Scoperta maxi truffa a Roma: nove tunisini denunciati per ricezione indebita di bonus statali

Scoperta maxi truffa a Roma: nove tunisini denunciati per ricezione indebita di bonus statali

La polizia di frontiera indaga su nove tunisini accusati di frode per ottenere bonus statali, falsificando documenti e attestando residenze inesistenti in Italia, con un danno superiore ai 300 mila euro.
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Scoperta maxi truffa a Roma: nove tunisini denunciati per ricezione indebita di bonus statali - Gaeta.it

La polizia di frontiera ha avviato un’inchiesta su nove tunisini accusati di aver ingannato le autorità italiane per ricevere bonus statali, spacciandosi per residenti e sostenendo di avere figli minorenni iscritti a scuola nel nostro Paese. Le indagini hanno rilevato che, a fronte di documentazione falsificata, questi individui vivevano in Tunisia, approfittando di un sistema di autocertificazione poco controllato. Con un’operazione che coinvolge il porto di Civitavecchia, le forze dell’ordine hanno scoperto una frode che ha già superato i 300 mila euro.

Le modalità della truffa

Secondo le indagini, i tunisini avrebbero ottenuto bonus statali, quali sostegni per famiglie e aiuti scolastici, attraverso una semplice autocertificazione che, in passato, ha mostrato di avere falle nei controlli. Il sovrintendente Luciano Diamario ha iniziato a scrutare i nuclei familiari di alcuni tunisini, scoprendo rapidamente la verità dietro la loro apparente residenza a Roma e in altre città italiane. Non riuscendo infatti a comunicare in italiano, questi individui hanno destato sospetti.

Le indagini, condotte sotto la supervisione della Procura di Civitavecchia e guidate da Giorgia Iafrate, hanno messo in luce un meccanismo complesso di falsificazione, in cui i minori, formalmente registrati come frequentanti le scuole italiane, non avevano mai messo piede in istituti scolastici del Paese. I genitori tornavano in Italia solo per brevi periodi, in modo da attestare la loro residenza e ottenere quanto dovuto da un sistema giudicato finora vulnerabile.

Una rete di complici?

Con l’avanzamento delle indagini, la polizia sta ora cercando di identificare eventuali complici che potrebbero aver agevolato questo sistema fraudolento. Si sospetta che alcune persone in Italia abbiano collaborato, gestendo le domande per i bonus e creando documenti falsificati per supportare queste richieste. La presenza di posti di lavoro fittizi, in alcuni casi, ha conferito ulteriore credibilità alla situazione, complicando il quadro dell’inchiesta.

I tunisini coinvolti non erano del tutto estranei al mercato del lavoro italiano, in quanto avevano stipendi formalmente registrati come operai, muratori o altro. Tuttavia, in alcuni casi, sono emerse irregolarità nel mantenimento delle posizioni lavorative, facendo dubitare della loro reale attività professionale.

Conseguenze e misure adottate

Di fronte all’evidente frodi, la polizia ha avviato procedure per il recupero delle somme indebitamente percepite. Questi importi riguardano varie tipologie di bonus statali, inclusi sussidi per famiglie e i già citati aiuti scolastici. Le trattenute sui salari dei tunisini potrebbero diventare una prassi per rimediare ai danni causati alle casse pubbliche.

In aggiunta, è stata attivata la procedura per la revoca dei permessi di soggiorno per motivi di lavoro, che potrebbe portare a conseguenze legali più gravi per questi individui. Le iscrizioni dei minoreni, che non avevano mai frequentato le scuole italiane, sono state annullate, mentre la situazione continua a evolversi con potenziali ulteriori sviluppi nelle indagini.

Con il proseguimento degli accertamenti, si prevede che nuove informazioni possano emergere, ampliando l’orizzonte della frode e rivelando ulteriori complicazioni legate al sistema di sostegno economico nel nostro Paese.

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