Sparatoria mortale allo shake bar di Frosinone, un’escalation per il controllo dello spaccio

Sparatoria mortale allo shake bar di Frosinone, un’escalation per il controllo dello spaccio

Una sparatoria allo Shake Bar di Frosinone il 9 marzo 2024, legata a una guerra tra gruppi criminali albanesi per il controllo della droga, ha causato un morto e diversi feriti; l’imputato condannato a vent’anni.
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A Frosinone, una sparatoria allo Shake Bar legata a una faida per il controllo della droga ha causato un morto e feriti; l’imputato è stato condannato a 20 anni, mentre emergono preoccupanti legami tra criminalità locale e reti albanesi transnazionali. - Gaeta.it

Una serata di violenza a Frosinone segna un capitolo decisivo nella lotta tra gruppi per il controllo del mercato della droga. L’episodio del 9 marzo 2024, con una sparatoria allo Shake Bar, ha causato un morto e diversi feriti, intrecciando storie di rivalità criminali che il tribunale ha chiarito nei dettagli. Le motivazioni della sentenza pubblicate dal giudice chiariscono le dinamiche nascoste dietro questo episodio.

I fatti dell’assalto allo shake bar e le vittime

La sera del 9 marzo 2024 un conflitto armato è esploso all’interno dello Shake Bar, un locale situato nel centro di Frosinone. L’aggressione ha avuto come risultato la morte di Kasen Kasmi e il ferimento grave di suo fratello Ervin Kasmi e dei fratelli Klevi e Alvider Hidraliu, tutti di origine albanese. L’agguato non è stato casuale ma frutto di un’azione organizzata con uno scopo preciso.

Secondo le ricostruzioni emerse dal processo, le quattro vittime erano state inviate proprio in quel locale per affrontare l’imputato, protagonista della sparatoria. La tensione tra questi gruppi durava da tempo sul terreno del traffico di droga nella zona, ma la notte dell’episodio ha preso una piega letale. I feriti sono stati soccorsi e ricoverati, mentre le forze dell’ordine hanno subito avviato indagini approfondite.

Le investigazioni sul luogo

L’analisi delle prove e delle testimonianze ha evidenziato come quello che sembrava un episodio isolato sia, in realtà, il punto di rottura in una lunga contesa criminale.

Le indagini e le motivazioni della sentenza

Le indagini hanno smontato la versione iniziale diffusa dalle vittime, che parlavano di un gesto scaturito da gelosia, una possibile lite personale. Le prove raccolte e le dichiarazioni analizzate dal giudice Antonello Bracaglia Morante hanno invece evidenziato che la sparatoria si inseriva in una guerra per il controllo delle attività illecite legate allo spaccio.

Il giudice ha sottolineato come l’imputato fosse consapevole di un imminente agguato e si fosse procurato un’arma per difendersi, ma l’azione bellica non è stata considerata giustificata da una difesa personale. L’uccisione e i tentati omicidi sono stati interpretati come una azione preventiva per eliminare la concorrenza.

Le motivazioni, redatte in oltre settanta pagine, evidenziano come la vicenda rifletta una lunga tensione tra gruppi criminali legati prevalentemente alla malavita albanese, presente e attiva nel territorio frusinate.

La persistenza delle tensioni criminali

Il documento giuridico rappresenta un quadro dettagliato di una realtà criminale radicata e in continua evoluzione.

L’allarme per le infiltrazioni della malavita albanese a frosinone

Un dato emerso nel corso del processo ha attirato particolare attenzione: l’imputato intercettato in carcere mentre comunicava con contatti in Albania per chiedere protezione per la sua famiglia. Questo episodio mette in luce i legami tra la criminalità locale e reti transnazionali, con una presenza radicata sul territorio che alimenta una situazione di tensione.

Frosinone appare così come una piazza dove i gruppi stranieri competono per il controllo sul traffico di sostanze stupefacenti, provocando episodi di violenze gravi e frequenti. La sparatoria allo Shake Bar non è un caso isolato ma testimonia una situazione da monitorare con attenzione da parte delle forze dell’ordine e dell’autorità giudiziaria.

I rischi della criminalità globale

Le connessioni transnazionali sembrano amplificare i conflitti locali, aumentando la complessità della lotta alle organizzazioni criminali.

La sentenza e la pena per l’imputato

Dopo un processo durato mesi, il tribunale ha condannato l’imputato a vent’anni di carcere per omicidio e tentati omicidi. Il giudice ha spiegato che la pena massima prevista era di trenta anni, ma è stata ridotta grazie alla decisione di accedere al rito abbreviato.

Questa decisione ha avuto un peso nel calcolo del periodo di detenzione, mantenendo comunque un giudizio severo sul gesto commesso e sull’intenzione riconosciuta di eliminare i rivali con una sparatoria pianificata.

Il caso rimane un esempio emblematico dei rischi che si intrecciano in certe zone dove il controllo della droga genera conflitti pericolosi e culmina in tragedie come quella dello shake bar a Frosinone.

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