Il Consiglio dei Ministri ha deliberato lo scioglimento del Consiglio comunale di Marano di Napoli a causa di infiltrazioni della criminalità organizzata che hanno compromesso la regolarità e l’imparzialità dell’amministrazione locale. Il provvedimento, su proposta del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, prevede la nomina di una commissione straordinaria che gestirà il Comune per un periodo di diciotto mesi.
Decisione del consiglio dei ministri e fondamento giuridico per lo scioglimento
Il Consiglio dei Ministri ha scelto di applicare l’articolo 143 del Testo Unico degli Enti Locali per sciogliere il Consiglio comunale di Marano di Napoli. Questa misura arriva dopo approfondite indagini che hanno confermato la presenza di ingerenze da parte della criminalità organizzata all’interno dell’amministrazione locale. Il provvedimento è motivato dal rischio di compromissione della libera determinazione degli organi elettivi e della loro imparzialità. La decisione è stata presa in linea con le norme che tutelano la trasparenza e il buon funzionamento delle istituzioni locali contro le infiltrazioni mafiose.
L’adozione dello scioglimento non è un evento isolato. Marano di Napoli ha già conosciuto in passato analoghi provvedimenti, essendo questo il quinto scioglimento nella sua storia recente legato a problematiche di criminalità organizzata dentro le istituzioni amministrative. Ciò sottolinea la diffusione e la profondità del problema nel territorio. Il Consiglio dei Ministri ha agito per interrompere un ciclo di influenze illecite e garantire condizioni amministrative più stabili.
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Le indagini delle forze dell’ordine e della magistratura hanno messo in luce come la criminalità organizzata avesse intessuto legami stretti con alcuni esponenti dell’amministrazione comunale di Marano. Tali interferenze hanno minato la trasparenza e la libertà di scelta nell’esercizio delle funzioni pubbliche. La criminalità organizzata, secondo quanto emerso, avrebbe condizionato processi decisionali e ostacolato l’imparzialità degli atti amministrativi.
La presenza dei clan rappresenta una minaccia per la governance democratica: condizioni di questo tipo impediscono alle istituzioni di operare secondo le norme dello Stato di diritto e limitano l’azione corretta negli interessi della comunità locale. A Marano di Napoli, questa situazione ha determinato un contesto di sospetto e sfiducia, fatto che ha spinto il governo nazionale a intervenire con misure drastiche.
Le infiltrazioni non sono fenomeni isolati ma riflettono un problema più ampio e radicato nel territorio campano. La decisione dello scioglimento intende mettere un freno a queste dinamiche, offrire un segnale forte e garantire che nelle scelte pubbliche non siano più presenti interferenze illegali.
Ruolo e compiti della commissione straordinaria durante il commissariamento
Dopo lo scioglimento, sarà la Prefettura di Napoli a nominare una commissione straordinaria incaricata di gestire l’ente comunale di Marano per diciotto mesi, cioè per tutto il periodo che precede le prossime elezioni. La commissione avrà il compito di assicurare la regolarità amministrativa e di rimuovere ogni possibile residuo di condizionamenti esterni di natura criminale.
La nomina di una commissione è prevista dalle leggi italiane come misura temporanea per mantenere l’ordine e la trasparenza nell’amministrazione locale quando le forme elettive si dimostrano compromesse. La commissione straordinaria gestirà tutte le funzioni del Comune, prendendo decisioni operative senza pressioni esterne.
Durante questo periodo, l’organo commissariale sarà responsabile di impedire nuove infiltrazioni e garantirà la continuità dei servizi essenziali per la popolazione locale. Questa fase di controllo si concluderà con nuove elezioni, che dovranno restituire al Comune un consiglio comunale eletto in un contesto libero da condizionamenti illeciti.
L’intervento sul Comune di Marano si inserisce in una strategia più ampia dello Stato per contrastare la criminalità organizzata nelle aree del sud Italia, dove la penetrazione mafiosa rappresenta un ostacolo a una gestione trasparente e autonoma degli enti territoriali.