Pier Giorgio Frassati, da giovane torinese a simbolo di impegno sociale e cristiano contro il fascismo

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Pier Giorgio Frassati, esempio di fede e impegno sociale contro il fascismo. - Gaeta.it

Elisabetta Cina

7 Settembre 2025

Pier Giorgio Frassati, nato a Torino nel 1901, è una figura significativa del primo Novecento, capace di coniugare vita giovanile, passione sportiva e attenzione verso i più poveri. Cresciuto in un ambiente borghese, si distinse presto per il suo impegno a favore dei meno fortunati, diventando un punto di riferimento per l’azione cattolica e la resistenza antifascista giovanile.

Origini familiari e formazione scolastica di un giovane torinese d’inizio secolo

Pier Giorgio Frassati nacque il 6 aprile 1901 a Torino, in una famiglia dell’alta borghesia cittadina. Il padre Alfredo era direttore del quotidiano La Stampa, testata di rilievo nel panorama italiano. La madre, Adelaide Ametis, fu una presenza importante nella sua infanzia. Un anno dopo la sua nascita nacque la sorella Luciana, con cui condivise un legame stretto, fatto di giochi e studio. La sua formazione iniziò nella scuola pubblica Massimo d’Azeglio, per poi proseguire presso l’Istituto Sociale dei Gesuiti, esperienza che influenzò profondamente la sua spiritualità e il suo modo di vivere.

Nonostante le origini agiate, Pier Giorgio si avvicinò ai poveri della città, assumendo un ruolo attivo tra loro. Era noto per portare gli aiuti a piedi o con carretti, un’attività che gli amici chiamavano scherzosamente “Frassati Impresa Trasporti”. La sua fede si manifestava in modo concreto: partecipava ogni giorno alla messa, pregava, si confessava regolarmente e meditava la Parola di Dio. La scuola e la parrocchia furono per lui luoghi di formazione spirituale e sociale che segnarono la sua crescita.

Un giovane tra impegno sociale, politica e attività sportive

Nel 1918 si iscrisse a ingegneria mineraria, scelta motivata dal desiderio di stare vicino ai minatori, considerati tra le categorie operaie più umili in Italia. La conoscenza diretta delle loro condizioni influenzò la sua idea di giustizia sociale. Nel 1920 aderì al Partito Popolare Italiano, animato da ideali cattolici sociali. Durante gli anni trascorsi con il padre in Germania, Pier Giorgio visitò i quartieri più poveri e conobbe le realtà delle associazioni cattoliche di giovani lavoratori tedeschi, rafforzando il suo impegno.

Nel settembre 1921, a Roma, partecipò a una manifestazione della Gioventù Cattolica. Durante l’evento difese con fermezza la bandiera del suo circolo dall’attacco delle Guardie Regie, gesto che gli costò l’arresto. Politicamente mantenne una distanza critica rispetto al consenso crescente verso il fascismo, opponendosi ad alcune posizioni del suo stesso Partito Popolare che tendevano ad avvicinarsi al nuovo regime.

La passione per la montagna lo portò a iscriversi al Club Alpino Italiano, dove organizzava escursioni con un gruppo di amici, la Società dei Tipi Loschi. Questi momenti all’aria aperta divennero anche occasioni per diffondere ideali cristiani. Parallelamente coltivava interessi culturali come teatro, opera, musei, pittura e musica: un giovane con gusti raffinati ma sempre attento alle necessità altrui.

La malattia e la morte che rivelarono il valore della sua esperienza

Quando mancavano pochi esami alla laurea, Pier Giorgio Frassati si ammalò di poliomielite. Trascorse gli ultimi giorni a Torino, dove morì il 4 luglio 1925. La malattia sembra sia stata contratta durante i frequenti incontri con persone in condizioni di povertà, segno della dedizione con cui prestava aiuto. Due giorni dopo, al suo funerale si radunò una folla numerosa, composta da persone comuni e amici, a testimonianza dell’impatto della sua vita.

La sua esperienza uscì allora dalla dimensione privata per diventare un segno pubblico di fede e impegno sociale. Papa Leone XIII lo ricordò nell’omelia, sottolineando come fosse noto nelle strade di Torino per gli aiuti portati. Il cardinale Marcello Semeraro, Prefetto delle Cause dei Santi, ha ricordato che Frassati “non si limitava a parole ma affrontava anche fisicamente i fascisti, dimostrando coraggio e passione civile.”

Il percorso di Pier Giorgio, dalla famiglia torinese ai sentieri alpini, dai circoli politici alle baraccopoli, offre il ritratto di un giovane che visse coerente con la sua fede. La sua breve esistenza racconta un impegno senza compromessi e un amore concreto verso il prossimo, aspetti che continuano a vivere nella memoria collettiva e religiosa italiana.