La difficoltà ad accedere alle prestazioni sanitarie ha spinto circa 4 milioni di cittadini italiani a rinunciare alle cure mediche richieste. A un anno dall’entrata in vigore del decreto legge dedicato al tema delle liste d’attesa, molti degli strumenti previsti non sono ancora operativi. Un’analisi recente evidenzia lo stato di avanzamento della normativa e la situazione reale sul territorio, portando nuova luce sulle difficoltà del sistema sanitario nazionale.
Impatto delle liste d’attesa sulla salute dei cittadini
Secondo i dati più recenti, il 7% della popolazione italiana, ovvero circa 4 milioni di persone, ha deciso di non rivolgersi a visite specialistiche o a esami diagnostici a causa di tempi d’attesa troppo lunghi. Questa scelta, forzata, comporta un rischio serio per la prevenzione e la cura tempestiva di malattie. Gli ambulatori e le strutture pubbliche risultano saturi, con ricadute evidenti sulle condizioni di salute di chi necessita di assistenza.
Rinunce e conseguenze
La rinuncia alle prestazioni si verifica soprattutto in settori come la diagnostica per immagini e le visite specialistiche più richieste. Molti pazienti dichiarano di aver dovuto posticipare o rinunciare del tutto a visite importanti. Nel tempo, questo fenomeno può portare a un aumento dei costi sociali e sanitari, poiché le cure si complicano in assenza di una diagnosi precoce.
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Le liste d’attesa hanno interessato l’intero territorio nazionale senza eccezioni, ma con differenze significative tra regioni. In alcune aree del sud e del centro Italia, i tempi medi di attesa superano i 180 giorni per molte prestazioni. Questo provoca una disparità nell’accesso alle cure, che alimenta un dibattito pubblico ancora aperto.
Stato attuale dei decreti attuativi e ritardi amministrativi
Il decreto legge numero 73 del 2024 puntava a contenere queste criticità attraverso sei decreti attuativi, in gran parte non ancora pubblicati. Tre di questi provvedimenti, che avrebbero dovuto definire norme precise su organizzazione, monitoraggio e sanzioni, mancano all’appello.
Secondo un’analisi indipendente realizzata dalla Fondazione Gimbe, la mancata emanazione di questi decreti rallenta il processo di riforma e tende a mantenere una situazione di stallo. La Fondazione ha voluto offrire così un quadro chiaro e aggiornato per stimolare un dibattito più concreto.
Parole del presidente Cartabellotta
Il presidente della Fondazione, Nino Cartabellotta, sottolinea la necessità di comunicare con trasparenza sul tema, evitando false speranze. Cartabellotta cita il rischio che i cittadini si trovino sempre più “intrappolati nella rete delle liste di attesa”, privi di riferimenti chiari sull’evoluzione normativa e sull’efficacia degli interventi.
L’assenza di questi decreti impedisce inoltre di introdurre strumenti di controllo rigorosi, necessari per verificare i tempi d’attesa e per intervenire in modo proporzionato alle criticità di ogni area territoriale.
Posizioni istituzionali e impegni per il futuro
Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha riconosciuto la presenza di criticità e la necessità di interventi più incisivi per ridurre le liste d’attesa. Schillaci ha evidenziato che la strada tracciata dall’attuale normativa è corretta, ma ammette che c’è ancora molta strada da fare.
Il ministro ha ribadito l’impegno del governo a completare le disposizioni normative mancanti e a rafforzare le attività di monitoraggio e controllo. Le priorità indicate riguardano soprattutto il potenziamento delle strutture sanitarie pubbliche e un uso più razionale delle risorse.
Collaborazione e trasparenza per le sfide future
Per il governo rimane fondamentale trovare un equilibrio tra risposte immediate ai cittadini e riforme strutturali che possano assicurare sostegno duraturo al sistema sanitario. Di fatto, la questione delle liste d’attesa è una delle sfide principali per la sanità italiana nel 2025.
Schillaci ha poi sottolineato come la collaborazione tra ministero, regioni e strutture ospedaliere sarà determinante per realizzare progressi importanti. La trasparenza e il coinvolgimento di tutte le parti in causa diventeranno strumenti chiave per affrontare una criticità che investe milioni di persone in tutto il Paese.