Sciopero generale venerdì per fermare tagli a welfare e salari e chiedere stop alle guerre in ucraina e medio oriente

Sciopero generale venerdì per fermare tagli a welfare e salari e chiedere stop alle guerre in ucraina e medio oriente

sciopero generale promosso da cub, usb e sgb contro tagli al welfare e salari stagnanti, con disagi nei trasporti; protesta anche contro la guerra in ucraina e medio oriente, manifestazione a milano con appello a giuseppe sala
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Venerdì si terrà uno sciopero generale promosso da Cub, Usb e Sgb contro i tagli al welfare, la stagnazione dei salari e le politiche militari italiane, con forti disagi previsti nei trasporti e una grande manifestazione a Milano. - Gaeta.it

Venerdì prossimo è previsto uno sciopero generale che coinvolge lavoratori del settore pubblico e privato, promosso da Cub, Usb e Sgb. L’iniziativa punta a contrastare i tagli al welfare e la stagnazione dei salari, richiedendo al governo un impegno concreto per fermare i conflitti in Ucraina e Medio Oriente. Si prevede un impatto significativo su trasporti aerei, ferroviari e locali.

Convocazione e modalità dello sciopero: disagi attesi nei trasporti e nel lavoro pubblico e privato

Lo sciopero generale di venerdì interessa lavoratori del pubblico e privato, con adesioni importanti dai sindacati di base Cub, Usb e Sgb. Il blocco delle attività si propone di manifestare contro le politiche di riduzione delle risorse destinate al welfare pubblico e l’assenza di aumenti salariali negli ultimi anni. Tra i settori più colpiti ci saranno i trasporti. Ita, ad esempio, ha preannunciato la cancellazione di 32 voli nazionali e internazionali.

Si attendono anche rallentamenti e interruzioni nel trasporto ferroviario e locale, fattore che potrebbe causare difficoltà per pendolari e viaggiatori. Il settore pubblico, elemento centrale della protesta, vedrà una partecipazione ampia per sostenere le richieste comuni. La mobilitazione assume così un livello nazionale e multidimensionale, coinvolgendo varie categorie di lavoratori.

Tema della protesta: salari congelati, welfare sotto pressione e opposizione alla guerra

I sindacati promotori denunciano in primo luogo la stagnazione dei salari e i tagli continui ai servizi sociali. In particolare, sottolineano come l’economia sia sempre più orientata verso spese militari, senza considerare i bisogni reali dei lavoratori e delle famiglie. Aggiungono che, nell’attuale contesto geopolitico segnato da guerre in Ucraina, Gaza e tensioni in Iran, l’Europa e il nostro paese pagano un prezzo alto sia sul piano economico che sociale.

L’opposizione si estende anche alla politica estera e militare del governo italiano. Una delle richieste centrali è la sospensione della collaborazione militare e di intelligence con Israele. Il motivo è legato al rinnovo prossimo dell’accordo militare bilaterale, che comprende anche la presenza dell’azienda Leonardo, coinvolta nella produzione e collaudo di F35 usati, secondo i sindacati, nei bombardamenti contro civili palestinesi.

Manifestazione a milano e inviti al sindaco sala a prendere posizione

La protesta e il suo lancio si sono svolti in piazza della Scala a Milano, luogo scelto per la forte valenza simbolica e politica. I sindacati chiedono un incontro con il sindaco e presidente della Fondazione Scala, Giuseppe Sala, al termine della grande manifestazione che si svolgerà il 20 giugno davanti al teatro.

I lavoratori del teatro hanno espresso la necessità che il primo cittadino milanese si pronunci pubblicamente sulla recente vicenda del licenziamento di una maschera accusata di aver gridato “Palestina libera” durante uno spettacolo. Quel gesto, secondo molti, mette in discussione i rapporti istituzionali, economici e culturali di Milano con Tel Aviv, città gemellata con la metropoli lombarda. I lavoratori invitano Sala a sospendere quei rapporti in segno di solidarietà e coerenza con la causa palestinese.

Impatto sociale e politico della mobilitazione sui cittadini e sulla città di milano

La convocazione dello sciopero è un segnale chiaro della tensione sociale che attraversa Milano e altre città italiane, dove lavoratori chiedono risposte concrete su salari, servizi e questioni internazionali. La città, punto di raccordo tra politica, economia e cultura, si trova ora al centro di un confronto acceso.

La manifestazione del 20 giugno punta a coinvolgere un ampio spettro di lavoratori e cittadini, invitandoli a riflettere non solo sulle condizioni interne ma anche sugli effetti delle scelte di politica estera sul benessere quotidiano. Nelle prossime settimane saranno decisivi gli sviluppi delle trattative tra sindacati e governo, ma il clima appare carico di attese e segnali di mobilitazione diffusa.

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