Dopo il recente intervento a Venezia, un altro stabilimento balneare di Ostia è finito nel mirino delle forze dell’ordine. Questa mattina la Guardia di Finanza e la Polizia Locale hanno messo sotto sequestro il Capanno. Il provvedimento si basa su un decreto di sequestro preventivo emesso dal gip di Roma, a causa di opere abusive realizzate oltre i limiti della concessione demaniale. L’azione segna una nuova fase di controlli serrati lungo il litorale romano.
Sequestro preventivo per abusi edilizi al capanno, cosa è successo
La mattinata di oggi ha visto l’arrivo simultaneo della Guardia di Finanza e della Polizia Locale presso lo stabilimento balneare il Capanno, situato nel cuore di Ostia. Le forze dell’ordine hanno notificato e immediatamente eseguito un decreto di sequestro preventivo firmato dal Gip di Roma. Il motivo è chiaro: nella struttura sono state realizzate delle opere edilizie senza autorizzazione, superando quanto previsto nella concessione demaniale.
Le irregolarità non sono una novità recente. Già a maggio scorso, dopo una serie di controlli congiunti tra Guardia di Finanza e Polizia Locale, erano emerse queste anomalie. Quel primo intervento aveva acceso i riflettori sul Capanno, ma solo oggi è scattata la misura più drastica, ossia il sequestro dell’intera area. Nei mesi precedenti, l’acquisizione degli elementi probatori ha permesso di accertare la natura e l’entità degli abusi.
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I precedenti di venezia e il contrasto ai lavori abusivi sugli stabilimenti di ostia
Non è il primo caso sul litorale romano a coinvolgere la Guardia di Finanza. Solo una settimana fa le Fiamme Gialle avevano sequestrato il Venezia, uno degli stabilimenti balneari più conosciuti di Ostia, per motivi analoghi. Anche lì erano stati rilevati abusi edilizi, con opere costruite al di fuori dei limiti concessi. Questo episodio ha rappresentato un punto di svolta nella campagna di controllo delle strutture demaniali.
Il modus operandi delle autorità è ormai delineato: verificare minuziosamente ogni concessione, controllare che le realizzazioni rispettino i titoli autorizzativi, interrompere e sequestrare i lavori abusivi. In entrambi i casi, Venezia e Capanno, i titolari hanno scelto la strada della messa in regola degli abusi riscontrati. Questo implica presentare pratiche per sanare gli illeciti e cercare di riavviare l’attività rispettando le norme.
Come si sviluppano le indagini e quali sono i prossimi passi
Le indagini sulla vicenda del Capanno sono partite da accertamenti sul campo e sopralluoghi organizzati da Guardia di Finanza e Polizia Locale. Si sono concentrati sulle strutture aggiuntive costruite senza permesso, sulle modifiche non autorizzate o sulle superfici utilizzate oltre i limiti della concessione demaniale. Gli ispettori hanno raccolto documenti, fotografie e testimonianze, creando un quadro che ha convinto il Gip a firmare il decreto di sequestro.
Ora la struttura è sotto custodia giudiziaria e ogni intervento è sospeso. L’obiettivo delle autorità è tutelare l’area demaniale e fermare eventuali modifiche abusive che possono compromettere il territorio. L’iter prevede che i titolari cerchino di regolarizzare le irregolarità emerse, presentando la documentazione necessaria per sanare gli interventi e adeguare la struttura alle normative vigenti. Solo allora potrà essere valutata una possibile revoca del sequestro.
Il contrasto a queste pratiche si inserisce in un contesto più ampio di tutela del litorale romano, dove il rischio di costruzioni abusive è costante. La collaborazione tra forze dell’ordine e istituzioni locali continuerà nei prossimi mesi per monitorare altre realtà simili, con l’obiettivo di salvaguardare il paesaggio e le norme urbanistiche. Gli stabilimenti che lavorano nel rispetto delle regole sono la base per uno sviluppo sostenibile in questa zona.