Peggiorano le condizioni di vita e aumenta la repressione nel cpr di Gradisca d'Isonzo, sospetta epidemia di scabbia in corso

Peggiorano le condizioni di vita e aumenta la repressione nel cpr di Gradisca d’Isonzo, sospetta epidemia di scabbia in corso

Le condizioni di vita nel centro di permanenza per i rimpatri di Gradisca d’Isonzo peggiorano a causa di sovraffollamento, scabbia e repressione da parte della polizia, con denunce della rete No Cpr.
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Il centro di permanenza per i rimpatri di Gradisca d’Isonzo versa in condizioni igieniche precarie, con un focolaio di scabbia e frequenti episodi di repressione e violenze da parte delle forze dell’ordine, alimentando tensioni e critiche sulla gestione del centro. - Gaeta.it

Le tensioni all’interno del centro di permanenza per i rimpatri di Gradisca d’Isonzo, in provincia di Gorizia, crescono giorno dopo giorno. Lamentele su condizioni igieniche precarie e un peggioramento generale delle condizioni di vita si aggiungono a un sospetto focolaio di scabbia tra i trattenuti. In questo scenario, aumentano gli episodi di repressione da parte delle forze dell’ordine, come mostrano video e segnalazioni ricevute da gruppi attivi nella difesa dei diritti dei migranti.

Le condizioni di vita nel cpr di Gradisca d’Isonzo si aggravano

Le segnalazioni raccolte da fonti interne indicano un deterioramento progressivo delle condizioni abitative nel centro di Gradisca d’Isonzo. I trattenuti lamentano spazi sovraffollati e pulizia carente, che aggravano la presenza di infezioni cutanee e altre malattie. A questo si aggiunge una qualità del cibo giudicata inadeguata rispetto alle necessità quotidiane. Il degrado strutturale e gestionale sembra incidere direttamente sul benessere psicofisico delle persone trattenute.

Diffusione della scabbia: un problema di salute urgente

La scabbia, una patologia facilmente trasmissibile in ambienti affollati e con scarsi standard igienici, appare ormai diffusa tra i trattenuti. I segnali sono stati raccolti attraverso le analisi medico-sanitarie interne e le denunce da parte dei migranti. La diffusione della malattia solleva preoccupazioni anche sotto il profilo della salute pubblica, vista la mancanza di adeguate misure di controllo e di isolamento.

Repressione e violenze durante la detenzione: video e testimonianze

Accanto alle scarse condizioni di vita si registra un’intensificazione delle misure repressive. Un video diffuso dalla rete No Cpr su canali social mostra l’intervento della polizia antisommossa all’interno del centro. Nel filmato si vede un uomo, trattenuto e vestito solo con gli slip, circondato dagli agenti. L’uomo viene strattonato e spinto con gli scudi verso una stanza attigua: secondo le testimonianze raccolte dagli attivisti qui sarebbe stato sottoposto a una violenta colluttazione.

L’intervento della polizia visto da un trattenuto

Il video, ripreso da un altro trattenuto, si interrompe nel momento in cui la scena si sposta sull’uomo, impedendo di ricostruire con certezza gli sviluppi immediati di quell’intervento. Le testimonianze di chi si occupa dei diritti dei migranti indicano però che questo episodio rappresenta una delle tante situazioni di violenze fisiche e pressioni psicologiche subite regolarmente dalle persone trattenute.

La rete no Cpr denuncia frequenti episodi di violenza

Gli attivisti della rete No Cpr denunciano di ricevere segnalazioni riguardo episodi simili almeno una volta a settimana. Secondo le loro fonti, la gestione del centro si basa spesso su interventi duri, in risposta a proteste o tentativi di rivendicazione da parte dei detenuti. La repressione si traduce in controlli serrati, uso della forza e isolamento coattivo.

Le testimonianze raccolte dall’esterno raccontano di un ambiente teso, con poche garanzie per il rispetto dei diritti fondamentali. La rete No Cpr segnala che le condizioni nel centro di Gradisca d’Isonzo rischiano di peggiorare ulteriormente se non vengono prese misure per arginare la diffusione delle malattie e per migliorare la qualità della vita dei trattenuti. Gli episodi di violenza rappresentano inoltre un campanello d’allarme rispetto alla gestione complessiva degli istituti di permanenza per i rimpatri, che in Italia sono oggetto di numerose critiche per condizioni spesso difficili e poco trasparenti.

Le richieste di maggiore trasparenza e controlli esterni sulle condizioni del centro restano al centro del dibattito pubblico, mentre la situazione sul territorio continua a scivolare verso una stabilità fragile e un clima di crescente conflittualità.

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