Riserva di posti nei concorsi pubblici: normativa, categorie protette e funzionamento nel 2025

Riserva Di Posti Nei Concorsi

Posti riservati nei concorsi pubblici: cosa cambia nel 2025 - Gaeta.it

Armando Proietti

1 Settembre 2025

La riserva di posti nei concorsi pubblici rappresenta uno strumento previsto dall’ordinamento italiano per garantire una partecipazione equilibrata nei processi di selezione, favorendo categorie specifiche come disabili, volontari delle Forze armate e operatori del Servizio civile. Non si tratta di un accesso automatico, ma di un diritto che si attiva solo se il candidato rispetta determinati requisiti e supera le prove concorsuali. Le disposizioni attuali, aggiornate fino al 2025, definiscono chiaramente le condizioni, i limiti quantitativi e le modalità di applicazione di questo istituto.

Le basi normative che regolano la riserva di posti

Il sistema delle riserve nei concorsi pubblici nasce da una serie di norme che si integrano tra loro. Il D.Lgs. 165/2001, soprattutto all’articolo 35, stabilisce le regole generali per il reclutamento del personale pubblico e introduce il tetto massimo del 50% per le riserve complessive nei concorsi. Il D.P.R. 487/1994, recentemente modificato dal D.P.R. 82/2023, specifica la disciplina delle procedure concorsuali e ribadisce questo limite.

Un ruolo centrale spetta alla Legge 68/1999, che tutela le cosiddette categorie protette, ovvero persone con disabilità e soggetti equiparati. Questa legge obbliga gli enti pubblici a riservare una quota di posti per favorire l’inserimento lavorativo di queste categorie. Più recentemente, la normativa ha esteso le riserve anche a volontari delle Forze armate e agli operatori del Servizio civile universale, con quote dedicate e criteri precisi per l’applicazione.

Dal 2023, inoltre, è in vigore una norma che limita al massimo il 20% l’assunzione di idonei che non risultano vincitori nei concorsi di enti locali e regionali, con alcune eccezioni. Questa regola, nota come “taglia idonei”, influenza indirettamente il modo in cui le riserve possono essere applicate in questi ambiti, introducendo un ulteriore filtro numerico nella fase di scorrimento delle graduatorie.

Chi sono i soggetti titolari delle riserve di posti

La legge delinea con precisione le categorie che hanno diritto a una quota riservata nei concorsi pubblici. Tra le categorie protette spiccano i disabili con riduzione della capacità lavorativa pari o superiore al 45% e gli invalidi del lavoro con almeno 33% di invalidità, oltre ai non vedenti e non udenti.

I volontari delle Forze armate rappresentano una categoria protetta distinta, quella che appartiene a chi ha prestato servizio militare, è stato congedato senza demerito e può cumulare frazioni di posti riservati fino a raggiungere una quota intera di riserva. Per loro il codice legislativo prevede una “riserva progressiva” che consente di valorizzare periodi di servizio anche non consecutivi.

Gli operatori del Servizio civile universale, categoria introdotta negli ultimi anni, hanno oggi diritto a una riserva pari al 15% dei posti nei concorsi non dirigenziali, quota cumulabile con altre riserve. Questo riconoscimento risponde all’esigenza di valorizzare l’impegno civile e sociale di chi presta servizio in questa forma, inserendo oggi questa categoria in modo stabile nelle procedure di selezione pubblica.

Nel 2025, agli aggiornamenti normativi si aggiunge l’attenzione a categorie che coinvolgono familiari superstiti di militari deceduti in servizio. In alcuni concorsi, ad esempio nell’Accademia Carabinieri, viene riservata una quota specifica del 5% proprio a coniugi e figli di personale morto nell’adempimento del dovere.

Come funziona la riserva nei concorsi: regole e limiti

La riserva di posti non determina in sé l’assunzione di un candidato. La selezione segue un iter concorsuale tradizionale e la riserva si attiva solo se il candidato riservatario supera tutte le prove e risulta idoneo. Il meccanismo dirige quindi una quota di posti a categorie tutelate, a patto che i requisiti di merito siano rispettati.

La soglia massima è del 50% dei posti messi a concorso per tutte le riserve previste. Se la somma delle riserve eccede questo limite, le quote sono ridotte in modo proporzionale per non superare il tetto.

Nei casi in cui le quote riservate non si concretizzano a pieno, ad esempio perché non ci sono candidati idonei o le frazioni di posto sono insufficienti a coprire un’intera unità, queste frazioni si accumulano e vengono utilizzate in concorsi successivi o con graduatorie aperte ancora in vigore.

Nel caso di un candidato che rientra in più categorie protette, prevale la riserva più vantaggiosa, così si evita una duplicazione del beneficio.

