Un operaio della Deloro Microfusione di Fizzonasco è tornato al lavoro dopo il licenziamento subito il 25 luglio. La sua azienda aveva accusato un uso scorretto dei permessi Legge 104 concessi per assistere la moglie disabile. La protesta dei colleghi, che ha coinvolto quasi tutti i lavoratori, ha bloccato l’attività per quattro giorni, ottenendo così il reintegro di Fabio Orlando. Ecco i dettagli di questa vicenda che riguarda diritti sul lavoro, norme assistenziali e solidarietà tra operai.
Fabio orlando e il licenziamento improvviso alla deloro microfusione
Fabio Orlando, operaio di 48 anni in forza alla Deloro Microfusione di Fizzonasco, ha visto interrompersi bruscamente il suo rapporto di lavoro lo scorso 25 luglio. Quel giorno, come aveva fatto per 25 anni, si è presentato in azienda ma dopo poche ore è stato convocato e gli è stata notificata una lettera di licenziamento. La decisione ha colto di sorpresa Orlando al punto che è svenuto subito dopo la comunicazione, soccorso tempestivamente dai colleghi presenti.
L’uomo usufruiva dal 2021 dei permessi retribuiti concessi dalla Legge 104, perché assisteva la moglie con invalidità del 75%. Per motivi legati a una mancata revisione della documentazione per la conferma del beneficio, Orlando aveva segnalato sia all’INPS sia all’azienda una possibile irregolarità nella situazione. Era un gesto spontaneo, volto a chiarire e regolarizzare la posizione. Ma proprio da quel momento il rapporto con l’azienda si è incrinato.
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Le accuse dell’azienda e la reazione dei lavoratori
La Deloro Microfusione ha accusato Orlando di aver usufruito dei permessi legittimamente concessi per un periodo troppo lungo, circa 30 mesi, senza averne titolo. Per questo ha definito la sua condotta “lesiva della buona fede”, procedendo così al licenziamento. Il provvedimento ha immediatamente scatenato malumori tra i colleghi dell’operaio.
Diciotto giorni dopo il licenziamento, 160 dipendenti su 193 hanno deciso di scioperare, bloccando la produzione dell’azienda per quattro giorni di fila. Lo sciopero ha avuto lo scopo di chiedere la revoca del licenziamento, in sostegno a Orlando e contro quello che è stato percepito come un trattamento ingiusto. La protesta ha avuto un forte impatto sul funzionamento della fabbrica, costringendo l’azienda a rivedere la sua posizione. Al fianco dei lavoratori si è schierata la Fiom, che ha denunciato un clima di muro contro muro invece di un confronto tra le parti.
Il ruolo della normativa legale e i permessi per assistenza familiare
La Legge 104 del 1992 prevede permessi retribuiti per chi assiste familiari con invalidità riconosciuta. Nel caso di Fabio Orlando, i permessi erano stati concessi per seguire la moglie invalida al 75%. Quando l’azienda ha sollevato dubbi relativi alla mancata revisione della documentazione, Orlando ha scelto di segnalare fattivamente la situazione sia all’INPS sia alla stessa Deloro.
Il suo comportamento, che avrebbe dovuto portare a un controllo amministrativo, invece è stato interpretato come un abuso. Il motivo è che la posizione della domanda di aggiornamento della concessione sembrava non essere in ordine. La normativa impone ad ogni beneficiario di far verificare periodicamente lo stato dell’invalidità e quindi il diritto a continuare a usufruire dei permessi. Il caso mostra le difficoltà che nascono nelle aziende quando si presume un uso non corretto dei permessi ma la comunicazione non scorre liberamente.
Solidarietà operaia e la revoca del licenziamento
La mobilitazione collettiva dei dipendenti di Deloro Microfusione ha richiesto il ritiro del licenziamento imposto a Fabio Orlando. La pressione esercitata dallo sciopero ha causato rallentamenti nella produzione per quattro giorni, fino alla decisione dell’azienda di reintegrare l’operaio. Orlando ha raccontato il peso che hanno avuto sulla sua vita personale e familiare i permessi Legge 104, ricordando le responsabilità quotidiane nell’assistenza alla moglie: cucinare, somministrare medicine, raccogliere compiti da svolgere.
Andrea Torti, rappresentante della Fiom, ha espresso come l’azienda inizialmente volesse trasmettere un messaggio duro, sostenendo che chi sbaglia debba pagare senza considerare il contesto umano. Ma questa posizione è stata contestata dal gruppo di lavoratori che ha sostenuto Orlando fino alla vittoria finale. La vicenda si è quindi chiusa con il ritorno dell’operaio al posto di lavoro, dopo quattro giorni di sciopero che hanno mostrato la coesione tra colleghi intorno a un problema di diritti sul lavoro e sulla cura familiare.