Situazione economica e sociale in abruzzo sotto la lente del segretario pd daniele marinelli

Situazione economica e sociale in abruzzo sotto la lente del segretario pd daniele marinelli

L’Abruzzo affronta una crisi economica e sociale con declino delle imprese, spopolamento, calo dell’export e difficoltà nei trasporti e nella sanità, mentre il Partito Democratico critica la gestione regionale.
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L’articolo analizza la crisi economica e sociale dell’Abruzzo, evidenziando il declino delle imprese, lo spopolamento, la difficoltà nel settore export e automotive, la crisi dei servizi e delle infrastrutture, e la gestione inefficace delle risorse regionali. - Gaeta.it

Negli ultimi mesi l’Abruzzo si trova al centro di un acceso dibattito riguardo la sua condizione economica e sociale. Daniele Marinelli, segretario regionale del Partito Democratico, ha indirizzato una lettera aperta a Marco Marsilio, presidente della regione, esprimendo un giudizio critico su diversi aspetti della gestione regionale. I dati economici e sociali che emergono delineano una realtà complessa fatta di imprese in declino, perdita di popolazione e disagi per le famiglie. Questo articolo approfondisce le principali osservazioni emerse e i numeri di cui si parla, allargando lo sguardo sulle implicazioni per l’Abruzzo.

Il declino e la crisi delle imprese commerciali in abruzzo

Secondo un recente studio di Confesercenti, la chiusura di attività commerciali in Abruzzo ha raggiunto un ritmo preoccupante nel 2024. Ogni giorno hanno chiuso circa 3,2 esercizi, mentre solo 1,3 nuove aperture sono state registrate. Questo squilibrio indica che se la tendenza dovesse proseguire, entro una decade le nuove aperture potrebbero quasi azzerarsi. Marinelli mette sotto accusa la mancanza di una strategia regionale per sostenere e rigenerare il tessuto commerciale, soprattutto nel campo della fiscalità, che ha visto un aggravio per la classe media abruzzese.

In aggiunta, si evidenzia come il Partito Democratico abbia evitato l’approvazione di una norma che avrebbe permesso dal dicembre precedente l’insediamento di grandi distribuzioni commerciali, scelta ritenuta rischiosa per l’esistenza del commercio di vicinato. Grazie all’opposizione del PD, quindi, è stato possibile bloccare queste aperture fino al 2030, mantenendo così un equilibrio tra grandi e piccoli esercizi commerciali.

La regione non è riuscita a costruire politiche efficaci contro lo spopolamento e la perdita di attività che affliggono varie zone interne e rurali. Sono scomparse oltre tremila imprese tra il 2019 e il 2024, una diminuzione dell’11,2%, superiore alla media nazionale del 10,1%. In particolare, il settore artigianale ha subito un’erosione di oltre ottomila attività, con una perdita di circa 20.000 posti di lavoro. Questi dati mettono a rischio la stessa sopravvivenza di settori tradizionali fondamentali per l’economia locale.

Andamento negativo delle imprese nel 2024

Il saldo tra imprese iscritte e cessate nel solo 2024 è stato negativo: sono sparite 101 imprese, portando l’Abruzzo a posizionarsi tra le regioni con la performance peggiore, al quintultimo posto nella classifica nazionale. Questo quadro indica difficoltà strutturali per chi cerca di mettere in piedi o mantenere un’attività commerciale in regione.

Perdita di popolazione e desertificazione dei servizi nelle aree interne

Un altro punto sollevato riguarda il calo costante della popolazione residente. Negli ultimi anni, l’Abruzzo ha perso circa 11.000 abitanti. Questa tendenza affonda le radici in cause economiche ma anche sociali, dovute all’insufficienza di servizi e infrastrutture nelle zone più periferiche. La diminuzione del numero di residenti porta con sé la scomparsa di scuole, sportelli bancari e altri servizi essenziali che sostengono la vita quotidiana.

Proprio per fronteggiare il problema, il PD ha proposto un incontro con l’ABI regionale allo scopo di individuare possibili soluzioni per la riapertura o il mantenimento degli sportelli finanziari nelle aree meno urbanizzate. La desertificazione riguarda molte località interne, contribuendo a rendere meno appetibile vivere e investire in queste zone.

Spopolamento e invecchiamento

Il fenomeno dello spopolamento si accompagna a un invecchiamento progressivo e a una minor presenza di giovani. Le azioni messe in campo finora per arginare questo problema non hanno dato risultati visibili. Si registra così un circolo vizioso che riduce la capacità di rilancio delle comunità locali e penalizza lo sviluppo economico su più livelli.

