Produzione pmi in Emilia-Romagna in calo nel primo trimestre 2025 nonostante il segno positivo del settore alimentare

Produzione pmi in Emilia-Romagna in calo nel primo trimestre 2025 nonostante il segno positivo del settore alimentare

Nei primi mesi del 2025, le piccole e medie imprese industriali in Emilia-Romagna registrano calo di produzione e fatturato, con crescita solo nel settore alimentare; moda e metallurgia in forte difficoltà.
Produzione Pmi In Emilia Romag Produzione Pmi In Emilia Romag
Nei primi mesi del 2025, le PMI industriali dell’Emilia-Romagna hanno registrato un calo di produzione e fatturato, con l’unico settore alimentare in crescita; la situazione incerta frena investimenti e prospettive di ripresa. - Gaeta.it

Nei primi mesi del 2025, le piccole e medie imprese dell’industria in senso stretto in Emilia-Romagna hanno registrato un calo della produzione e del fatturato. Questi numeri riflettono un periodo difficile che segue la contrazione già evidenziata nella seconda metà del 2024. Il rallentamento interessa vari comparti industriali, con qualche eccezione soprattutto nel settore alimentare e delle bevande, unico ambito a mostrare segnali di crescita.

Andamento della produzione e del fatturato nelle pmi industriali emiliane inizio 2025

Tra gennaio e marzo, la produzione delle pmi industriali in Emilia-Romagna è scesa del 3,2%, secondo i dati elaborati da Unioncamere, Intesa Sanpaolo e Confindustria. Questa diminuzione si aggiunge a una contrazione che si era già verificata nell’ultimo trimestre dell’anno precedente. Anche il fatturato ha subito una flessione, attestandosi a -3%, nonostante il lieve incremento delle vendite all’estero pari allo 0,7%.

Gli ordini sono diminuiti del 2,5%, confermando un clima di debolezza per il settore. Il grado di utilizzo degli impianti produttivi è sceso al 72,8%, un valore che indica un ricorso meno intenso agli strumenti di lavoro. Il portafoglio ordini assicura una copertura inferiore alle 12 settimane, con 11,6 settimane di produzione garantita.

Questi numeri significano che le imprese lavorano a ritmi più bassi e con meno certezze sul futuro prossimo. Il quadro complessivo appare segnato da una domanda interna ed estera debole, che influisce sulle decisioni delle aziende soprattutto in termini di investimenti e programmazione.

Performance dei diversi settori industriali: alimentare in crescita, moda e metallurgia in difficoltà

L’unico settore industriale a mostrare risultati positivi nei primi tre mesi del 2025 è quello alimentare e delle bevande. Qui il fatturato ha segnato un +1,3%, mentre la produzione è aumentata dello 0,9% e gli ordini dello 0,6%. Questo segmento continua a reggere meglio rispetto agli altri grazie anche alla domanda interna solida e a mercati esteri favorevoli, almeno per alcune filiere.

Al contrario, il settore della moda porta un segno negativo pesante. I ricavi sono scesi del 6,6%, la produzione è diminuita del 5,9% e gli ordini del 3,4%. Questo scenario riflette le difficoltà accumulate nel corso degli ultimi anni e la ridotta propensione alla spesa nel comparto tessile e dell’abbigliamento.

La metallurgia e le lavorazioni metalliche confermano la recessione. Il fatturato cala del 4,7%, mentre la produzione si riduce del 5,6%. Settori come l’industria meccanica, elettrica e dei mezzi di trasporto registrano una contrazione della produzione del 3,1%, dato indicativo delle tensioni e dei ritardi nelle commesse.

Questi risultati mostrano quanto variabile sia la situazione nelle diverse chimere produttive regionali, con segmenti più esposti alle fluttuazioni del mercato globale e altri che resistono meglio alla crisi.

Impatto sulle imprese di dimensioni diverse e conseguenze per l’occupazione e gli investimenti

La contrazione ha colpito in maniera differente le imprese in base alla loro dimensione. Le aziende di piccole dimensioni hanno subito un calo medio dell’attività del 4,3%, superiore a quello delle imprese medio-grandi che, seppure in difficoltà, hanno visto una contrazione più contenuta del 3,4%.

Questa differenza mette in evidenza le maggiori fragilità e le risorse più limitate a disposizione delle realtà minori, più esposte alle oscillazioni dei mercati e con una capacità più ridotta di assorbire shock economici.

Il quadro fa emergere un clima di incertezza per i prossimi mesi, che frena la volontà di investire in nuovi progetti o tecnologie. Le imprese faticano a pianificare interventi a medio e lungo termine, proprio mentre si moltiplicano le sfide legate ai costi energetici, alla competizione internazionale e al cambiamento dei modelli produttivi.

Analisi del presidente unioncamere valerio veronesi sul contesto industriale regionale

Valerio Veronesi, presidente di Unioncamere Emilia-Romagna, ha commentato i dati sottolineando come la situazione di incertezza sia ormai diventata stabile, senza segnali di miglioramento nel breve periodo. Veronesi ha evidenziato che le imprese di fronte a costi elevati e difficoltà burocratiche rallentano gli investimenti, rallentando così il tessuto produttivo regionale.

Secondo Veronesi, per reagire alla crisi occorre intervenire sui costi energetici e semplificare le procedure per gli investimenti. Fondamentale sarebbe trasformare le piccole imprese in realtà capaci di proporre nuove idee e modelli imprenditoriali, mantenendo alto l’interesse dei giovani verso le filiere industriali locali.

Ha inoltre ribadito l’importanza della formazione professionale, vista come chiave per trattenere talenti e costruire la futura domanda di lavoro in Emilia-Romagna. Questi aspetti appaiono cruciali in un momento in cui la pianificazione a lungo termine appare bloccata e la capacità di innovare rischia di venire compromessa da condizioni avverse.

Change privacy settings
×