Sfruttamento dei lavoratori cinesi in una fabbrica dormitorio nell'hinterland di milano: arresti e sanzioni per caporalato

Sfruttamento dei lavoratori cinesi in una fabbrica dormitorio nell’hinterland di milano: arresti e sanzioni per caporalato

Nel milanese, dieci lavoratori cinesi sfruttati in condizioni igieniche precarie e turni fino a 90 ore settimanali, con paghe basse e violenze; indagine della Procura di Milano e intervento del Nucleo operativo.
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Nel milanese è stato scoperto un grave caso di sfruttamento di lavoratori cinesi nel settore dell’abbigliamento, con turni massacranti, paghe basse, condizioni igieniche precarie e violenze, che ha portato all’arresto dell’amministratore e a sanzioni per oltre 134 mila euro. - Gaeta.it

Nel milanese è emerso un caso grave di sfruttamento lavorativo tra lavoratori cinesi impiegati nel confezionamento di abiti. Dieci operai, alcuni senza permesso di soggiorno, sono stati impiegati in uno stabilimento con condizioni igieniche precarie, sottopagati e costretti a lavorare fino a 90 ore settimanali. La situazione è venuta alla luce dopo la denuncia di uno degli operai, che ha dato il via a un’indagine della Procura di Milano. Le autorità hanno scoperto una realtà di manodopera sfruttata, con alloggi di fortuna ricavati all’interno della fabbrica e violenze subite dai lavoratori.

Condizioni di lavoro estreme e paghe minime

Gli operai coinvolti erano costretti a sostenere turni intensi, arrivando a lavorare sette giorni consecutivi per circa 90 ore settimanali. Il compenso era di appena 4 euro l’ora, molto sotto il minimo previsto per questo tipo di attività, e in alcuni casi la loro posizione risultava irregolare dato che lavoravano in nero. Oltre al carico di lavoro e alla paga bassa, non avevano accesso a formazione professionale. Questo impediva loro di aggiornare le competenze o di tutelarsi di fronte a situazioni di rischio.

In questo contesto, non venivano effettuati nemmeno i controlli sanitari obbligatori, elementi essenziali per la sicurezza sul lavoro. La mancanza di tutele rifletteva una situazione di sfruttamento sistematico, dove le esigenze produttive venivano anteposte a quelle dei lavoratori. Queste condizioni si sono protratte senza interventi fino alla denuncia di uno degli operai che ha deciso di rivolgersi alla magistratura.

Una vera e propria fabbrica dormitorio

I carabinieri del Nucleo operativo del Gruppo per la tutela del lavoro, intervenuti dopo la segnalazione, hanno trovato all’interno dello stabilimento, situato nell’hinterland di Milano, una situazione che ha definito “fabbrica-dormitorio”. In uno spazio ricavato all’interno dello stabilimento stesso, infatti, erano stati sistemati alloggi precari dove i lavoratori vi dormivano, a testimonianza dell’isolamento e della difficoltà a uscire da quel contesto.

Lo stato igienico e sanitario dell’ambiente di lavoro si è rivelato pessimo durante i controlli. Carenze strutturali, igiene insufficiente e assenza di un controllo rigoroso hanno reso ancora più grave lo sfruttamento, creando un rischio concreto per la salute degli operai. Oltre alle condizioni di lavoro pesanti, questo spiega come la situazione non fosse compatibile con le normative vigenti in materia di sicurezza sul lavoro.

Violenze e aggressioni legate ai salari arretrati

Le vessazioni non si sono limitate alle condizioni di lavoro. A febbraio, uno degli operai ha subito un’aggressione fisica da parte dell’amministratore di fatto della ditta, denunciato per caporalato. L’aggressore ha inferto lesioni gravi al lavoratore, tanto che la prognosi medica ha stabilito una guarigione prevista in 45 giorni. Il motivo della violenza è riconducibile alla richiesta, da parte dell’operaio, del pagamento di stipendi arretrati quantificati in 10.000 euro.

La reazione violenta ha accelerato l’intervento delle forze dell’ordine, che hanno arrestato in flagranza l’amministratore. Questa dinamica denuncia un clima di intimidazione teso a impedire ai lavoratori di rivendicare i propri diritti, e sottolinea come la pressione degli sfruttatori potesse tradursi in atti di violenza fisica.

Intervento delle autorità e sanzioni amministrative

Dopo l’arresto, l’attività produttiva dello stabilimento è stata sospesa a causa delle violazioni riscontrate durante i controlli. I reati contestati includono il caporalato e la gestione irregolare dei lavoratori, assenza di tutele sanitarie e sfruttamento intensivo. L’autorità giudiziaria ha disposto ammende e sanzioni amministrative che, nel complesso, superano i 134 mila euro.

Il provvedimento è stato volto a contrastare modalità di lavoro illegali e a tutelare un settore in cui, ancora oggi, non mancano casi di sfruttamento. La vicenda sottolinea come le forze dell’ordine continuino a monitorare attentamente situazioni sospette, intervenendo anche laddove i lavoratori non osano denunciare.

I controlli sul lavoro in nero e sulle condizioni di sicurezza hanno portato a un’azione decisa, che mira a far emergere situazioni nascoste e a garantire il rispetto delle leggi sul lavoro a Milano e dintorni. La vicenda resta aperta, e sarà monitorata nei prossimi mesi dagli organi competenti.

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