Una controversia tra due comuni in provincia di Lecco divide la gestione del riconoscimento genitoriale di una bambina nata in ospedale a Lecco, e affidata a due mamme. Il sindaco di Lecco ha autorizzato la trascrizione anagrafica che indica entrambe come madri, ma il municipio di residenza della famiglia ha cancellato il nome della mamma intenzionale, lasciando solo quello della madre naturale sul certificato civile. La decisione ha provocato un intervento della procura e acceso un dibattito sul riconoscimento dei diritti genitoriali delle coppie omogenitoriali. Vediamo come è arrivata questa situazione e cosa implica a livello locale e giuridico.
Il sindaco di lecco e il riconoscimento della doppia maternità
Mauro Gattinoni, sindaco di Lecco, ha preso una posizione netta e ha dato seguito alla richiesta di due mamme che volevano vedere riconosciuto il loro legame con la bambina nata nel loro territorio comunale. Una volta eletto, Gattinoni è stato contattato dalle due donne e ha valutato la situazione con i suoi assessori. In assenza di disposizioni chiare che vietassero la registrazione di entrambe come madri, ha deciso di assumersi la responsabilità e autorizzare la trascrizione anagrafica con due nomi di madri sul certificato di nascita. Il sindaco ha motivato la decisione richiamando il rispetto della costituzione e l’esercizio di un diritto della bambina di avere riconosciuti entrambi i genitori.
Questa scelta, mossa da una necessità di garantire un diritto, è un passo significativo nel contesto italiano dove il quadro normativo sui diritti genitoriali delle coppie omogenitoriali resta ancora incerto. Il sindaco di Lecco ha testimoniato pubblicamente la vicenda durante il Lecco pride, sottolineando che la sua azione non è frutto di orgoglio personale, ma di impegno verso la tutela costituzionale della minore.
Leggi anche:
Il rifiuto del comune di residenza e la cancellazione
La vicenda si complica quando l’atto di riconoscimento, trascritto a Lecco, arriva all’anagrafe del comune di residenza della coppia. Qui il sindaco locale ha deciso di contrastare questa registrazione e ha proceduto a segnalare l’accaduto alla procura. Seguendo questa segnalazione, i giudici hanno imposto la cancellazione dal certificato civile della bambina del nome della mamma intenzionale, mantenendo solo quello della madre naturale. Così, dal punto di vista legale, la bambina ha un solo genitore riconosciuto.
Questa decisione evidenzia le aperture e le resistenze sul tema del riconoscimento dei figli nati grazie alla procreazione medicalmente assistita praticata all’estero. Il comune di residenza si è mosso per contestare un atto che riteneva non conforme alle normative vigenti. La scelta apre una frattura tra i due comuni sulla materia e sposta la questione sulla possibilità di uniformare le procedure.
La posizione della corte costituzionale e il nodo giuridico sul riconoscimento dei figli
Un elemento rilevante nella vicenda è rappresentato da una recente sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato incostituzionale il divieto per la madre intenzionale di riconoscere come proprio il figlio nato in Italia da procreazione medicalmente assistita legittimamente realizzata all’estero. La sentenza apre quindi la strada al riconoscimento genitoriale per la madre che non ha generato biologicamente il bambino ma che ha avuto un ruolo intenzionale nella sua nascita.
Malgrado questa pronuncia, il quadro normativo nazionale resta privo di una legge chiara e univoca che regoli la trascrizione anagrafica in queste situazioni. La discrezionalità degli enti locali e le risposte giudiziarie generano continui conflitti tra comuni e singoli cittadini. Il caso di Lecco è uno dei più recenti esempi di questa incertezza che coinvolge diritti di genitorialità e riconoscimento legale di famiglie diverse.
Impatto sociale e questioni aperte nel dibattito pubblico
La storia della bambina con due mamme a Lecco, e della cancellazione di un genitore nel comune di residenza, ha ricevuto attenzione anche nel corso del Lecco pride, evento che raduna associazioni e cittadini per le tematiche LGBT+ in provincia di Lecco. La vicenda mostra come le scelte amministrative locali influenzano vite e diritti delle persone. Le famiglie omogenitoriali restano al centro di un confronto acceso tra chi spinge per un riconoscimento pieno e chi segue un approccio più restrittivo.
Il sindaco di Lecco ha voluto mettere in luce davanti a un pubblico attento il ruolo che le istituzioni possono avere nel garantire diritti. Nel frattempo però, la disputa con il comune di residenza segnala un’assenza di uniformità nelle pratiche italiane. Sul piano sociale, resta aperta la discussione su quali strumenti legali e normativi debbano proteggere questi nuclei familiari, soprattutto quando dipendono da atti anagrafici e giudiziari. La materia, tra questioni di diritto civile e temi etici, continua a interessare giuristi, istituzioni e associazioni per le famiglie arcobaleno.