La provincia di Foggia sta affrontando una grave crisi idrica che sta mettendo a rischio le colture agricole più importanti, tra cui pomodoro e grano duro. Le limitazioni nell’accesso all’acqua per irrigazione hanno ridotto drasticamente le superfici coltivate e compromettono le stime produttive di quest’anno. Il caldo anomalo e la scarsità di precipitazioni si sommano a un quadro preoccupante per gli agricoltori della Capitanata, area ormai tra le più secche d’Italia.
Riduzione drastiche delle superfici coltivate nel nord del fortore
Nel territorio nord del Fortore, in provincia di Foggia, la stagione irrigua non è mai iniziata a causa della carenza di risorse idriche. L’invaso di Occhito, principale fonte d’acqua, contiene una quantità molto limitata di acqua, destinata principalmente al consumo umano. Per questo motivo, gli agricoltori hanno dovuto abbandonare circa il 20% delle superfici coltivate a pomodoro. Questa situazione emerge dall’osservatorio di Anbi, raccolta dati che Coldiretti Puglia ha utilizzato per fornire un quadro attendibile della crisi in corso.
La Capitanata, tradizionalmente fertile e punto di riferimento per l’agricoltura pugliese, si sta trasformando in una delle zone più aride del Paese nel 2025. Questi cambiamenti stanno costringendo i coltivatori a rinunciare a interi appezzamenti di terreno, pregiudicando così le produzioni e le economie locali. L’agricoltura irrigua, fondamentale per il pomodoro, rischia di pagare un prezzo molto alto, già evidente in questa prima fase della stagione.
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Deficit pluviometrico e contenuto degli invasi
La scarsità di pioggia nel territorio foggiano è stata particolarmente marcata nella primavera e all’inizio dell’estate 2025. Nel mese di giugno il deficit pluviometrico ha raggiunto l’87% rispetto alla media storica, senza consentire nessuna ricarica significativa delle falde acquifere necessarie alle coltivazioni. Questo dato dimostra come la riduzione dell’acqua non sia solo una questione di consumi, ma anche di mancanza di precipitazioni fondamentali.
Gli invasi di raccolta idrica locali nelle campagne di Foggia contengono attualmente soltanto 90 milioni di metri cubi d’acqua. Questa quantità rappresenta appena il 27% del volume d’acqua che possono ospitare, un segnale preoccupante se si pensa alle esigenze irrigue di tutta la zona agricola. Questi bacini potrebbero fornire un sostegno solo limitato nelle settimane successive, aggravando ulteriormente la situazione per chi dipende dall’irrigazione per mantenere le coltivazioni in buona salute.
Caldo intenso e conseguenze sulle produzioni agricole e zootecniche
Il caldo intenso non danneggia soltanto il pomodoro. Si registra un calo nelle produzioni di uova, latte e miele in tutta la Puglia; si tratta di prodotti strettamente legati alla qualità e alla quantità del foraggio e delle piante da cui gli animali si nutrono. L’effetto del caldo si riflette così anche sugli allevamenti e sulle pratiche apistiche.
Un altro settore molto colpito è quello dei cereali, in particolare il grano duro, componente fondamentale nelle produzioni alimentari italiane. La provincia di Foggia, che detiene il primato per ettari coltivati a cereali in Italia, ha subito una diminuzione stimata di circa il 20% nella resa produttiva rispetto agli anni passati. Questo dato è determinante perché la zona fornisce circa un quinto dell’intero grano duro nazionale.
Impatto economico e produttivo
Questa riduzione si traduce in una perdita per gli agricoltori e un possibile aumento dei prezzi a livello di distribuzione. La siccità prolungata, combinata con temperature elevate, rende difficoltoso portare avanti una coltivazione regolare e ricca. La situazione di Foggia riflette un problema molto più ampio che riguarda molte aree del nostro Paese costrette a fare i conti con cambiamenti climatici sempre più incisivi.
Decisioni degli agricoltori e gestione del territorio nella capitanata
Gli agricoltori della Capitanata si trovano davanti a scelte forzate. La mancanza d’acqua e la certezza di rese inferiori stanno portando molti a lasciare terre coltivate, almeno in parte, a riposo o non più irrigate. Questo comportamento è dettato dall’impossibilità pratica di sostenere costi elevati per irrigazioni parziali, che porterebbero a risultati inferiori alle aspettative e a spese non recuperabili.
La difficile congiuntura sta accelerando una crisi che impedisce di gestire al meglio i terreni disponibili e rischia di incidere pesantemente sulle comunità locali. Le conseguenze non riguardano solo gli aspetti economici ma anche la gestione del territorio e la conservazione delle tradizioni agricole pugliesi. L’assenza di acqua esclude la possibilità di programmare interventi di soccorso idrico su larga scala, rendendo la situazione difficile da risolvere nel breve termine.
Questa emergenza idrica a Foggia fa da campanello d’allarme per tutta la regione, che deve confrontarsi con eventi climatici estremi sempre più frequenti e con le ripercussioni sulle attività agricole. I dati emersi dalle rilevazioni Anbi e dalle associazioni di categoria come Coldiretti e consorzi agrari sono fondamentali per monitorare l’evoluzione della crisi e provare a gestirla nel modo migliore possibile.