richiesta di avocazione per le indagini sulla morte di luca orioli e marirosa andreotta a policoro

richiesta di avocazione per le indagini sulla morte di luca orioli e marirosa andreotta a policoro

La madre di Luca Orioli chiede alla procura generale di Potenza l’avocazione del caso per riaprire le indagini sulle morti del 1988 a Policoro, evidenziando omissioni, falsi in perizia e nuove tecnologie investigative.
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La famiglia di Luca Orioli e Marirosa Andreotta, trovati morti a Policoro nel 1988, chiede alla Procura generale di Potenza di riaprire il caso, denunciando gravi omissioni e presunti falsi nelle indagini originarie. - Gaeta.it

La vicenda dei due fidanzati, luca orioli e marirosa andreotta, trovati morti nel marzo 1988 a policoro, torna al centro dell’attenzione giudiziaria nel 2025. Dopo decenni di indagini sospese e archiviazioni contrastanti, la madre di luca ha incaricato un legale di presentare un’istanza alla procura generale di potenza per ottenere l’avocazione del caso. L’obiettivo è far luce su quelli che vengono considerati buchi neri investigativi e presunti errori nelle indagini originarie.

Il contesto della richiesta e i motivi alla base dell’avocazione

Nel dettaglio, l’avvocato antonio fiumefreddo ha depositato un ricorso che punta a trasferire l’inchiesta dalla procura di matera, ritenuta insufficiente nell’approfondimento, alla procura generale di potenza. Sono più di trent’anni che si susseguono omissioni, depistaggi e silenzi istituzionali. La prima ondata di indagini aveva classificato le morti come suicidio o incidente, ma il caso è stato riaperto più volte soprattutto grazie alle famiglie delle vittime.

Fiumefreddo accusa un mancato svolgimento di diverse attività fondamentali. Tra le contestazioni ci sono tabulati telefonici del 1988 mai acquisiti, testimoni chiave non interrogati, corpi non riesumati con le tecniche odierne che sarebbe possibile impiegare e materiali fotografici originali mai sottoposti a nuove perizie per verificare eventuali manomissioni. La nota più grave riguarda un falso in perizia legato al caso, di cui non si sarebbe mai fatta piena chiarezza.

Dettagli sugli accertamenti istruttori mancati o esclusi

Secondo la richiesta di avocazione, esistono decine di elementi che non sono mai entrati a far parte dell’indagine o sono stati scartati senza motivazioni chiare. Il primo sono i tabulati telefonici riguardanti le due giornate cruciali, 23 e 24 marzo 1988. Quei dati potrebbero contenere informazioni chiave su movimenti e contatti immediatamente precedenti ai decessi.

Il mancato ascolto dei 28 testimoni designati ha pesato sull’incapacità di ricostruire eventi e contesti legati alla tragica serata. Da una parte c’è stata una sottovalutazione delle testimonianze e dall’altra la superficialità nei rilievi tecnici. La richiesta avanzata prevede la riesumazione dei corpi per sottoporli a body scan, una tecnica oggi disponibile che permette di individuare dettagli nascosti nelle ossa o nei tessuti senza danneggiare i resti.

L’acquisizione e l’analisi comparata del materiale fotografico originale intendono scoprire eventuali manipolazioni della scena del crimine, ipotesi inedite da verificare con strumenti aggiornati.

Il ruolo del falso in perizia e le conseguenze sulle indagini

Il documento evidenzia come la vicenda sia stata ulteriormente complicata da una presunta falsificazione di perizie che coinvolge il nome di valecce, un esperto medico legale della prima fase investigativa. Le accuse sostengono che questa falsificazione non sia stata mai approfondita e che i responsabili non siano stati chiamati a rispondere a causa di archiviazioni basate su termini di scadenza procedurali.

Questa situazione alimenta la convinzione che finora molte verità siano state nascoste dietro errori volontari o negligenze. Le conseguenze di questa mancanza di chiarezza hanno bloccato ogni possibilità reale di scoprire cosa sia realmente accaduto la notte di marzo del 1988.

La posizione della famiglia orioli e la richiesta di giustizia

olimpia fuina orioli esprime rabbia e frustrazione dopo 37 anni dalla morte del figlio. La madre non accetta che le falle delle indagini e i silenzi della magistratura rappresentino la parola finale sul destino di due giovani vite spezzate. Per lei lo stato non deve ignorare questa vicenda e non può permettere che il caso resti sepolto nell’oblio.

La richiesta di avocazione lanciata oggi è una nuova battaglia che mira a riaprire il caso con strumenti più completi e con la volontà di fare emergere la verità integrale. La famiglia continua a spingere affinché la giustizia si faccia carico di interi anni di sospensione dell’accertamento causati da errori e omissioni.

La risposta della procura generale di potenza e prospettive future

Spetta ora alla procura generale di potenza valutare se accogliere la richiesta e assumere direttamente l’inchiesta. Questo step arriva dopo diversi rigetti da parte della procura materana, nonostante a partire dal 1994 le perizie medico-legali abbiano certificato segnali di morte violenta impossibili da ignorare.

Se la procura generale decidesse per l’avocazione, si aprirebbe una nuova fase di verifiche che potrebbe comprendere approfondimenti tecnici, audizioni di nuovi testimoni, accertamenti sulla scena del crimine con le tecnologie attuali. La riuscita di questo percorso potrebbe fornire risposte fino a oggi negate e portare a nuove piste investigative.

Il caso di luca orioli e marirosa andreotta resta un punto oscuro nella storia giudiziaria di policoro, con un iter processuale segnato da ritardi e contestazioni. Aspettare la decisione della procura generale vuol dire attendere una svolta concreta in questa lunga vicenda.

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