La procura di catania ha deciso di fare appello contro un’altra sentenza di assoluzione emessa dal tribunale etneo. Dopo un caso che coinvolgeva un professore universitario, ora l’attenzione è rivolta a un militare accusato di violenza sessuale, maltrattamenti, stalking e lesioni nei confronti della sua ex compagna. La vicenda, complessa e articolata, era giunta a una prima sentenza a gennaio 2025, con motivazioni depositate il mese successivo e lunghe più di sessanta pagine.
Dettagli del caso e richiesta di condanna
L’inchiesta riguarda accuse molto gravi che includono violenza sessuale e maltrattamenti in famiglia. Gli atti descrivono episodi di insulti continui e violenze ripetute, in cui si ipotizzavano persino rischi di aborto per la donna coinvolta. Nonostante questo, e senza ignorare che la coppia ha avuto un bambino durante il periodo oggetto dell’indagine, il tribunale di catania ha ritenuto che le prove raccolte non mostravano una netta e costante sopraffazione da parte del militare. La procura invece aveva chiesto una condanna a nove anni di carcere, giudicando fondata la violenza descritta.
Nel referto del 5 marzo 2018, prodotto come prova, emergono diagnosi di trauma addominale con segni di tentato strangolamento e numerosi ematomi distribuiti tra collo e braccia. Questi certificati parlano di una prognosi di dieci giorni, una testimonianza clinica che avrebbe dovuto pesare nella decisione finale. Inoltre, il figlio maggiore della donna, da una relazione precedente, ha riferito di aver udito urla in casa, evento a sostegno delle accuse.
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Dubbi del tribunale sull’attendibilità della vittima
Il tribunale di catania ha sollevato forti dubbi sulla credibilità della donna, soprattutto in relazione al ritardo con cui ha presentato denuncia contro l’ex compagno. Una questione centrale è il caso di un’aggressione nell’inverno del 2017, per cui è stata presentata una foto in cui la vittima mostra evidenti segni di percosse al volto e al braccio. La testimonianza della madre della donna ha supportato il quadro di violenza, ma non è stata sufficiente a convincere i giudici.
Inoltre, i magistrati si sono domandati perché, nel 2018, quando un carabiniere si è recato a casa della vittima per un sopralluogo, lei non abbia raccontato i fatti di abusì precedenti. L’agente ha infatti redatto un verbale dove confermava i segni di arrossamento sul braccio della donna. Considerando che dal 2019 è entrato in vigore il codice rosso, che tutela le vittime di violenza domestica, i giudici si sono interrogati sui motivi del silenzio, mettendo in discussione la coerenza temporale della denuncia.
Incertezze sulla dinamica degli episodi e sulle prove raccolte
Oltre a mettere in dubbio la testimonianza della vittima, il tribunale ha evidenziato perplessità sulla dinamica degli scontri descritti. In particolare, i giudici hanno sottolineato che non è stato possibile ricostruire con chiarezza chi fosse l’aggressore e chi invece si sia difeso. La donna aveva dichiarato di essere diventata afona per le botte subite, una circostanza che contrasta con la testimonianza del figlio e con l’assenza di urla confermate da altri elementi.
Valutazione dei documenti e delle testimonianze
Tra i documenti all’esame c’è anche l’episodio del marzo 2018 che, pur con prognosi medica espressa, non è stato sufficiente per stabilire un quadro di violenza sistematica. Il tribunale ha evocato pure l’ipotesi di uno scontro reciproco, e non di un abuso unilaterale da parte dell’imputato. Questa considerazione ha inciso sul giudizio di non colpevolezza, provocando però la reazione della procura che, convinta della fondatezza dell’accusa, ha deciso di presentare ricorso.
La partecipazione degli organi investigativi ha portato a raccogliere materiali probatori difficili da interpretare, con testimonianze e certificati che si contraddicono o lasciano aperti dubbi determinanti. Il procedimento rimane uno dei casi più discussi nella provincia di catania, in un contesto giudiziario che mostra ancora le sue difficoltà nell’affrontare le denunce di violenza domestica.
“Un caso che mette in luce le complessità e le sfide delle indagini su episodi di violenza, specialmente quando i riscontri appaiono contraddittori”, hanno commentato fonti investigative.