Un altro episodio di violenza scuote la periferia ovest di Tripoli, la capitale libica. Oggi almeno dodici persone hanno perso la vita e ci sono diversi feriti, dopo che sono scoppiati scontri armati. Al centro della vicenda c’è il tentativo di uccidere Muammar al-Dawi, comandante della 55ª brigata, un gruppo armato molto influente proprio in quella zona. La situazione conferma quanto sia fragile la sicurezza nella Libia occidentale, dove le fazioni militari si affrontano senza sosta per il controllo del territorio.
Tentato omicidio di Al-dawi fa esplodere la violenza a Tripoli Ovest
Gli scontri sono scoppiati subito dopo il tentativo di assassinare Muammar al-Dawi, attribuito a un gruppo armato ancora non identificato. La 55ª brigata, guidata da al-Dawi, opera principalmente nella periferia ovest di Tripoli e ad Az Zawiyat, a circa quaranta chilometri dalla capitale. Nonostante l’attacco, al-Dawi è rimasto illeso, come confermato da fonti locali e dal canale Al Hadath.
La 55ª brigata è una presenza fissa nel panorama militare di Tripoli, e il suo comandante gioca un ruolo chiave nel controllo della zona. L’attacco ha poi scatenato violenti scontri fra le forze in campo, con almeno dodici morti e diversi feriti. Finora nessuno ha rivendicato l’azione, alimentando l’incertezza e la tensione attorno a quanto successo.
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Chi sono Muammar Al-dawi e la 55ª brigata nella crisi di Tripoli
Muammar al-Dawi è un pezzo grosso della 55ª brigata, una milizia con un’influenza consolidata in Libia occidentale. Il suo controllo si estende dalla periferia ovest di Tripoli fino ad Az Zawiyat, punti strategici per gestire il traffico militare e logistico della capitale.
La brigata è fedele al Governo di Unità Nazionale, riconosciuto a livello internazionale come l’autorità legittima del paese. Proprio questo legame rende l’attacco a al-Dawi un segnale delle crescenti tensioni tra le varie milizie che si contendono il potere in un paese ancora instabile da anni.
Negli ultimi mesi, da fine luglio in poi, altri leader militari importanti sono stati coinvolti in scontri. Tra questi Ramzi al-Lafaa, capo di un gruppo armato occidentale, ucciso a Tripoli. Al Hadath ha accusato al-Dawi di essere responsabile della sua morte, un’accusa che ha fatto salire la tensione e ha innescato vendette tra fazioni rivali.
Tripoli, una città ancora nel caos: la sicurezza resta un miraggio
La capitale libica continua a essere teatro di scontri frequenti tra milizie e gruppi armati, soprattutto nella periferia ovest, tra le più colpite. L’attacco di oggi, con almeno dodici vittime, mostra quanto la regione sia vulnerabile di fronte a questi episodi di violenza.
Tripoli, che dovrebbe essere il fulcro del processo di stabilizzazione del paese, è invece un luogo dove la violenza non si ferma mai. Le continue esplosioni di conflitti, come l’attacco con missili anticarro alla sede della missione Onu, dimostrano quanto sia delicata la situazione.
In questo clima, il fatto che nessuno rivendichi gli attacchi complica ancora di più la comprensione di chi controlli davvero il territorio e chi agisca nell’ombra. Le milizie continuano a combattersi, bloccando ogni tentativo di stabilire un controllo unico sulla città e rallentando il cammino verso una soluzione politica.
Faide interne e stallo politico: la guerra silenziosa a Tripoli
Tripoli e dintorni sono il palcoscenico di una guerra non ufficiale tra gruppi armati legati a diverse fazioni politiche e militari. La morte di Ramzi al-Lafaa e le accuse contro Muammar al-Dawi segnano un punto di alta tensione tra questi gruppi rivali.
Questa guerriglia frena la nascita di un potere centralizzato e rallenta le trattative guidate dalle Nazioni Unite. Le richieste di cessate il fuoco restano per lo più ignorate sul campo.
I leader militari restano fermi sulle loro posizioni, con scontri che si ripetono e un numero crescente di vittime, sia civili sia combattenti. Nel più ampio conflitto libico, questi episodi rappresentano un passo indietro per la pace e una nuova spinta verso l’instabilità .
Muammar al-Dawi e la sua 55ª brigata sono tra i protagonisti principali di questa fase, al centro della battaglia per il controllo della Libia occidentale e di Tripoli, una città che resta un crocevia di interessi locali e internazionali.