Spagna reagisce alle violenze a Gaza: nove misure contro Israele e richiamo dell’ambasciatrice da Tel Aviv

Spagna Reagisce Alle Violenze

Spagna prende posizione contro Israele dopo le violenze a Gaza. - Gaeta.it

Marco Mintillo

8 Settembre 2025

La Spagna ha deciso di muoversi con forza di fronte al conflitto a Gaza, annunciando una serie di provvedimenti per sostenere i palestinesi e condannare le azioni di Israele. Il premier Pedro Sánchez ha presentato misure come l’embargo sulle armi e restrizioni ai traffici militari, mentre i rapporti diplomatici tra Madrid e Tel Aviv si sono rapidamente deteriorati.

Sánchez parla di “genocidio” e lancia un appello per la pace a Gaza

Nel 2025, il governo spagnolo ha preso una posizione chiara sulla crisi a Gaza. Dal Palazzo della Moncloa, Pedro Sánchez ha definito le operazioni militari israeliane un “genocidio” contro civili innocenti. Ha fatto una netta distinzione tra difesa e attacco: “Difendere il proprio Paese è una cosa, bombardare ospedali e lasciare morire di fame bambini innocenti è un’altra. Questo non è difesa, né attacco: è sterminio di un popolo indifeso”. Le sue parole mettono in luce la scelta politica di Madrid, che si schiera al fianco della popolazione colpita, sottolineando il peso delle vittime civili e motivando così le decisioni prese.

Le nove misure della Spagna contro Israele

Il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto che ufficializza l’embargo totale sulle esportazioni di armi verso Israele, già in vigore dall’ottobre 2023. Tra le misure ci sono il divieto di ingresso nei porti spagnoli per navi con carburante destinato alle forze armate israeliane e il blocco del traffico aereo per velivoli con carichi militari. È vietato entrare in Spagna a chi è direttamente o indirettamente coinvolto nelle operazioni militari a Gaza o accusato di violazioni dei diritti umani. Sul fronte umanitario, Madrid aumenta di 10 milioni di euro i fondi per l’UNRWA, puntando a raggiungere 150 milioni entro il 2026. Viene anche vietata l’importazione di prodotti provenienti dagli insediamenti israeliani illegali in Cisgiordania e Gaza, ridotti al minimo i servizi consolari per i cittadini spagnoli che vivono lì, e rafforzata la missione europea di assistenza alla frontiera di Rafah, punto cruciale per l’arrivo degli aiuti.

Cresce la tensione tra Madrid e Tel Aviv: accuse e ritorsioni

Le misure spagnole hanno provocato una risposta immediata da Israele. Il ministro degli Esteri Gideon Sa’ar ha bollato la politica di Sánchez come “antisemita” e ha accusato il premier di voler distogliere l’attenzione dai problemi interni del suo paese. Tel Aviv ha anche vietato l’ingresso a due ministre spagnole del partito Sumar, Yolanda Díaz e Sira Rego. Il ministero degli Esteri spagnolo ha respinto con forza le accuse, definendole “false e diffamatorie”, e ha richiamato per consultazioni l’ambasciatrice a Tel Aviv, Ana Salomon Perez. Questo episodio segna un’escalation nelle tensioni diplomatiche tra i due paesi. Madrid ha ribadito la sua volontà di non farsi intimidire, confermando l’impegno per la pace, il rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani nel contesto della crisi mediorientale. Nei prossimi giorni si attendono sviluppi, in un clima sempre più teso tra Spagna e Israele.