Recuperati e messi in sicurezza i dispositivi sommersi nel lago di suviana dopo l’esplosione mortale alla centrale enel green power

Recuperati e messi in sicurezza i dispositivi sommersi nel lago di suviana dopo l’esplosione mortale alla centrale enel green power

Il 17 giugno 2025 sono stati recuperati cinque dispositivi dalla centrale Enel Green Power sul lago di Suviana per analisi forensi a Modena, fondamentali per l’indagine sull’esplosione del 9 aprile 2024.
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Il 17 giugno 2025 sono stati recuperati dal lago di Suviana cinque dispositivi elettronici della centrale Enel Green Power, fondamentali per le indagini sull’esplosione mortale del 9 aprile 2024. - Gaeta.it

La mattinata del 17 giugno 2025 ha visto concludersi con successo le operazioni di recupero di cinque dispositivi elettronici dal lago di Suviana, situato sull’Appennino bolognese. Questi dispositivi erano collocati all’interno della centrale Enel Green Power, a sei metri di profondità, dove il 9 aprile del 2024 un’esplosione causò la morte di sette lavoratori e il ferimento di altri sei. Le autorità hanno avviato questa delicata operazione con l’obiettivo di ottenere dati fondamentali per le indagini sull’incidente.

Il recupero dei dispositivi sommersi a 6 metri di profondità sul lago di suviana

Gli oggetti sono stati individuati e prelevati al piano meno sei della centrale Enel Green Power che sovrasta il lago di Suviana. Le operazioni sono state programmate e dirette dalla Procura di Bologna, che conduce le indagini sull’esplosione. I sub dei vigili del fuoco chiamati per questo compito hanno completato il primo recupero in una sola immersione, tra le 13.50 e le 14.15.

Questi dispositivi, cinque in tutto, erano collocati in posizioni delicate e dovevano essere sollevati senza danni ulteriori. I vigili del fuoco hanno utilizzato apposite tecniche di immersione e contenitori ermetici dotati di valvole per preservare i dispositivi durante la risalita dall’acqua. L’intervento è stato eseguito dalla prima delle due squadre specializzate di sommozzatori, impiegando 25 vigili del fuoco in totale per garantire la sicurezza.

Sul posto erano presenti anche 20 carabinieri, tra quelli territoriali e la sezione di polizia giudiziaria, che hanno assistito e monitorato la scena con una stazione mobile, insieme a un’ambulanza del 118 pronta per eventuali emergenze.

Il trasferimento e trattamento dei dispositivi per l’analisi forense a modena

Una volta portati in superficie, i dispositivi sequestrati sono stati inviati a un laboratorio specializzato di Modena. Qui, il consulente informatico nominato dalla Procura, Giuseppe Montagnola, si occupa della pulizia e del trattamento necessario per poter ricavare copie forensi.

La pulizia dei dispositivi è richiesta per rimuovere ogni possibile contaminazione esterna che potrebbe compromettere le successive analisi digitali. Le copie forensi costituiscono la base per analizzare dati e informazioni contenute nei dispositivi, fondamentali per capire cosa abbia causato lo scoppio durante il collaudo.

L’attività forense andrà eseguita con strumenti e metodi che garantiscano la totale integrità dei dati, per evitare qualsiasi alterazione o perdita di informazioni delicate, visto che si tratta di accertamenti tecnici irripetibili. Questi dati potrebbero rivelare passaggi operativi o condizioni anomale all’interno della centrale prima dell’incidente.

Il quadro giudiziario e l’indagine sulle cause dell’esplosione

L’inchiesta coordinata dai pm Flavio Lazzarini e Michela Guidi procede con indagini per disastro colposo, omicidio colposo plurimo sul lavoro e lesioni colpose sul lavoro. Al momento ci sono cinque persone iscritte nel registro degli indagati legate a questo tragico episodio.

Il fascicolo si basa, in gran parte, sui risultati che emergeranno dai dispositivi recuperati. Le autorità cercano riscontri precisi per ricostruire le responsabilità e capire se ci siano stati errori nei processi di collaudo o nell’esecuzione delle attività in centrale.

Gli attentati accertamenti seguono protocolli rigorosi, perché l’esplosione coinvolse diversi lavoratori impiegati in operazioni di monitoraggio e test. L’azione legale punta a stabilire e attribuire le cause tecniche e gestionali che hanno portato a quella drammatica esplosione, per prevenire eventi simili.

La decisione di procedere al recupero dei dispositivi è stata presa proprio per assicurare una ricostruzione dettagliata e fondata. Le analisi potrebbero definire nuovi standard di sicurezza, dato che gli incidenti sul lavoro in impianti energetici rimangono elementi di rischio elevato riconosciuti a livello nazionale.

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