L’operazione delle Fiamme Gialle, che ha portato al sequestro di beni per un valore di 29,3 milioni di euro, rivela un’organizzazione criminale altamente strutturata, coinvolta in attività di evasione fiscale attraverso complesse manovre di frode all’IVA. Le indagini, coordinate dalla Procura Europea di Milano e Roma, hanno dimostrato come il gruppo gestisse un sofisticato sistema che operava attraverso diversi Paesi dell’Europa, caratterizzato da vendite fittizie di prodotti elettronici, in particolare AirPods di Apple.
L’indagine: unione di forze tra polizia economica e procura
L’inchiesta è emersa da indagini autonome condotte dai Nuclei di Polizia Economico-Finanziaria di Como e Latina, in seguito a concordanze investigative su un gruppo di società . La rafforzata collaborazione tra le diverse sedi giudiziarie, culminata nella creazione di un’operazione investigativa coordinata, ha permesso di approfondire il sistema fraudolento. Le Fiamme Gialle hanno messo in luce come i requisiti di trasparenza commerciale e fiscale venissero sistematicamente elusi da un gruppo di indagati, creando un apparato per la frode che coinvolgeva non solo l’Italia, ma anche vari Stati europei, tra cui Cipro, Repubblica Ceca e Germania.
La frode carosello: come operava l’organizzazione
L’attività fraudolenta denominata “frode carosello” si caratterizza per un ciclo di vendite fittizie tra società , in cui i prodotti non raggiungono mai il consumatore finale. Gli AirPods venivano ciclicamente comprati e venduti tra diverse aziende, molte delle quali si rivelavano delle semplici “scatole vuote” senza operatività reale, gestite da prestanomi. Questa strategia consentiva di mantenerli all’interno di un circuito chiuso, creando un’apparente legitimazione commerciale mentre l’imposta sul valore aggiunto veniva completamente elusa.
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Le indagini hanno rivelato movimentazioni maggiormente cartolari rispetto a quelle fisiche, sui beni che venivano trasferiti solo all’interno del circuito. Pur essendo state effettuate varie transazioni, i prodotti restavano fermi nei magazzini dei soggetti coinvolti, creando una situazione in cui la merce continuava a circolare senza mai arrivare realmente sul mercato. Questa tecnica ha reso possibile l’esportazione dei prodotti a prezzi vantaggiosi, evitando l’applicazione dell’IVA e consentendo al gruppo di creare crediti d’imposta fittizi.
Procedure di accertamento e interessi coinvolti
Il sistema messo in atto dall’organizzazione non solo ha causato un’elusione totale delle gravi responsabilità fiscali, ma ha anche generato un danno economico rilevante per l’erario italiano. Le società coinvolte, dopo l’acquisto sottocosto, esportavano gli AirPods all’estero senza l’aggiunta dell’IVA, creando ulteriori vantaggi fiscali attraverso la compensazione con crediti d’imposta. Questi meccanismi hanno permesso loro di richiedere rimborsi all’Agenzia delle Entrate, aggravando ulteriormente la situazione di defraudazione.
Conseguenze legali e provvedimenti giudiziari
La fase iniziale dell’indagine ha portato a quattro ordinanze di custodia cautelare, due delle quali hanno visto i principali responsabili arrestati in carcere, mentre gli altri hanno ricevuto misure di detenzione domiciliare. Gli indagati sono stati accusati di associazione a delinquere e di violazioni fiscali sostenute dalle leggi italiane. Recentemente, il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina ha accolto la richiesta di sequestro preventiva. Sono stati sequestrati beni per un valore complessivo di 29,3 milioni di euro, mantenendo i responsabili agli arresti domiciliari. Gli indagati hanno base operativa in località come Reggio Emilia e Cava dei Tirreni, punti strategici per le operazioni delle società coinvolte nel complesso sistema di frodi. La svolta di questo caso segna un importante passo avanti nella lotta contro le evasioni fiscali e la criminalità economica in Italia.