Sanità pubblica e maternità in Italia: il peso sulle infermiere e le difficoltà di conciliazione lavoro-famiglia

Sanità pubblica e maternità in Italia: il peso sulle infermiere e le difficoltà di conciliazione lavoro-famiglia

La sanità pubblica italiana è dominata da infermiere donne che affrontano difficoltà nel conciliare lavoro e maternità, con alti tassi di abbandono, stress, aggressioni e richieste di maggiori tutele da COINA.
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L'articolo evidenzia le difficoltà delle infermiere madri nella sanità pubblica italiana, tra turni rigidi, stress, aggressioni e mancanza di tutele per la maternità, e propone interventi per migliorare conciliazione, supporto e condizioni lavorative. - Gaeta.it

La sanità pubblica italiana conta una forza lavoro composta per oltre il 75% da infermiere donne. Questo dato riflette un settore a netta prevalenza femminile, che però si scontra con una realtà complessa: il bilanciamento tra gli impegni lavorativi in corsia e la genitorialità presenta ostacoli significativi. Marco Ceccarelli, segretario nazionale del COINA, ha richiamato l’attenzione sull’emergenza rappresentata da migliaia di professioniste costrette a interrompere la carriera o addirittura a lasciare il lavoro a causa della mancanza di tutele adeguate per la maternità.

La difficile conciliazione tra turni ospedalieri e genitorialità

Il lavoro delle infermiere nella sanità pubblica è caratterizzato da turni rigidi e spesso imprevedibili. Report del sindacato COINA evidenziano come la quasi totale assenza di part-time mattutini renda complicata l’organizzazione della vita familiare. Le infermiere madri si trovano frequentemente senza supporti specifici per il rientro dalla maternità, costrette a gestire tempi di lavoro incompatibili con le esigenze dei figli. Questo quadro contribuisce a un crescente abbandono del settore: secondo i dati Istat del 2022, il 20% delle donne impiegate in ambito sanitario ha lasciato il lavoro dopo il primo figlio.

Dimissioni volontarie e migrazioni verso altri settori

Le dimissioni volontarie nel settore pubblico sono significative. Nei primi nove mesi del 2024 oltre 20mila operatori sanitari hanno deciso di non continuare il servizio, con almeno la metà delle rinunce firmate da donne. La difficoltà di conciliare i ritmi professionali con la maternità spinge molte infermiere verso altre realtà lavorative, come RSA o servizi a bassa intensità assistenziale, che permettono una maggiore stabilità e flessibilità.

Stress e burnout nelle infermiere madri: un carico invisibile difficile da sostenere

I problemi legati alla gestione del lavoro e della famiglia si riflettono sulla salute psicofisica delle infermiere italiane. Studi europei aggiornati, raccolti all’interno del report COINA, mostrano che più dell’80% di loro soffre di esaurimento emotivo. Le madri nel ruolo infermieristico sono le più vulnerabili a questo disagio, soffocate da un “carico invisibile” che si somma al lavoro in corsia la cura dei figli, dei partner e spesso degli anziani in famiglia, senza alcun supporto istituzionale che possa attenuare queste responsabilità.

Burn out e sovraccarico lavorativo

Il sovraccarico contribuisce al burn out, una condizione che limita la capacità operativa e compromette gli equilibri personali. Questo fenomeno riguarda soprattutto chi deve affrontare turni pesanti e non trova alternative flessibili o misure di sollievo durante o dopo la maternità. I dati testimoniano come la mancanza di risorse e tutele aggiungano ulteriore pressione a chi già è esposta a uno stress elevato nella gestione quotidiana.

Sicurezza e aggressioni: un rischio che colpisce prevalentemente il personale femminile

I rischi a cui si espone il personale sanitario in Italia non si limitano al carico lavorativo o al logorio psicologico. Secondo dati INAIL e dell’Osservatorio Nazionale sulla Sicurezza delle Professioni Sanitarie, il 72% degli episodi di aggressioni fisiche o verbali riguarda operatrici donne. Gli attacchi aumentano soprattutto nei pronto soccorso e nei reparti di medicina interna, settori in cui la pressione sugli operatori è più intensa e le situazioni di emergenza frequenti.

Ulteriore elemento di stress per le infermiere

Questa realtà pone le infermiere di fronte a un ulteriore elemento di stress e insicurezza, che si aggiunge a condizioni già difficili legate ai turni e alla mancanza di supporti familiari. Le aggressioni incidono anche sull’attrattività del lavoro e contribuiscono alla fuga dal settore pubblico di tante professioniste.

Impatto della precarietà e degli stipendi bloccati sulla scelta di diventare madri

Negli ultimi anni l’Italia ha registrato uno tra i tassi di natalità più bassi in Europa. Un elemento che si lega anche a fattori economici e lavorativi. La precarietà del contratto, i salari congelati da tempo e le condizioni di lavoro instabili scoraggiano molte donne dal mettere su famiglia. Un sondaggio COINA realizzato nel 2024 su 4.800 giovani lavoratrici sanitarie in 9 regioni mostra che il 63% rinvia o rinuncia alla maternità per motivi legati all’occupazione.

Questa tendenza pesa non solo sulle donne e sulle loro famiglie, ma influisce anche sul futuro del sistema sanitario, che perde potenziali lavoratrici proprio quando avrebbe bisogno di consolidare la propria forza lavoro. L’assenza di incentivi o di strumenti per proteggere la maternità nel settore pubblico alimenta un circolo vizioso, che pesa sulle scelte personali e sulle responsabilità professionali.

Proposte e rivendicazioni per una sanità pubblica più accessibile alle madri infermiere

Per risolvere questa situazione, il Coordinamento Nazionale degli Infermieri Avanzati ha avanzato una proposta articolata su più punti, definita “patto per la sanità pubblica a misura di donna”. Tra le indicazioni principali figurano criteri chiari per l’assegnazione del part-time, che dia priorità alle madri, e l’introduzione di piattaforme digitali che permettano l’autogestione volontaria dei turni.

Strumenti di supporto e miglioramento delle condizioni lavorative

Sono previsti anche sportelli aziendali di supporto psicologico e legale per conciliare lavoro e famiglia, nonché la creazione di asili nido ospedalieri e convenzioni per agevolare i servizi familiari. Inoltre si ipotizza l’inserimento di indicatori specifici di benessere nella valutazione delle aziende sanitarie, accanto a piani di rientro personalizzati e graduali dopo la maternità.

Il sindacato COINA ha rivolto un appello alle istituzioni per aprire un tavolo nazionale che elabori una legge quadro sulla conciliazione tra lavoro e vita personale, con attenzione particolare al personale femminile. Marco Ceccarelli ha sottolineato che si tratta di un tema urgente, da affrontare per evitare che migliaia di professioniste abbandonino il sistema sanitario pubblico a causa di condizioni non più sostenibili.

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