Il dramma dell’esodo giuliano dalmata ha segnato profondamente la storia di migliaia di italiani costretti ad abbandonare le loro terre natali. A Fertilia, un angolo della Sardegna che ha accolto queste famiglie, si celebra ora un significato viaggio di ritorno alle radici attraverso il documentario “Rotta 230° – Ritorno alla terra dei padri“. Il film racconta la storia di chi ha dovuto ricostruire la propria vita e quella della comunità, un racconto che prende avvio da un’esperienza personale: quella di Giulio Marongiu, che a otto anni fu costretto a lasciare Pola.
La storia di Giulio Marongiu e l’esodo giuliano dalmata
Giulio Marongiu, oggi ottantaseienne, ricorda con nostalgia il suo arrivo a Fertilia, avvenuto nel 1948 dopo un lungo viaggio. Egli e le sue famiglie, sfuggite a un destino incerto, hanno portato con sé solo valigie di cartone e una grande speranza. L’abbandono della nativa Pola, a centinaia di chilometri di distanza, ha rappresentato un trauma profondo, specialmente per gli adulti. Tuttavia, l’accoglienza ricevuta a Fertilia ha permesso loro di ricostruire la propria vita e di ripopolare un luogo per loro significativo.
Il viaggio di Marongiu, così come quello di molte altre famiglie che hanno abbandonato le coste adriatiche, è parte integrante della storia italiana post-bellica. Il documentario di Igor Biddau, in onda su Rai Storia il 22 ottobre, rievoca quegli eventi cruciali, segnando il 70° anniversario del ritorno di Trieste all’Italia. Marongiu narra come, nel 1948, una cinquantina di famiglie di esuli partì da Chioggia, affrontando venti giorni di navigazione su pescherecci. L’arrivo a Fertilia non era solo una tappa finale, ma un nuovo inizio per una comunità che si era vista strappata dalle proprie radici.
Il viaggio simbolico con l’imbarcazione Klizia
La storia di Giulio si sviluppa attraverso la riscoperta delle proprie origini e della memoria collettiva. Egli torna a Pola a bordo dell’imbarcazione Klizia, un viaggio che rimanda a quello compiuto da lui da bambino. Con un equipaggio speciale composto dal figlio Federico e dal noto esperto Mauro Manca, nonché da altri partecipanti significativi, il viaggio ha previsto tratte da Alghero a Chioggia con tappe in noti porti italiani e croati, quali Venezia e Trieste.
Marongiu, nel raccontare questa esperienza, sottolinea le emozioni vive durante la navigazione, dalle difficoltà affrontate a bordo ai ricordi evocati. La riscoperta del legame con la propria terra natale non è solo un viaggio fisico, ma un simbolo della resilienza e della volontà di rimanere uniti anche dopo aver affrontato il dolore della separazione. Il film si propone di trasmettere ai giovani un messaggio di speranza e consapevolezza, richiamando l’importanza della memoria storica e del significato delle origini.
Un’opera che unisce cultura e memoria storica
“Rotta 230° – Ritorno alla terra dei padri” si distingue per il suo approccio che combina elementi di documentario e narrazione personale. Presentato in anteprima alla 81ª Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, il film ha attirato l’attenzione per la sua capacità di mettere in luce una storia spesso trascurata. Scritto da Mario Audino e Igor Biddau, il film è narrato da Roberto Pedicini, mentre Alina Person fornisce la voce alla figura simbolica della Sirena, evocando il richiamo nostalgico della terra natale.
Le musiche di Pinuccio Pirazzoli apportano un ulteriore strato di profondità emotiva, enfatizzando il messaggio di rinascita e speranza. L’attrice Isabelle Adriani partecipa anche a questo progetto, arricchendo ulteriormente un’opera che non si limita a raccontare una storia, ma cerca di edificare un ponte tra le generazioni. Con questo documentario, il pubblico è invitato a riflettere sull’importanza delle radici, dell’identità e sulla resilienza di fronte alle avversità storiche. La memoria di un esodo diventa così l’occasione per confrontarsi con il presente, con il suo carico di sfide e opportunità.
Ultimo aggiornamento il 21 Ottobre 2024 da Donatella Ercolano