La Legge di Bilancio 2025, appena presentata, ha sollevato forti polemiche tra i professionisti della sanità, che si sentono delusi e trascurati. In risposta alle scarse risorse e alle promesse mancate, i sindacati dei medici hanno indetto uno sciopero nazionale di 24 ore, che coincide con una manifestazione prevista per il 20 novembre contro le aggressioni agli operatori sanitari. Le organizzazioni sindacali Anaao Assomed, Cimo-Fesmed e Nursing Up hanno espresso in una nota il loro profondo dissenso per una manovra che non risponde alle esigenze del settore. Gli effetti di questo sciopero potrebbero avere ripercussioni importanti sul Servizio Sanitario Nazionale e sulla sua capacità di operare efficacemente.
Critiche alla manovra di bilancio
Le affermazioni dei rappresentanti sindacali riguardo alla Legge di Bilancio 2025 rivelano una visione negativa delle scelte compiute dal Ministero dell’Economia. Nonostante le attese, le misure proposte non solo non soddisfano le aspettative di incremento del finanziamento nel settore sanitario, ma addirittura prospettano un decremento rispetto a quanto precedentemente comunicato. Pierino Di Silverio, segretario di Anaao Assomed, insieme a Guido Quici e Antonio De Palma, presidenti rispettivamente di Cimo-Fesmed e Nursing Up, ha sottolineato la confusione generata da tali comunicazioni e l’impatto diretto che queste hanno sulla fiducia dei professionisti e dei cittadini nei confronti del sistema pubblico.
Particolarmente contestato è l’aumento previsto per le indennità specifiche: solo 17 euro netti per i medici e 14 euro netti per i dirigenti per il 2025, con previsioni ben più generose per il 2026, ma a scapito dei dirigenti. Per gli infermieri, l’aumento si attesta a circa 7 euro nel 2025 e 80 euro nel 2026, mostrando un maggiore scollamento tra quanto promesso e quanto realmente erogato. I sindacati sostengono che questi aumenti rappresentano “briciole” rispetto a quanto sarebbe necessario per ridare dignità e valore al lavoro svolto dal personale sanitario.
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Un servizio sanitario nazionale in affanno
Il disavanzo nel finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale è evidente e i sindacati denunciano con forza la mancanza di risorse sufficienti per garantire un adeguato livello di assistenza. Con un aumento di 1,3 miliardi nel fabbisogno per il 2025, che risulta di gran lunga inferiore ai 3,7 miliardi inizialmente previsti, il rischio di un’ulteriore erosione delle capacità operative delle strutture sanitarie è concreto. Questo non sopperisce al bisogno di personale, attualmente in carenza, né migliora le condizioni di lavoro, sempre più critiche per i professionisti del settore.
Un ulteriore aspetto messo in evidenza dai rappresentanti sindacali è la mancanza di un piano concreto per le assunzioni di nuovo personale e per lo sblocco delle spese nel settore, atti necessari a far fronte a un’emergenza che è divenuta insostenibile. L’assenza di misure chiare sta contribuendo all’abbandono quotidiano degli ospedali pubblici da parte degli operatori, le cui condizioni di lavoro si fanno sempre più precarie.
La difesa della sanità pubblica
Con la previsione di un aumento del finanziamento verso la sanità privata, i sindacati esprimono l’urgenza di mobilitare l’opinione pubblica per difendere la sanità pubblica e il modello di welfare. Le liste d’attesa continuano ad allungarsi e le aggressioni verso il personale sanitario sembrano non avere fine. I professionisti della sanità si sentono abbandonati e l’unica risposta da parte delle istituzioni è quella di continui rinvii e misure che non affrontano in modo risolutivo le problematiche attuali.
Di Silverio, Quici e De Palma insistono che non ci si può rassegnare alla privatizzazione della sanità, destino che secondo loro comporterebbe una grave minaccia per la salute collettiva. Lo sciopero del 20 novembre si configura, quindi, non solo come una protesta contro le condizioni di lavoro, ma anche come un appello urgente a ripristinare l’attenzione e il sostegno necessario al Servizio Sanitario Nazionale, patrimonio fondamentale del paese.