaggi che permettono loro di spostarsi da un ambiente a un altro. Lo Stretto di Gibilterra rappresenta un corridoio naturale. Attraverso questo stretto, specie di origine atlantica giungono nel Mediterraneo. Il Canale di Suez, invece, è un percorso costruito dall’uomo che mette in comunicazione il Mar Rosso con il Mar Mediterraneo. Questo canale è diventato da decenni una via d’ingresso di specie tropicali provenienti dall’Oceano Indiano o dai mari limitrofi.
In Italia, come nel resto del bacino mediterraneo, questi animali trovano habitat adatti per colonizzare nuove zone. La combinazione tra l’aumento della temperatura delle acque e la presenza di questi corridoi accelera la diffusione di specie diverse da quelle storicamente presenti. Alcune possono stabilirsi e diventare stabilmente parte della biodiversità locale, altre si rivelano più invasive e possono danneggiare la fauna autoctona o creare problemi di varia natura.
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Tutelare i mari passa ora anche per conoscere meglio queste specie. L’interesse non riguarda solamente gli esperti ma coinvolge pescatori, subacquei e cittadini che ogni giorno incontrano questi animali sulle coste italiane.
L’azione di ispra e cnr irbim per monitorare e informare sulle specie aliene
Ispra e il CNR IRBIM di Ancona hanno messo in campo una campagna per aiutare a riconoscere e segnalare queste specie marine. «Attenti a quei 4!» è nata per offrire un quadro aggiornato della presenza di specie aliene nei nostri mari e per avvertire del rischio legato ad alcune di loro, specie se urticanti o pericolose. L’iniziativa, partita nel 2022, ha visto aumentare il numero di segnalazioni e l’interesse del pubblico e degli operatori del mare.
Il lavoro consiste nel raccogliere testimonianze, foto e video da chi frequenta la costa, pescatori ma anche sub e semplici bagnanti. Questi contributi aiutano i ricercatori a capire meglio dove e in quale quantità le specie invasive si stanno diffondendo, fornendo dati preziosi per interventi mirati.
La campagna punta a fornire informazioni dettagliate per evitare incidenti o pericolosità legate alla manipolazione di questi animali. Alcuni, infatti, hanno spine o tossine che possono causare problemi seri all’uomo se non vengono riconosciuti. La comunicazione evita di creare panico ma insiste sulla precauzione e su un approccio rispettoso al mare.
In questo modo la collaborazione tra cittadini e scienziati diventa una rete di sorveglianza fondamentale per fermare o rallentare la diffusione di specie problematiche.
La diffusione del pesce scorpione nel mar ionio e rischi correlati
Il pesce scorpione, o Pterois miles, rappresenta una delle specie più sotto osservazione. Mappato fino a marzo 2025, si contano 1.840 segnalazioni nel bacino del Mediterraneo. Il Mar Ionio appare come l’area più vulnerabile e ricettiva per la sua presenza. Questa specie, originaria delle acque tropicali, ha potuto sfruttare la temperatura più calda come favore per espandersi.
Ricercatori del CNR IRBIM coordinati da Ernesto Azzurro indicano che l’espansione di Pterois miles continua e rispecchia le previsioni ambientali. Le coste italiane meridionali, insieme alle zone più basse del mare Adriatico, sono particolarmente a rischio. Gli avvistamenti non sono casi isolati, ma segnalano una presenza consolidata che richiede attenzione.
Il pesce scorpione ha spine velenose che mantengono la tossicità anche dopo la morte dell’animale. Le punture possono provocare dolore intenso e reazioni prolungate fino a due giorni. Il pesce, seppure commestibile, deve essere maneggiato con estrema cautela e da personale esperto.
La diffusione di questa specie impone un monitoraggio costante e strategie per limitare gli effetti negativi sulla pesca e sulla sicurezza dei bagnanti. La campagna “Attenti a quei 4!” segue questo percorso, aggiornando costantemente la mappa e raccogliendo nuove segnalazioni.
Altre specie aliene da tenere sotto controllo nei mari italiani
Oltre al pesce scorpione, la campagna si concentra su altre specie che destano preoccupazioni per la salute pubblica e per la biodiversità locale. Il pesce palla maculato, noto per la neurotossina che contiene, è pericoloso se consumato perché il veleno resiste anche alla cottura. Inoltre, possiede denti forti capaci di causare morsi dolorosi.
Tra le specie di pesci con spine appuntite pericolose vi sono poi il pesce coniglio scuro e il pesce coniglio striato. Entrambi si nutrono di alghe e piante e sono commestibili, ma le loro spine restano pericolose anche da animale morto.
Anche alcune specie di meduse e alghe tropicali sono monitorate. Questi organismi possono provocare irritazioni alla pelle o creare danni all’equilibrio biologico delle coste italiane, originando problemi per i pescatori, i subacquei e chi vive vicino al mare.
L’approccio degli enti di ricerca evidenzia la necessità di attenzione senza allarmismi ingiustificati. Il coinvolgimento diretto dei cittadini e degli operatori del mare si rivela fondamentale per una gestione condivisa di questo fenomeno crescente. La raccolta di testimonianze fotografiche e video permette di aggiornare rapidamente le informazioni e intervenire con misure di contenimento mirate.