Partiti divisi e indicazioni contrastanti in vista del referendum dell’8 e 9 giugno

Partiti divisi e indicazioni contrastanti in vista del referendum dell’8 e 9 giugno

Il referendum dell’8 e 9 giugno 2025 divide i partiti italiani su lavoro e cittadinanza, con posizioni contrastanti tra astensione, sì e no che complicano le scelte degli elettori e il raggiungimento del quorum.
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Il referendum dell’8-9 giugno 2025 divide i partiti italiani su lavoro e cittadinanza, con posizioni frammentate tra astensione, sì e no, complicando le scelte degli elettori. - Gaeta.it

Il referendum previsto per l’8 e 9 giugno 2025 ha diviso i principali partiti italiani su cinque quesiti riguardanti lavoro e cittadinanza. Le indicazioni di voto fornite ai propri sostenitori variano molto: ci sono partiti che invitano all’astensione, altri a votare o no, e alcuni che lasciano libertà di scelta. Questo quadro composito rende difficile orientarsi tra le posizioni dei leader e seguire una linea comune per gli elettori.

Le scelte nette della maggioranza: astensione o no ai referendum

Nella coalizione di governo le indicazioni risultano relativamente più semplici da decifrare. Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia si sono allineati dietro una posizione decisa: non partecipare al voto, quindi optare per l’astensione. Questa decisione ha sollevato discussioni, soprattutto perché sostenuta da figure di rilievo come Ignazio La Russa, che ha sottolineato la necessità di non legittimare il referendum in questa forma. L’eccezione più significativa arriva da Noi Moderati, la formazione guidata da Maurizio Lupi. Questo partito incoraggia i suoi iscritti a recarsi alle urne e a votare no su tutti e cinque i quesiti, scegliendo così una linea diversa da quella degli alleati tradizionali.

Il mosaico variegato dell’opposizione: tra no, sì e scelte condizionate

Nel campo dell’opposizione il panorama si fa più complicato e frammentato. Alleanza Verdi e Sinistra si mostra compatta con un invito al voto favorevole su tutti i quesiti, spingendo per un chiaro 5 sì. Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli incarnano questa posizione senza riserve. Il Partito democratico presenta invece una spaccatura interna evidente. La segretaria Elly Schlein ha dichiarato il suo sostegno ai 5 sì, ma la corrente cosiddetta “riformista” ha deciso di differenziarsi. Alcuni esponenti di spicco del Pd, come Giorgio Gori e Marianna Madia, hanno annunciato attraverso una lettera pubblicata su Repubblica di intendere votare sì soltanto per i referendum su cittadinanza e imprese appaltanti, mentre per gli altri tre quesiti opteranno per il ritiro della scheda. Questa scelta mira a non compromettere il raggiungimento del quorum minimo del 50% +1 dei votanti, indispensabile perché il referendum sia valido.

Le posizioni articolate di M5s e +Europa sul voto ai referendum

Anche il Movimento 5 stelle si presenta con indicazioni di voto articolate. Il partito sostiene formalmente quattro sì, quelli riferiti ai quesiti sul lavoro portati dalla Cgil; mentre per la riforma sulla cittadinanza lascia libertà di scelta ai propri iscritti. Il leader Giuseppe Conte ha annunciato pubblicamente che si esprimerà con un sì su tutti e cinque i quesiti, nonostante quest’ultimo punto lasci spazio a opinioni diverse all’interno del gruppo. +Europa, parte del comitato promotore del referendum sulla cittadinanza, conferma un sì sicuro su questo quesito. Per quanto riguarda i quesiti sul lavoro, invece, il partito di Riccardo Magi sostiene solo quello sugli appalti e contrasta gli altri tre, ritenendoli legati a vecchie impostazioni del Jobs Act.

La prospettiva di italia viva e azione: no ai quesiti sul lavoro, sì alla cittadinanza

Italia viva segue una linea decisa, soprattutto per quanto riguarda il mercato del lavoro. Matteo Renzi ha indicato ai suoi militanti un no chiaro ai quesiti che riguardano il reintegro e le cause di contratti a termine. Sul tema della cittadinanza, invece, invita a votare sì. L’attenzione del partito si concentra però sul quorum, con l’invito a ritirare la scheda per evitare di abbassare la soglia valida del referendum. Anche Carlo Calenda e Azione si collocano su un orientamento simile: sì per la cittadinanza e no ai referendum promossi dalla Cgil sul lavoro. Questa posizione evidenzia una strategia chiara di separare le due questioni, mantenendo un atteggiamento critico verso i cambiamenti proposti nella regolamentazione contrattuale.

Il quadro delle indicazioni di voto in vista del referendum si mostra quindi molto articolato. Mentre la maggioranza continua a puntare sull’astensione o sul no netto, l’opposizione riflette divisioni e posizioni differenziate che lasciano aperto il dibattito sui temi proposti, complicando le scelte degli elettori e le prospettive sul raggiungimento del quorum necessario.

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