Revocata la semilibertà a Gilberto Cavallini, ex NAR condannato all’ergastolo per la strage del 1980

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Gilberto Cavallini perde la semilibertà dopo la condanna per la strage del 1980. - Gaeta.it

Elisabetta Cina

16 Settembre 2025

La misura di semilibertà concessa a Gilberto Cavallini, ex membro delle Nuclei Armati Rivoluzionari , è stata revocata. Cavallini, 73 anni, condannato all’ergastolo in via definitiva per il ruolo nella strage di Bologna del 2 agosto 1980, si vede così restringere le condizioni di detenzione a seguito di una decisione del magistrato di Sorveglianza di Spoleto. Le autorità hanno motivato la revoca con le nuove prescrizioni legate al periodo di isolamento che gli è stato imposto.

La revoca della semilibertà: motivazioni e procedura

Il magistrato di Sorveglianza di Spoleto, Fabio Gianfilippi, ha accolto la richiesta della Procura generale di Bologna e disposto la cessazione della misura di semilibertà a Gianfilippi. Questo provvedimento si è reso necessario dopo che la Corte d’assise d’appello di Bologna ha rideterminato la durata della pena in isolamento a tre anni, aggiungendo un anno in più a seguito della recente condanna definitiva di Cavallini. Il detenuto, attualmente ristretto nel carcere di Terni, non ha ancora scontato questo periodo di isolamento.

Il giudice ha ritenuto che questa condizione, con l’aggiunta dell’isolamento prolungato, non sia compatibile con la semilibertà, che permette una parziale fuoriuscita dal regime carcerario. La semilibertà, concessa a Cavallini nel 2017, aveva permesso un regime detentivo meno restrittivo, ma adesso le condizioni di isolamento imposte fanno decadere questa possibilità.

Il contesto della condanna definitiva per la Strage Di Bologna

Gilberto Cavallini è stato condannato all’ergastolo per la strage del 2 agosto 1980, un attacco terroristico contro la stazione di Bologna che causò 85 morti e centinaia di feriti. La condanna definitiva, pronunciata a gennaio, ha confermato la responsabilità di Cavallini per questo episodio drammatico.

I Nuclei Armati Rivoluzionari, gruppo paramilitare di estrema destra attivo negli anni ’70 e ’80, sono stati coinvolti in numerose azioni violente. Cavallini, come ex componente, era stato già sottoposto a misure restrittive lungo gli anni, ma la recente sentenza ha riacceso l’attenzione sulle modalità della sua detenzione e sulle eventuali concessioni.

Impatto della decisione sui diritti del detenuto e sulle azioni future

La revoca della semilibertà rappresenta un cambiamento netto nelle condizioni di detenzione di Cavallini. Al posto di una detenzione attenuata, ora si prospettano lunghi periodi di isolamento da scontare integralmente in carcere. Questa misura, prevista dalla legge italiana per determinate situazioni gravose, restringe ulteriormente il contatto con l’esterno.

L’accesso a semilibertà è spesso riservato a detenuti che dimostrino un percorso di reinserimento e collaborazione con le autorità, ma la decisione del magistrato riflette come la situazione giudiziaria non consenta per ora questa opportunità a Cavallini. Al momento non si registrano ulteriori ricorsi o istanze da parte della difesa.

Le autorità continueranno a monitorare l’andamento della pena e l’osservanza delle prescrizioni detentive. La revoca della semilibertà sottolinea la rigidità del sistema penitenziario verso chi ha commesso reati di estrema gravità, soprattutto in relazione a fatti di terrorismo.

Questa vicenda rimane al centro dell’attenzione pubblica, per l’importanza storica della strage e per le implicazioni sul trattamento dei condannati coinvolti in azioni di terrorismo nel nostro paese.