L’edizione 2025 della classifica Global 2000 del Center for World University Rankings include sessantasei università italiane, con la Sapienza di Roma al vertice nazionale. Questo elenco valuta gli atenei a livello mondiale, tenendo conto di criteri come la ricerca, l’insegnamento e la reputazione accademica. Nonostante la presenza significativa, molte università italiane segnano passi indietro rispetto all’anno precedente, facendo emergere le difficoltà del sistema universitario italiano davanti allo scenario internazionale.
La posizione delle università italiane nella classifica cwur 2025
L’edizione di quest’anno mette in evidenza un quadro diviso per le università italiane. Su sessantasei atenei monitorati, solo dieci ospedali accademici migliorano la loro posizione rispetto al 2024, mentre tre riescono a mantenere la stessa collocazione. La maggior parte, ben cinquantatre atenei, retrocede nella graduatoria. La sapienza di Roma si conferma prima a livello nazionale, ma la distanza dai concorrenti stranieri è percepibile.
Il Global 2000 valuta gli atenei in base a diversi indicatori, tra cui i risultati della ricerca scientifica, la qualità dell’insegnamento e il livello di impatto accademico. In questa edizione, la performance nella ricerca si è rivelata particolarmente critica per gli atenei italiani, contribuendo a molte perdite di posizione. Inoltre, il quadro internazionale si fa sempre più competitivo grazie ai finanziamenti corposi di molte istituzioni estere, che attraggono risorse e talenti in misura maggiore.
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Fattori dietro il calo generale delle università italiane
L’aspetto centrale che pesa sul rendimento delle università italiane è la ricerca. Ben 52 atenei che rientrano nella classifica registrano un peggioramento proprio in questa area. Le cause sono molteplici: limitate risorse economiche, difficoltà nel reclutare e trattenere ricercatori di alto livello e una progettualità meno aggressiva rispetto agli standard internazionali.
Anche il gap finanziario rispetto ad altri Paesi pesa molto in questa dinamica. Atenei americani, asiatici e britannici, spesso dotati di budget molto più consistenti, investono in infrastrutture, laboratori e collaborazioni scientifiche internazionali. Questo consente loro di produrre ricerche di maggior impatto e attirare studenti e docenti di talento. Il calo della ricerca italiana, in effetti, si traduce in minore visibilità e meno citazioni, elementi chiave nella valutazione Cwur.
Un altro fattore in gioco è la capacità delle università italiane di aggiornare programmi e strutture in modo tale da permettere una crescita continua. La concorrenza globale nel campo accademico si è fatta stringente e richiede flessibilità e risposte rapide a esigenze in evoluzione, cosa che spesso stenta a emergere nel contesto italiano.
Miglioramenti di alcune università italiane nonostante il contesto difficile
Non tutte le università italiane hanno vissuto una retrocessione o stagnazione. Dieci atenei, infatti, sono riusciti a migliorare la propria posizione nella classifica rispetto all’anno scorso. Quelli che hanno guadagnato posizioni si sono distinti soprattutto per l’aumento delle pubblicazioni scientifiche o per nuovi accordi internazionali, fattori che hanno favorito la rilevanza accademica.
In particolare, quattordici università hanno migliorato la loro performance nella ricerca, un segnale che alcune strutture stanno investendo seriamente in questo settore, senza però riuscire a coprire il gap generale. Questi miglioramenti sono essenziali, ma ancora insufficienti per frenare il processo di scivolamento complessivo del sistema universitario italiano.
Gli atenei che mantengono la posizione invece mostrano un equilibrio tra le varie voci di valutazione, ma risentono comunque dell’aumento della concorrenza e delle sfide strutturali ancora da affrontare. Il consolidamento dei propri punti di forza appare la strategia prevalente, anche se il rischio di stagnazione resta alto.
Lo scenario internazionale e le sfide per le università italiane
La competizione mondiale nel campo universitario vede atenei finanziati da governi con programmi di investimento mirati e ingenti fondi privati. Questi fattori consentono loro di attrarre ricercatori e studenti di livello altissimo, migliorare la qualità delle pubblicazioni e delle collaborazioni scientifiche. In confronto, le università italiane devono confrontarsi con un sistema di finanziamento meno generoso e una burocrazia più lenta.
La presenza di università asiatiche e nordamericane che scalano le posizioni della classifica riflette anche un diverso approccio alla formazione e alla ricerca, oltre a una maggiore apertura verso la mobilità internazionale. Inoltre, l’accesso a tecnologie avanzate e infrastrutture moderne favorisce un incremento di produzioni scientifiche di rilievo.
Per gli atenei italiani diventa quindi necessario trovare nuove soluzioni per rafforzare la propria competitività. La sfida principale resta migliorare la qualità e la quantità della ricerca scientifica, attrarre giovani talenti e potenziare le relazioni internazionali. Nel contesto attuale, però, l’Italia fatica a far sentire la propria voce a livello globale.