Crisi dell’export e difficoltà nel settore automotive

Un altro dato preoccupante riguarda il calo del valore delle esportazioni regionali nel 2024. I numeri diffusi dall’ISTAT indicano una riduzione del 5,6% rispetto all’anno precedente, passando da circa 10 miliardi a 9,5 miliardi di euro. Questo piazza l’Abruzzo tra le regioni italiane con le performance peggiori in termini di export.

La contrazione appare legata in parte al pesante calo del settore automotive, uno dei nodi critici per l’economia locale. Marinelli sottolinea la mancanza di interventi concreti della giunta regionale per gestire crisi aziendali e la conseguente perdita di posti di lavoro negli stabilimenti e nell’indotto. Si segnalano inoltre numerosi provvedimenti di cassa integrazione, situazione che pare fuori controllo per le strutture regionali. Sul fronte della produzione automobilistica, si colloca solo al terzultimo posto in Italia, un risultato poco incoraggiante e indice di una gestione inadeguata delle difficoltà.

Impatto sul mercato estero e occupazione

L’assenza di azioni per sostenere questo comparto contribuisce a ridurre il peso dell’Abruzzo sui mercati esteri e aggrava le condizioni economiche di chi vive nelle aree più legate all’industria produttiva.

Sofferenza delle famiglie e calo dei consumi

Le condizioni sociali riflettono la crisi economica. Lo studio di Confcommercio ha evidenziato un calo dei consumi nel primo trimestre del 2025 pari al 4,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La situazione si profila complicata per il futuro, anche in vista dell’aumento delle addizionali Irpef introdotte dalla regione.

Il reddito medio degli abruzzesi è modesto: metà dei salari resta sotto i mille euro, secondo dati della CGIL regionale. Questa situazione pone molti lavoratori sotto la soglia di povertà, stimata a 1.030 euro al mese nel 2024. Molte persone hanno contratti a termine, condizionando la possibilità di risparmiare e progettare una stabilità futura.

Lavoro e disoccupazione giovanile

Sul fronte del lavoro, il tasso di disoccupazione resta più alto della media nazionale, con particolare incidenza tra i giovani tra i 15 e 34 anni. La crescita di occupati riguarderebbe infatti soprattutto gli uomini, mentre le donne mostrano una lieve diminuzione degli occupati. Il tema della disoccupazione giovanile rappresenta uno degli aspetti più critici della realtà abruzzese, ma non sembra ricevere una risposta adeguata dalla giunta regionale.

Crisi dell’aeroporto d’abruzzo e rallentamenti nelle infrastrutture

Una nota di preoccupazione arriva dal settore dei trasporti. L’aeroporto d’Abruzzo ancora non ha recuperato i 27.000 passeggeri persi nel 2024, in parte a causa della cancellazione della tratta Pescara-Linate da parte di ITA Airways. Sebbene ci siano segnali di ripresa nel 2025, con nuove rotte annunciate da Ryanair, la situazione resta complessa.

Queste nuove rotte hanno però comportato per la regione un accordo costoso e la rinuncia ad altre compagnie aeree, lasciando aperta la questione della sostenibilità di un traffico aereo stabile e competitivo. Raggiungere il milione di passeggeri ormai evocato rimane un obiettivo difficile.

Situazione stagnante delle infrastrutture

Sul fronte delle infrastrutture, la situazione appare stagnante. Nonostante le risorse lasciate dal precedente governo di centrosinistra, non sono partiti cantieri per progetti di rilievo firmati dalla giunta attuale. Il definanziamento di molte risorse destinate a viabilità, porti, crisi idrica e bonifiche ha bloccato numerose procedure già avviate. La riforma proposta per l’ARAP, l’ente regionale che segue l’attività produttiva, sembra aver imbrigliato i soggetti coinvolti, bloccando interventi vitali in questi ambiti.

Difficoltà nella sanità e gestione dei fondi europei

A pesare sul bilancio regionale è il deficit della sanità, che nel 2025 si aggira intorno a 113 milioni di euro. La situazione si presenta tale da far temere sia un commissariamento che il dissesto finanziario dell’intero ente. Questa criticità influenza l’efficienza dei servizi e contribuisce al malcontento generale.

Un altro punto sollevato è lo scarso utilizzo dei fondi FSC . Alla fine del 2024 è stato registrato un avanzamento di spesa che arriva solo allo 0,49%, uno dei peggiori risultati tra le regioni italiane. Il mancato impiego di queste risorse rischia di comportare la loro perdita definitiva. Sono fondi fondamentali per investimenti che potrebbero alleviare le difficoltà sociali ed economiche della regione, ma finiscono per rimanere fermi per negligenza o incapacità gestionale.

Questi elementi sottolineano un quadro complessivo in cui l’Abruzzo affronta sfide rilevanti in molti ambiti, dai servizi alla produzione, dalla popolazione all’infrastruttura, con un potenziale bloccato da scelte politiche e gestionali che non incidono a favore della comunità.

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