Il cielo di Marte, il cosiddetto Pianeta Rosso, a volte si illumina di verde per via delle aurore, luci nate dall’incontro tra particelle solari e l’atmosfera marziana. Per la prima volta, gli scienziati sono riusciti a mettere a punto metodi per prevedere questi fenomeni. Un passo avanti importante, soprattutto in vista delle future missioni umane sul pianeta.
Aurore Marziane: come nascono e perché
Le aurore si formano quando particelle cariche inviate dal Sole si scontrano con atomi e molecole dell’atmosfera. Qui sulla Terra, il campo magnetico guida queste particelle verso i poli, dando vita alle aurore boreali e australi. Su Marte, invece, il campo magnetico globale è sparito milioni di anni fa. Così le particelle solari colpiscono il pianeta senza una direzione precisa, creando un bagliore verde diffuso. A produrre questa luce sono gli atomi di ossigeno, che si trovano a circa 100 chilometri sopra la superficie. Queste aurore si scatenano durante forti tempeste solari, che portano anche radiazioni pericolose, un rischio non da poco per gli astronauti. Capire quando si presentano può quindi dare un importante anticipo per prendere precauzioni.
Il rover Perseverance e le prime immagini delle aurore
Il rover Perseverance della NASA ha scattato la prima foto di un’aurora marziana visibile il 18 marzo 2024. Poi, il 18 maggio, ne è stata catturata un’altra. Questi scatti sono stati presentati all’Europlanet Science Congress–Division for Planetary Sciences di Helsinki. Elise Knutsen, ricercatrice dell’Università di Oslo, ha spiegato come il suo team abbia creato nuovi strumenti per anticipare l’arrivo delle aurore su Marte. Queste osservazioni non solo confermano la loro presenza, ma mostrano che il sistema di previsione funziona davvero. Le immagini di Perseverance diventano così la base per migliorare il monitoraggio e sviluppare modelli più precisi.
Aurore Su Marte e sulla Terra: le differenze più grandi
Prevedere le aurore sulla Terra è più semplice, grazie a decenni di dati e a uno studio approfondito del campo magnetico e delle tempeste solari. Su Marte, invece, la mancanza di un campo magnetico globale rende tutto più complicato. Il team ha puntato le telecamere del rover verso il cielo dopo le espulsioni di massa coronale dirette al pianeta. Queste esplosioni solari lanciano enormi quantità di particelle, e se sono abbastanza veloci, aumentano le possibilità di vedere aurore. Il metodo si basa su dati solari in tempo reale, ma senza uno scudo magnetico, il fenomeno è più diffuso e meno concentrato rispetto a quello terrestre.
Le difficoltà nel prevedere e osservare le aurore su Marte
Per riuscire a prevedere un’aurora su Marte serve programmare le osservazioni con qualche giorno di anticipo rispetto all’arrivo delle particelle solari. I comandi per il rover devono essere inviati dalla Terra almeno tre giorni prima, il che costringe a scelte preventive. Tra il 2023 e il 2024, il team ha fatto otto tentativi: i primi non hanno avuto successo perché le CME non erano abbastanza intense. Poi, concentrandosi su eventi solari più forti e veloci, sono riusciti a catturare due aurore verdi brillanti. Questi risultati rappresentano un passo avanti per capire le tempeste solari su Marte e proteggere gli astronauti. Migliorare la previsione aiuterà chi andrà sul pianeta a trovare riparo dalle radiazioni pericolose.
Le osservazioni di Perseverance continuano a fornire dati fondamentali per studiare come il Sole interagisce con l’atmosfera di Marte, aprendo la strada a previsioni più affidabili delle aurore e a una comprensione più chiara dell’ambiente marziano.