Rideterminata la pena per il maestro d'ascia che uccise con una freccia nel centro storico di genova

Rideterminata la pena per il maestro d’ascia che uccise con una freccia nel centro storico di genova

La Cassazione annulla la condanna a 23 anni per Evaristo Scalco, maestro d’ascia di Genova, che uccise con una freccia Javier Alfredo Miranda Romero; nuovo processo per valutare la pena.
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La Cassazione ha annullato la condanna a 23 anni per un artigiano di Genova che nel 2022 uccise con una freccia un uomo dopo una lite, disponendo un nuovo processo per rivalutare la pena. - Gaeta.it

Un caso di cronaca giudiziaria torna alla ribalta dopo la decisione della Cassazione che ha annullato con rinvio la condanna a 23 anni per il maestro d’ascia eartigiano di Genova, che nel novembre 2022 uccise con una freccia Javier Alfredo Miranda Romero. Il conflitto tra l’artigiano e la vittima, entrato nel vivo in un vicolo del centro storico genovese, ha portato a una revisione del processo con un nuovo giudizio per ridurre la pena.

I fatti della notte del 1 novembre 2022 a genova

La tragedia avvenne la notte tra il 1 e 2 novembre del 2022 nel cuore storico di Genova. Javier Alfredo Miranda Romero stava festeggiando la nascita del figlio assieme a un amico, quando si trovarono in un vicolo sotto la finestra di Evaristo Scalco, noto maestro d’ascia. Secondo quanto ricostruito, l’artigiano si affacciò e li apostrofò con parole offensive, accusandoli di fare rumore e di aver urinato contro il muro. La tensione crebbe rapidamente quando uno dei due amici reagì mostrando il dito medio. A quel punto Scalco raccolse un arco che custodiva in casa, montò la punta più letale e scagliò una freccia che colpì Romero, uccidendolo. L’uomo scese poi in strada tentando di estrarre il dardo, senza successo.

Le motivazioni della cassazione sull’aggressività eccessiva

La Cassazione, nelle motivazioni del suo provvedimento, ha sottolineato come il disturbo provocato dalla vittima e dal suo amico rappresentasse solo un pretesto usato da Scalco per manifestare una aggressività arrogante e sproporzionata. Il gesto non sarebbe nato da una reale necessità di difendersi, ma da un impulso interiore fuori controllo. Il comportamento del maestro d’ascia viene descritto come una reazione inadeguata e non giustificata rispetto alla provocazione ricevuta. Il ricorso alla violenza estrema sembra quindi scaturire da una intenzione criminale ben precisa, più che da un momento di rabbia momentanea. Per questo motivo la condanna a 23 anni è stata annullata e si dovrà celebrare un nuovo processo che tenga conto di queste considerazioni per una riduzione della pena.

Le posizioni dei difensori e della famiglia della vittima

I legali di Scalco, gli avvocati Jacopo Pensa e Federico Papa, hanno sempre sostenuto la tesi secondo cui l’artigiano non avesse intenzione di uccidere, ma solo di spaventare i due giovani che disturbavano la sua quiete. Il gesto sarebbe stato quindi un eccesso di difesa personale e non un’aggressione volontaria con intenti omicidiari. Dall’altra parte la compagna di Javier Alfredo Miranda Romero, Patricia Zena, assistita dagli avvocati Francesca Palmero e Jari Felice, ha ricordato in udienza le poche occasioni in cui il compagno aveva potuto vedere il figlio prima della tragedia. Questo contributo ha messo in luce il dramma umano che si cela dietro la vicenda, sottolineando la perdita e il dolore di una famiglia distrutta dall’evento.

La complessità della vicenda ha spinto la Cassazione a riaprire il dibattito legale attorno al caso, rimandando a un nuovo procedimento che valuterà con maggiore attenzione la dinamica e la proporzionalità della reazione di Scalco. Il nuovo giudizio potrà ridefinire i termini della responsabilità e della condanna, tenendo conto sia della provocazione iniziale, sia dell’intensità della risposta che ha portato alla morte di Romero.

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