Negli ultimi giorni, i risultati di un’esercitazione militare hanno evidenziato limiti importanti nella capacità difensiva europea di fronte a un attacco massiccio e ben organizzato. Una simulazione di guerra, avvenuta due settimane fa durante l’esercitazione Joint Stars, ha riprodotto uno scenario simile a quello del conflitto in Ucraina, concentrandosi su un attacco missilistico verso la Sardegna. Sebbene si trattasse di un’operazione su computer, i vertici della difesa occidentale hanno mostrato preoccupazione per le falle riscontrate nei sistemi di protezione, con missili balistici virtualmente penetrati fino a colpire Cagliari. Le tensioni globali legate all’invasione russa rafforzano il senso di urgenza per migliorare la difesa aerea europea.
Esercitazione joint stars: un test per la difesa italiana e europea
L’esercitazione Joint Stars, organizzata recentemente, ha simulato un attacco complesso in più fasi verso una regione strategica italiana, la Sardegna, in particolare il capoluogo Cagliari. Il contesto si rifà agli scenari di guerra attuali, con l’uso progressivo di droni, missili balistici e missili cruise che hanno messo sotto pressione i sistemi difensivi. Durante la simulazione, una serie di missili balistici, almeno sei secondo i dati ufficiali, sono riusciti a “colpire” obiettivi vitali nonostante la presenza di sistemi all’avanguardia come il cacciatorpediniere Doria e la batteria Samp-T, in dotazione alla marina militare e all’esercito.
Insidie dell’attacco e le opinioni militari
I vertici militari hanno sottolineato la complessità dell’attacco e l’insufficienza delle difese attuali per intercettare un attacco simultaneo e su scala ampia. Il generale Nicola Piasente ha evidenziato la necessità di creare uno scudo a più livelli, in grado di intervenire efficacemente a diverse altezze, includendo quote basse, medie e lontane. Questo approccio, già discussosi nelle ultime riunioni NATO, è considerato fondamentale per migliorare la protezione del territorio nazionale e di quello europeo, soprattutto in caso di conflitti ibridi come quello in Ucraina.
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Ritardi nella produzione e limiti tecnologici: il nodo europeo
L’esercitazione ha rivelato anche un altro problema, cruciale: la difficoltà europea nel tenere il passo con la produzione militare. Da quando è iniziata la guerra in Ucraina, l’Europa ha cercato di potenziare i sistemi di difesa, firmando contratti per la fornitura di nuove tecnologie. Tuttavia, gran parte dei materiali arriveranno solo tra qualche anno, indicando un ritardo che può rivelarsi critico in uno scenario di conflitto reale. Infatti, la capacità produttiva dei paesi europei resta nettamente inferiore alla domanda e ai consumi che una guerra moderna richiede.
Consorzio MBDA: una panoramica produttiva
Un esempio chiave è il consorzio MBDA, un gruppo che riunisce Italia, Francia, il Regno Unito e la Germania. Il consorzio ha aumentato la velocità di produzione dei missili Aster 30, importanti per i sistemi Samp-T, riducendo i tempi da 41 a 18 mesi. Entro il 2026, la produzione in Italia sarà raddoppiata. Anche se questo passo in avanti è significativo, la realtà è che la produzione europea resta limitata rispetto all’intensità delle esigenze attuali.
Confronto tra la produzione militare europea, russa e americana
Il divario più evidente si nota confrontando la produzione europea con quella della Russia e degli Stati Uniti. Mosca mantiene una capacità produttiva molto più alta, con piani per il 2025 che prevedono la fabbricazione di centinaia di missili cruise KH101, centinaia di missili balistici Iskander e decine di migliaia di droni Geran. Al contrario, gli Stati Uniti producono in media 42 missili Patriot al mese, un numero di gran lunga superiore a quanto messo in campo dal consorzio europeo.
Questi dati fotografano chiaramente uno squilibrio nelle forze militari e nei volumi di armamenti disponibili. L’economia bellica russa continua a funzionare senza intoppi, mentre l’Europa arranca per mettere in campo numeri paragonabili. Lo scenario mette in evidenza il rischio di un potenziale svantaggio in caso di escalation militare e rende necessario un lavoro urgente sulla produzione e sulla modernizzazione dei sistemi difensivi europei.
Appello per velocizzare la produzione e superare le barriere burocratiche
La risposta politica e amministrativa a questi ritardi è venuta ieri da Bruxelles, con il commissario europeo alla Difesa Andrius Kubilius che ha invitato a semplificare le procedure legali e amministrative che rallentano la realizzazione dei sistemi di difesa. Le norme attuali sono considerate inadeguate rispetto alle esigenze di sicurezza del momento, nate in un periodo in cui un conflitto su larga scala sembrava improbabile. Kubilius ha sottolineato che “l’Europa non può permettersi di perdere tempo dato che la Russia, dall’altra parte, non rallenta.”
Richiami dalla NATO e attenzione alle minacce
Questo appello per sveltire le pratiche e incrementare la produzione arriva proprio mentre il nuovo segretario generale della NATO, Mark Rutte, ha richiamato l’attenzione sulla necessità di accrescere la capacità di difesa europea rispetto alla minaccia russa, definita “concreta e presente sopra i cieli europei.” Solo cambiando ritmo e modalità produttive sarà possibile colmare il divario nell’armamento e consolidare la difesa antiaerea.
Il confronto sul terreno militare, fra Europa e Russia, resta oggi fortemente sbilanciato. La situazione in Ucraina e le simulazioni come Joint Stars ricordano che rimane cruciale lavorare per colmare questi vuoti e gestire al meglio la sicurezza del continente nei prossimi anni.