Per essere efficace, la riserva deve essere espressamente indicata nel bando del concorso: senza questa esplicita previsione, la riserva non opera. Questo dettaglio ha causato, in passato, alcune controversie giurisprudenziali, soprattutto in concorsi con un solo posto disponibile. Se un candidato riservatario è idoneo, può aggiudicarsi quel posto; tuttavia, la giurisprudenza sui casi più specifici non è sempre allineata, lasciando spazio a interpretazioni diverse.

Va specificato che la riserva si attiva solo se nella procedura concorsuale si presentano candidati appartenenti alle categorie protette previste. Se nessuno si iscrive o non supera le prove, i posti riservati rimangono a disposizione per il resto dei concorrenti, senza ridurre il numero complessivo di posti offerti.

Esempi recenti di bandi con riserva di posti

Nel 2024 e 2025, diversi bandi hanno confermato la prassi di riservare posti a categorie specifiche. Numerosi concorsi per personale amministrativo hanno destinato il 15% dei posti ai volontari del Servizio civile universale, seguendo la normativa vigente.

Ministeri, enti locali e Forze armate hanno selezionato candidati applicando riserve per disabili e volontari militari, valorizzando così quote riservate in linea con le leggi attuali. Alcuni concorsi dell’Accademia Carabinieri, ad esempio, hanno riservato una percentuale per i familiari superstiti, evidenziando come la tutela si estenda anche a soggetti indirettamente coinvolti.

Queste misure confermano la tendenza verso un’inclusione selettiva basata sempre sul rispetto di criteri oggettivi e condizioni precise.

Differenze tra riserva di posti, titoli di preferenza e precedenza

Nel sistema dei concorsi pubblici italiani risulta fondamentale non confondere la riserva di posti con istituti simili che regolano l’accesso alle posizioni.

La riserva di posti si fonda su quote specifiche, attribuendo un diritto a categorie tutelate indipendentemente dal punteggio ottenuto dagli altri candidati. Questo significa che una parte dei posti è destinata per legge a determinate categorie, se ci sono candidati idonei.

I titoli di preferenza intervengono esclusivamente in caso di parità di punteggio, eleggendo in graduatoria un candidato rispetto a un altro. Sono riferiti a situazioni particolari come per esempio figli di caduti in guerra o persone decorate al valor militare, a cui è data una priorità nei casi di parità.

I titoli di precedenza riguardano invece fasi specifiche delle procedure, come la scelta della sede di servizio. Non influenzano direttamente l’assegnazione del posto nel concorso stesso, ma incidono su aspetti amministrativi successivi.

Comprendere queste differenze aiuta a leggere i bandi con maggiore chiarezza e a orientarsi correttamente nelle fasi di selezione.

La riserva di posti come un diritto subordinato a condizioni di merito

La riserva di posti non è un pass che libera un candidato dalle prove di selezione. Si attiva solo se il candidato dimostra di possedere l’idoneità richiesta per il ruolo. Questo equilibrio tra tutela sociale e meritocrazia garantisce che l’inclusione non avvenga a discapito della qualità del personale selezionato.

Il diritto alla riserva riconosce particolari condizioni sociali o di servizio che meritano un riconoscimento in fase di assunzione. Le procedure rimangono aperte a tutti i concorrenti, ma chi rientra nelle categorie protette ha garantito un accesso a una parte dei posti, se supera le prove.

Nel contesto del 2025, la normativa continua a orientare l’iter selettivo in modo da integrare diritti specifici senza rinunciare al principio di capacità e competenza, secondo i criteri tradizionali dei concorsi pubblici.

Consigli pratici per la preparazione ai concorsi pubblici con riserva

Affrontare un concorso pubblico richiede una preparazione accurata su più fronti. Oltre allo studio delle materie tecniche previste dal profilo professionale, è utile dedicare tempo a esercitazioni pratiche attraverso quiz a risposta multipla, modalità molto frequente nelle prove scritte.

La conoscenza della lingua inglese spesso fa parte delle prove, quindi è consigliabile allenarsi nella comprensione e nella conversazione, per acquisire dimestichezza con le parti linguistiche del concorso.

Conoscere bene il bando è fondamentale, specie per chi si avvale delle riserve: occorre verificare quali categorie sono considerate e le modalità con cui si attivano i benefici. Avere un quadro chiaro delle regole aiuta a non incorrere in errori formali o a perdere opportunità.

La consultazione di siti specializzati e la partecipazione a canali informativi aggiornati sulle selezioni pubbliche si configurano come strumenti preziosi per monitorare le novità, nuovi bandi e consigli utili per la preparazione.


In Italia, la riserva di posti nei concorsi continua a svolgere un ruolo preciso nelle politiche di assunzione pubblica nel 2025. Le norme e i regolamenti aggiornati mantengono un equilibrio tra tutela di categorie specifiche e rispetto di criteri meritocratici, garantendo che l’accesso a posizioni pubbliche rimanga aperto ma equo.