Processo in appello per l’uomo condannato a Torino per il pestaggio dell’ex compagna ma assolto dai maltrattamenti

Processo In Appello Per Le28099Uomo

Appello per l’uomo condannato a Torino per il pestaggio dell’ex compagna. - Gaeta.it

Armando Proietti

12 Settembre 2025

Un uomo di Torino è stato condannato a un anno e sei mesi per un’aggressione violenta contro l’ex compagna ma assolto dall’accusa di maltrattamenti. La sentenza, però, ha scatenato dibattiti e un ricorso è già stato presentato dalla procura. Tutti i dettagli, compresa la reazione delle parti coinvolte e le contestazioni legali, fanno luce su una vicenda che ha sollevato tensioni nel dibattito pubblico.

La condanna a Torino per le lesioni subite dalla donna

Il 28 luglio 2022, Lucia R., una donna di 44 anni, è stata vittima di un’aggressione così grave da richiedere un intervento medico complesso. Per la ricostruzione del suo volto sono state necessarie 21 placche di titanio, un indicatore della gravità del pestaggio. Davanti al tribunale, la procura aveva chiesto una pena severa, pari a 4 anni e mezzo, per il responsabile dell’aggressione.

Il tribunale però ha deciso diversamente, condannando l’imputato solo per lesioni. Nel testo della sentenza, redatta dal giudice Paolo Gallo con la presenza di due colleghe, viene evidenziato che gli insulti e le minacce rivolti alla donna, sebbene riconosciuti, devono essere inseriti nel contesto della “dissoluzione della comunità domestica”, un rapporto di venti anni interrotto bruscamente dalla vittima. Il tribunale ha così manifestato una sorta di “comprensione umana” verso l’imputato, scagionandolo dall’accusa di maltrattamenti.

La reazione della procura e il ricorso per la sentenza

Cesare Parodi, procuratore aggiunto a Torino e presidente dell’Associazione nazionale magistrati, ha dato notizia di un ricorso in appello contro questa sentenza. Parodi guida il pool che si occupa di reati contro persone vulnerabili e ha ribadito quanto sia difficile in questi casi ottenere condanne per maltrattamenti, a causa della vaghezza della fattispecie penale.

Ha inoltre sottolineato di essere rimasto colpito dal linguaggio usato nel provvedimento, tanto che la procura chiede alla Corte d’appello di pronunciarsi in merito all’interpretazione e all’inquadramento degli insulti e delle minacce come elementi da contestualizzare, una posizione che, secondo Parodi, potrebbe non essere allineata con i criteri della Corte europea dei diritti dell’uomo. La discussione quindi si sposta anche sulla correttezza giuridica delle argomentazioni adottate dal tribunale.

La polemica sollevata e la difesa dei giudici da parte degli avvocati

La sentenza ha scatenato una serie di polemiche che hanno raggiunto anche la commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio. In risposta, gli avvocati della Camera penale del Piemonte occidentale hanno espresso la loro preoccupazione verso una campagna mediatica e politica che, a loro dire, si basa su informazioni errate o travisate.

Hanno messo in guardia contro la “narrazione distorta” che alimenta il dissenso sui social media senza considerare il contenuto reale della sentenza. Secondo questi legali, il giudice deve poter decidere senza pressioni esterne, tanto meno da parte di politici o gruppi di opinione. La loro posizione difende la libertà dell’organo giudiziario come pilastro fondamentale dello stato di diritto, contro qualunque tentativo di condizionamento esterno.

La vicenda resta aperta, con il processo in appello che potrebbe chiarire i confini tra aggressione, maltrattamenti e contesto sociale nel delicato nodo delle relazioni familiari.