Sanità nelle Marche, la Cisl mette in luce carenze su prevenzione, personale e tempi di attesa nel 2025

Sanità nelle Marche, la Cisl mette in luce carenze su prevenzione, personale e tempi di attesa nel 2025

Le Marche mantengono buoni livelli nei servizi sanitari essenziali ma affrontano criticità in prevenzione, carenza di personale medico e sovradimensionamento ospedaliero, con necessità di riorganizzazione territoriale e sostegno alle categorie fragili.
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Le Marche mostrano buoni livelli nei servizi sanitari essenziali, ma affrontano criticità in prevenzione, carenza di personale e organizzazione territoriale, con necessità di riforme per migliorare efficienza e assistenza alle fasce fragili. - Gaeta.it

Le Marche confermano un buon livello nei servizi sanitari essenziali, ma permangono questioni importanti legate a prevenzione, organizzazione territoriale e carenza di personale. Il segretario generale della Cisl Marche, Marco Ferracuti, ha delineato in dettaglio i nodi ancora aperti, partendo dai dati recenti del Ministero della Salute. Il quadro racchiude punti di forza e criticità, mostrando un sistema sotto pressione e con margini da migliorare, specie sul fronte delle risorse dedicate e della gestione degli accessi.

Situazione attuale dei servizi sanitari nelle Marche e riconoscimenti nazionali

Secondo il rapporto ministeriale di febbraio 2025, le Marche ottengono valutazioni positive sotto il profilo della capacità di garantire i livelli essenziali di assistenza . La regione si piazza tra le prime cinque in Italia per appropriatezza nelle cure e per il bilancio economico della sanità. Questo risultato si traduce, sul piano concreto, in un finanziamento aggiuntivo al Fondo Sanitario regionale. Si tratta di un riconoscimento che sottolinea, almeno in parte, la funzionalità della rete esistente e il rispetto di alcuni parametri chiave nel sistema sanitario locale.

Tuttavia, il successo su questi fronti non cancella questioni irrisolte che pesano sull’efficacia complessiva del sistema. Una fotografia bilanciata indica che, pur raggiungendo tali standard, la sanità marchigiana soffre su altri aspetti fondamentali, che rischiano di compromettere la qualità percepita e reale delle prestazioni, soprattutto in relazione a prevenzione e gestione delle risorse umane.

Investimenti insufficienti sulla prevenzione e sovradimensionamento ospedaliero

La prevenzione sanitaria nelle Marche riceve meno del 5% del Fondo Sanitario regionale, una quota che si traduce in un gap di quasi 40 milioni rispetto agli standard nazionali. Questa discrepanza emerge dalla denuncia del segretario generale della Cisl, che segnala come l’attenzione a interventi preventivi risulti ancora marginale. Le risorse risparmiate dovrebbero essere individuate attraverso una razionalizzazione della rete ospedaliera.

Oggi la regione conta 13 ospedali con Dea di primo livello, più del massimo previsto dal decreto ministeriale 70/2015, che fissa il limite massimo a 10. Il trend è in crescita, con il possibile inserimento del nuovo nosocomio Inrca che porterà il numero a 14. Questo sovradimensionamento produce una dispersione delle risorse, con un impatto diretto sulla possibilità di rafforzare servizi alla comunità e attività di prevenzione. Ridimensionare il numero di ospedali e riequilibrare la rete può liberare fondi e migliorare l’equilibrio complessivo della sanità.

Difficoltà nella distribuzione e carenza del personale medico di base

Uno dei problemi più evidenti riguarda il medico di base. Nelle Marche manca personale sufficiente, e quello disponibile è male distribuito sul territorio regionale. La situazione si complica per le incombenze burocratiche che sottraggono tempo alle cure effettive. Questo meccanismo produce effetti tangibili: si verificano prescrizioni non sempre appropriate, che congestionano il sistema a cascata, a partire dai servizi specialistici e dai pronto soccorso.

La Cisl sollecita quindi un maggiore investimento sulle Case di Comunità e sugli Ospedali di Comunità. Queste strutture devono diventare un efficace filtro per gli accessi chirurgici e non urgenti al pronto soccorso. Al momento codici bianchi e verdi rappresentano tra il 60 e il 70% delle richieste al pronto soccorso, numeri che evidenziano un uso improprio della struttura. Una riorganizzazione territoriale, con potenziamento delle presenze mediche e dei servizi locali, potrebbe ridurre sovraccarichi e migliorare tempi e qualità degli interventi.

Mobilità passiva e problema del personale sanitario nelle strutture marchigiane

La mobilità passiva è un altro tema delicato. Molti cittadini ricorrono a servizi fuori regione, in larga misura per una percezione negativa dell’offerta casalinga. Questa scelta genera costi extra per il sistema regionale. Alla base c’è, spesso, durata delle liste d’attesa e carenza di figure professionali specifiche. In tutto, nelle Marche mancano 3mila operatori sanitari rispetto alla domanda.

Il segretario Cisl mette in discussione i limiti di spesa imposti alla sanità regionale dal 2011. Quel tetto impedisce alle strutture di assumere personale con contratti diretti e costringe a rivolgersi a professionisti esterni. Il costo di questa scelta è superiore e pesa economicamente sulla gestione complessiva. Cancellare questi vincoli finanziari è considerato indispensabile per consolidare la rete e garantire servizi più stabili e capillari.

Assistenza a categorie fragili e pressione sulle risorse sociali

Ultima questione segnalata riguarda l’assistenza a persone anziane non autosufficienti, disabili e soggetti con disturbi mentali. Queste fasce di popolazione richiedono un impegno sia sanitario che sociale che, al momento, presenta molte lacune. Diverse persone si trovano infatti in difficoltà economica e faticano a sostenere quella che viene chiamata “quota sociale”, ovvero la parte di spesa relativa ai servizi di supporto.

La Cisl invita la nuova giunta regionale a intervenire per dare risposte concrete. È necessario fornire sostegno mirato e stabile a chi vive situazioni complesse, migliorando l’accesso e l’efficacia degli aiuti. Questo aspetto, connesso alla rete sanitaria e sociale, rappresenta una sfida che il governo locale dovrà affrontare per evitare che fragilità crescenti si traducano in emarginazione e costi impropri per il sistema pubblico.

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