Il 3 luglio scorso un giovane tunisino di vent’anni è stato trovato senza vita in un edificio abbandonato di corso giulio cesare a torino. Il corpo, nascosto in fondo a una rampa dell’ex sede dell’inps, era in stato avanzato di decomposizione. Dagli accertamenti sanitari è emerso un decesso causato da overdose. Questo episodio apre un nuovo capitolo sulla crisi legata alla droga e al degrado urbano, un fenomeno che continua a colpire le città italiane, soprattutto quelle aree trascurate e isolate.
Il ritrovamento e le prime indagini
Il corpo del giovane è stato trovato in uno stabile abbandonato vicino alla tangenziale torinese, una struttura ormai assediata da senzatetto, spacciatori e consumatori di sostanze stupefacenti. Sono stati gli odori sgradevoli a insospettire i residenti nella mattinata del 3 luglio. La polizia ha poi confermato che il corpo giaceva lì da almeno tre o quattro giorni, coperto solo da pantaloni corti e ciabatte, senza alcun documento. Nessuna traccia di violenza apparente, ma la presenza di numerosi tatuaggi ha permesso ai investigatori di risalire all’identità, confermata poi da un cellulare trovato nella tasca dei pantaloni e sequestrato. “È stata fin da subito esclusa l’ipotesi di un’aggressione, anche se in un primo momento si consideravano tutte le possibilità.”
Gli esami tossicologici hanno poi chiarito che il giovane è morto per un’overdose di droga, probabilmente consumata proprio lì, all’interno del palazzo che la zona ormai chiama “tossic park”. La situazione non è migliorata neanche dopo la demolizione di un capannone vicino, perché spacciatori e dipendenti da sostanze si sono solo spostati pochi metri più in là, continuando a occupare questi spazi abbandonati.
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Il fenomeno delle morti per overdose in italia oggi
Nonostante passi il tempo, il numero delle morti per overdose in italia non si è mai azzerato. Tra gli anni ottanta e novanta, durante il picco dell’epidemia di eroina, si registravano oltre 1.200 morti all’anno, soprattutto ragazzi giovani e marginali. L’avvento di metadone e comunità terapeutiche aveva però attenuato questa emergenza fino a qualche anno fa.
Negli ultimi tempi, la situazione si è fatta di nuovo critica, con un aumento delle morti causate dall’assunzione di oppiacei sintetici, benzodiazepine e altre sostanze miste. L’uso di farmaci psicotropi come droghe ha complicato ulteriormente il quadro, rendendo più difficile intervenire. Gli ultimi dati disponibili indicano tra 300 e 400 decessi annuali per overdose in italia, ma il numero reale potrebbe essere più alto, perché molte morti tra senza fissa dimora e irregolari vengono registrate come “cause naturali.”
Il fenomeno tocca aree urbane spesso abbandonate o lasciate al degrado, come il caso del palazzo dell’ex inps di corso giulio cesare. Questi luoghi diventano rifugi di disperazione dove la vita sembra sospesa, e la morte spesso non trova testimoni o soccorsi in tempo.
Il contesto urbano e sociale del degrado a torino
Il palazzo di corso giulio cesare, teatro della tragedia, rappresenta una realtà diffusa nelle grandi città italiane. Spazi pubblici e privati lasciati in condizioni di abbandono attirano individui in difficoltà e criminalità: il degrado diventa un cerchio vizioso che si autoalimenta. Nessuno interviene con misure efficaci di pulizia e sicurezza, e gli edifici fatiscenti restano punti di riferimento per spaccio e consumo.
In città come torino, aree come questa sono difficili da bonificare perché spesso sono di proprietà pubblica o privata senza una precisa gestione, e i problemi sociali correlati — come la dipendenza, la povertà e l’emarginazione — non vengono affrontati con risorse adeguate. La marginalità aumenta, così come l’isolamento di chi vive in condizioni precarie, rendendo le morti per overdose un dato che ricade quasi nell’indifferenza.
Le condizioni di abbandono favoriscono questi episodi ed è evidente come, anche nel 2025, la questione della tossicodipendenza resti un’emergenza aperta. La scarsa attenzione pubblica, la mancanza di investimenti e una comunicazione che ha perso interesse contribuiscono a lasciare questi casi ai margini della cronaca e, purtroppo, della memoria collettiva.
La necessità di interventi concreti e di un dibattito aperto sulla droga
Il caso del giovane tunisino è una ferita aperta sulla capacità delle istituzioni di affrontare il problema della droga e del degrado urbano. Servirebbero interventi più decisi per eliminare i “buchi neri” come l’ex inps e ritrovare quei luoghi di aggregazione che favoriscono la vita e riducono la morte.
Non bastano meno palazzi abbandonati o sgomberi occasionali. Serve programmazione, risorse per chi lavora nel sociale e sostegno per chi cerca di uscire dalla strada. Bisogna riprendere a parlare di droga, senza pregiudizi ma con attenzione reale, ripensando i servizi terapeutici e i programmi di inclusione sociale.
In assenza di questi segnali, i casi di overdose continueranno a emergere soprattutto tra i più vulnerabili: immigrati irregolari, senzatetto, persone invisibili ai servizi. Morire da soli, senza documenti e in luoghi dimenticati non è più solo un dramma individuale ma un problema collettivo che coinvolge la città e la società nel suo insieme.