La questione dell’accampamento di migranti allestito nella parrocchia di Pistoia entra in una nuova fase dopo l’ordinanza di sgombero emessa dalle autorità locali. Don Biancalani, responsabile della parrocchia, ha venti giorni di tempo per chiudere la struttura dove oltre cento persone vivono in condizioni precarie. Il provvedimento arriva dopo una serie di verifiche condotte da enti istituzionali, che hanno identificato diverse criticità di natura igienico-sanitaria e di sicurezza all’interno dell’accampamento.
Le condizioni dell’accampamento nella parrocchia di pistoia
L’accampamento si trova all’interno di una struttura ecclesiastica nel centro di Pistoia. Circa cento migranti vi sono sistemati su brandine disposte strette fra loro, in spazi molto ridotti. La convivenza è difficile considerando non solo la densità e la mancanza di spazi adeguati, ma anche le problematiche igienico-sanitarie riscontrate. Gli ambienti non rispettano gli standard richiesti per garantire un minimo di decoro e sicurezza a chi vi soggiorna. La situazione ha attirato l’attenzione delle autorità solo dopo ripetute segnalazioni.
Le verifiche di ASL e vigili del fuoco hanno evidenziato carenze soprattutto nei servizi igienici, nell’aerazione e nella gestione dei rifiuti. Mancano pure dispositivi essenziali a prevenire rischi di incendi o altri incidenti. Tali condizioni rendono necessario un intervento tempestivo per tutelare la salute e la sicurezza degli ospiti e della comunità circostante. Chi vive nell’accampamento è in una situazione vulnerabile ma anche questa vulnerabilità non risolve i problemi causati dalla sistemazione in spazi improvvisati.
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Ordinanza di sgombero e motivazioni delle autorità locali
Il Comune di Pistoia ha emesso l’ordinanza di sgombero dopo diversi incontri fra Comune stesso, ministero degli Interni, prefettura, ASL e vigili del fuoco. Questi organismi hanno svolto sopralluoghi congiunti nella parrocchia per valutare la situazione e capire come procedere. La decisione è arrivata a seguito della conferma delle gravi criticità strutturali e igieniche presenti. Le molteplici carenze sono state giudicate incompatibili con la permanenza prolungata delle persone.
L’obiettivo dell’ordinanza è quello di prevenire rischi per la pubblica sicurezza. In una città come Pistoia, dove convivenza e ordine sociale sono temi delicati, mantenere aperto uno spazio così precario rappresenta un pericolo. Gli enti coinvolti hanno sottolineato come l’ordinanza non sia una misura punitiva, ma un atto necessario per assicurare condizioni di vita dignitose e impedire il sorgere di problemi di ordine pubblico.
La posizione di don biancalani sulla chiusura dell’accampamento
Don Biancalani, fondatore e responsabile dell’accampamento, ha ribadito in diverse occasioni l’impossibilità di risolvere il fenomeno migratorio attraverso ordini di sgombero. Secondo lui, le persone costrette a lasciare la struttura verrebbero semplicemente spostate per strada, senza una vera soluzione abitativa o assistenziale. Questo si tradurrebbe in un aumento dei problemi sociali e di ordine pubblico, nonché in uno stato di precarietà ancora maggiore per i migranti.
Ha inoltre sottolineato che l’accampamento, pur con i suoi limiti, rappresenta un rifugio per chi non ha altre possibilità abitative. Don Biancalani ha chiesto che altre istituzioni intervengano per fornire soluzioni abitative reali e un supporto concreto ai migranti. Al momento, però, il suo appello non ha modificato l’esito delle verifiche e l’ordinanza rimane in vigore, con l’obbligo di chiudere entro venti giorni.
Rischi e prospettive dopo l’ordinanza
Con la scadenza fissata dall’ordinanza, si apre una fase delicata per i migranti coinvolti e per la città di Pistoia. A poche settimane dallo sgombero, cresce la preoccupazione sul destino di queste persone. Senza una sistemazione alternativa immediata, molti rischiano di ritrovarsi senza un luogo dove dormire, in condizioni di strada o in altri spazi non autorizzati.
Le autorità locali sono chiamate a gestire questa fase cercando di evitare tensioni sociali e garantire l’incolumità di tutti. Si teme che la chiusura del centro possa provocare proteste, disordini o un incremento di situazioni di degrado urbano. Anche per questo motivo, il Comune ha coinvolto diversi enti per un coordinamento aperto e un monitoraggio della situazione fino alla completa chiusura dell’accampamento.
Al momento non sono state rese note soluzioni abitative immediate per gli ospiti della parrocchia. La gestione del fenomeno migratorio in questa fase rimane complicata, con pochi margini di manovra tra esigenze di sicurezza e accoglienza. La questione di Pistoia riflette dinamiche più ampie che investono molte aree italiane da anni.