La situazione nei penitenziari delle Marche resta critica a causa del sovraffollamento e della scarsità di agenti e operatori sanitari. Durante un convegno ad Ascoli Piceno, il garante regionale per i diritti della persona Giancarlo Giulianelli ha esposto numeri e problemi concreti legati alla realtà carceraria della regione. L’evento, organizzato dalla Diocesi locale e alla presenza del cardinale Matteo Maria Zuppi, si è svolto proprio nel carcere di Ascoli, offrendo un quadro diretto e senza filtri.
La pressione della popolazione detenuta sulle strutture penitenziarie marchigiane
Nelle Marche sono presenti sei istituti di pena con una capienza complessiva di 840 posti, ma al 31 maggio 2025 i detenuti erano 967. Questo dato significa un sovraffollamento significativo che si traduce in disagio e difficoltà operative dentro le carceri. Il caso concreto del carcere di Montacuto ad Ancona è emblematico. Giulianelli ha spiegato che qui la popolazione supera di circa cento unità la capienza massima prevista, con 351 detenuti su una struttura progettata per 251.
Conseguenze del sovraffollamento
Il sovraffollamento genera problemi non solo di spazio, ma anche di sicurezza e qualità della vita per detenuti e personale. In istituti già compressi, la gestione quotidiana si complica, a causa della carenza di risorse e di personale adatto a seguire tutte le necessità. Ciò riguarda anche la sanità interna, portando a ritardi e inefficienze che influiscono sul diritto fondamentale alla salute dei reclusi.
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Carenza di personale e ritardi nei servizi sanitari all’interno delle carceri
Una delle questioni critiche segnalate riguarda la scarsità di agenti penitenziari e operatori sanitari. In particolare, le difficoltà si concentrano a Ascoli Piceno e Montacuto. La mancanza di personale influisce sulla possibilità di accompagnare i detenuti alle visite mediche esterne, creando lunghi tempi di attesa che possono superare anche un anno. Giulianelli ha citato specificamente un caso accaduto a Montacuto dove un detenuto ha aspettato un anno prima di essere portato a una visita specialistica.
Impatto sulla salute e organizzazione
Questa situazione denota non solo un problema di numero, ma anche di organizzazione e di risorse dedicate ai servizi carcerari. Il personale insufficiente costringe molte funzioni a essere ridotte o posticipate, penalizzando la salute e la dignità delle persone recluse. La carenza di medici e infermieri rappresenta un punto di tensione critico, che necessita interventi concreti e rapidi da parte delle autorità competenti.
Investimenti e attività per favorire la rieducazione e i rapporti con il territorio
Per tentare di alleviare le condizioni dei detenuti, la Regione Marche ha stanziato 500mila euro destinati ai quattro ambiti territoriali del sistema carcerario. Inoltre, lo Stato ha previsto un finanziamento di altri 4 milioni di euro rivolti ad attività sia dentro che fuori le mura delle carceri. I progetti puntano a coinvolgere la popolazione esterna, che supera di sei volte quella interna, in programmi di reinserimento e sostegno.
Giulianelli ha sottolineato l’importanza del lavoro rieducativo come opportunità concreta per chi è detenuto di modificare il proprio percorso di vita. Queste attività possono trasformare, in alcuni casi, la sosta in carcere da condanna pura in una chance di cambiamento. Tuttavia, l’efficacia di questi programmi dipende dall’impegno anche da parte della comunità esterna, che deve essere pronta ad accogliere e supportare i processi di reinserimento.
Criticità nella tutela della salute mentale e ruolo delle atsm nelle marche
Tra le criticità più gravi sono state individuate le Articolazioni per la tutela della salute mentale . Secondo Giulianelli, questi luoghi rappresentano un punto nero del sistema carcerario, caratterizzati da sofferenza e mancanza di prospettive per chi vi viene ricoverato. L’esperienza delle persone con disagio mentale dentro il carcere appare ancora lontana da una reale attenzione umana e clinica efficace.
Il ruolo della collettività e delle risorse sanitarie
Il garante ha ribadito che il concetto di rieducare il detenuto non può limitarsi alle mura del carcere ma deve partire dalla collettività che sta fuori. La gestione delle patologie psichiatriche e delle difficoltà psicologiche richiede risorse specializzate e un rapporto stretto con la rete sociale ed sanitaria regionale. Senza questo focus, il carcere si conferma un luogo di isolamento e sofferenza, difficile da trasformare in un contesto di recupero.