Un gruppo di giovani è tornato a Punta Penia, sulla Marmolada, per ricordare le vittime del tragico crollo del 3 luglio 2022, che causò undici morti. Tra loro anche il sopravvissuto Riccardo Franchin, che affronta ancora le ferite di quella drammatica giornata. L’iniziativa, promossa dall’associazione “Un posto in cui tornare”, vuole mantenere viva la memoria e sensibilizzare sull’emergenza ambientale che minaccia il ghiacciaio.
La salita a punta penia, luogo di ricordi e dolore
Il 29 giugno scorso, in una giornata limpida e calda che ricordava per clima il 3 luglio 2022, un gruppo di giovani ha raggiunto Punta Penia, la vetta più alta della Marmolada dove si verificò il crollo del seracco. Tra questi ragazzi c’era anche Riccardo Franchin, ingegnere trentenne di Vicenza e unico sopravvissuto della cordata colpita dalla valanga. Franchin ha perso tre amici quel giorno: Paolo Dani, Filippo Bari e Nicolò Zavatta, quest’ultimo il più giovane del gruppo e ispiratore dell’associazione.
Emozioni e responsabilità
Franchin racconta l’esperienza della salita con emozione: a distanza di tre anni il luogo rimane inciso nel cuore di chi lo conosce. Pur di fronte al trauma vissuto, lui continua a guardare la montagna come il posto più bello del mondo, senza alcun rancore nei suoi confronti. E spiega che la responsabilità dell’incidente non va attribuita alla montagna ma al cambiamento climatico, che ha reso instabile la formazione ghiacciata.
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Il gruppo era accompagnato da Stefano Coter, membro del Soccorso Alpino Alta Val di Fassa e il primo a intervenire sul luogo del distacco del seracco tre anni fa. Questo dettaglio sottolinea la volontà di ricordare insieme chi ha vissuto quegli momenti.
Il messaggio di “un posto in cui tornare”
“Un posto in cui tornare” è un’associazione formata da giovani tra i 20 e i 30 anni, nata proprio dalla memoria di Nicolò Zavatta. L’obiettivo dichiarato è diffondere consapevolezza riguardo alla fragilità dell’ambiente montano e al problema del riscaldamento globale che mette a rischio i ghiacciai.
Durante la scalata i ragazzi hanno posizionato sulla croce di vetta un adesivo dell’associazione, un gesto simbolico che rende visibile il ricordo e l’impegno per il futuro. Al direttivo dell’associazione partecipano tra gli altri Andrea Franchin, cugino di Riccardo, Nicola Stecco e Leonardo Marodin, tutti uniti in questa missione di ricordo e rispetto per la montagna.
Il loro impegno si traduce non solo nella memoria delle vittime ma anche nel richiamo a un comportamento responsabile in montagna e a una maggiore attenzione sul clima e sull’ambiente naturale.
La situazione critica del ghiacciaio
Il ghiacciaio della Marmolada resta in una condizione preoccupante, con segnali evidenti della crisi causata dal caldo crescente. Stefano Coter ha ribadito la necessità di effettuare la salita alla vetta per la via Normale solo in mattinate con clima fresco, e solo con attrezzatura adeguata e preparazione alpinistica.
Consigli per gli escursionisti
Coter avverte che se le temperature alte continueranno, presto non si potrà più percorrere il ghiacciaio e sarà obbligatorio utilizzare la via ferrata della Cresta Ovest, una soluzione alternativa ma più accessibile.
Il suo consiglio serve anche a evitare rischi maggiori e a ricordare la delicatezza delle condizioni in alta quota. Gli appassionati di montagna sono chiamati a rispettare questi accorgimenti per evitare nuove tragedie.
Commemorazione delle vittime a canazei
Il prossimo 3 luglio, a tre anni dalla tragedia, alle ore 18 nella chiesa parrocchiale di Canazei sarà celebrata una messa in memoria delle undici persone che persero la vita sul ghiacciaio della Marmolada.
I nomi delle vittime sono Filippo Bari, Liliana Bertoldi, Paolo Dani, Erica Campagnaro, Davide Miotti, Manuela Piran, Tommaso Carollo, Gianmarco Gallina, Nicolò Zavatta, Pavel Dana e Martin Ouda.
La celebrazione offrirà un momento di riflessione e ricordo per le famiglie e per chi ama la montagna. La partecipazione dimostrerà la scelta di non dimenticare questo episodio drammatico e la volontà di onorare chi ha pagato con la vita la passione per l’ambiente alpino.