Una svolta potrebbe essere dietro l’angolo nel caso della donna deceduta lo scorso luglio all’ospedale di Chivasso , rimasta per oltre un anno senza nome e senza parenti che ne reclamassero il corpo. Dopo che la procura di Ivrea ha autorizzato la diffusione delle immagini e la loro trasmissione nel programma “Chi l’ha visto?”, alcune persone hanno segnalato di riconoscerla, indicando che si tratterebbe di un’italiana di 47 anni. Le informazioni raccolte sono state girate ai carabinieri, che stanno ora approfondendo.
Riconoscimento grazie alla tv, un colpo di scena
Per mesi la donna senza documenti e senza identità è rimasta un mistero. Dopo la sua morte in ospedale a luglio 2024, il corpo è rimasto in congelatore per quasi un anno e mezzo senza che nessuno riuscisse a identificarla o a far emergere segnalazioni. La procura di Ivrea ha quindi deciso di autorizzare la diffusione delle immagini, affidandosi al pubblico di “Chi l’ha visto?” per cercare qualche indizio. Ed è arrivata una risposta.
Alcuni telespettatori hanno riconosciuto nella donna una 47enne italiana di cui si erano perse le tracce da tempo. Se questa pista dovesse confermarsi, sarebbe una svolta importante: finalmente si potrebbe dare un nome, un volto e una storia a quella che fino a oggi era rimasta solo una “persona sconosciuta”. La redazione del programma ha subito passato le segnalazioni ai carabinieri, che ora indagano a fondo.
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Alias e false piste: le difficoltà degli investigatori
Gli inquirenti, guidati dal capitano Urbano Marrese della compagnia di Chivasso, hanno dovuto fare i conti con una lunga serie di ostacoli. La donna, infatti, non aveva documenti validi e negli anni aveva usato diversi nomi falsi. Al momento del ricovero si era presentata come Evelina Valle, ma questo nome è risultato inventato. In passato aveva usato anche Giovanna, Margherita, Elena, dichiarando origini diverse – Italia, Francia, Svizzera – e date di nascita tra il 1978 e il 1981.
Tutte queste informazioni contrastanti hanno rallentato molto le indagini, senza permettere collegamenti con registri anagrafici o denunce di scomparsa. Non sono state trovate impronte digitali compatibili o altre tracce utili. Ecco perché la diffusione del suo volto in tv è stata una mossa decisiva, capace di far emergere ricordi e segnalazioni che fino a quel momento erano rimaste nascoste.
La solitudine e il costo di un corpo senza nome
Per quasi un anno e mezzo il corpo della donna è rimasto nelle celle frigorifere del cimitero di Chivasso. Nel frattempo, il Comune ha dovuto sostenere spese per quasi ventimila euro solo per la custodia della salma. Nessun familiare si è mai fatto avanti per reclamarla. A agosto 2025 la donna è stata infine sepolta nel cimitero di via Favorita sotto una lapide anonima, con l’iscrizione: “Persona sconosciuta, sesso femminile?”
Questa vicenda ha acceso riflessioni sul dramma di chi resta senza legami familiari o sociali. La “donna senza nome” è diventata un simbolo dell’abbandono, ma anche dell’importanza di restituire dignità e identità a chi scompare, anche dopo la morte. Il funerale d’ufficio è solo un passaggio formale, che però lascia aperto il bisogno di memoria e riconoscimento.
Cosa succederà adesso: le indagini proseguono
I carabinieri stanno ora incrociando le informazioni raccolte grazie alle segnalazioni con i dati già in archivio. Si procederà con il confronto di fotografie, la ricerca di eventuali denunce o segnalazioni rimaste senza risposta e, se necessario, con l’analisi delle impronte digitali. Potrebbero essere fatti anche esami del DNA per verificare legami con presunti familiari o persone scomparse.
Gli investigatori procedono con cautela per evitare errori che potrebbero compromettere il lavoro. Se le verifiche daranno esito positivo, l’identità della donna sarà finalmente accertata e i parenti avvertiti. Quel volto anonimo potrà così tornare a essere una persona con un nome, una storia e legami.
Una comunità che non dimentica
Il caso ha coinvolto diverse realtà di Chivasso e del Canavese: chi ha gestito la custodia della salma, chi ha seguito le indagini e tanti cittadini che hanno partecipato emotivamente grazie alla trasmissione di Rai 3. La possibile identificazione riaccende la speranza che nessuno debba restare per sempre senza nome.
Mostrare quel volto in tv ha creato un ponte con il passato di quella donna. Ora, l’idea di chiudere un anno e mezzo di solitudine è anche un gesto di rispetto per la sua dignità. La tomba anonima potrebbe presto trasformarsi in un luogo di ricordo vero, non più simbolo di abbandono. Fino ai risultati definitivi, la vicenda resta sotto i riflettori di chi continua a cercare risposte per chi scompare o viene dimenticato.