Paramount contesta boicottaggio artisti israeliani dopo manifesto firmato da 3900 operatori del cinema contro israel

Paramount Contesta Boicottaggi

Paramount respinge il boicottaggio degli artisti israeliani dopo il manifesto contro Israele firmato da 390 - Gaeta.it

Sara Gatti

13 Settembre 2025

La recente presa di posizione dei lavoratori del cinema a sostegno della Palestina ha acceso un acceso dibattito nel mondo dell’intrattenimento. Oltre 3.900 nomi del settore, tra registi, attori e produttori, hanno firmato un manifesto che invita a non collaborare con istituzioni israeliane, accusate di complicità in azioni contro il popolo palestinese. In risposta, Paramount ha diffuso una dichiarazione netta contro il boicottaggio nazionale degli artisti, sottolineando il ruolo cruciale della narrazione nella costruzione del dialogo e della comprensione.

La presa di posizione della paramount contro il boicottaggio di artisti israeliani

Paramount si è pronunciata in modo chiaro, per bocca di Melissa Zukerman, responsabile comunicazione della casa di produzione. Il messaggio sottolinea che, per la società, la narrazione ha un compito fondamentale: connettere persone, ispirare e conservare eventi e idee che definiscono la nostra realtà condivisa. In questo quadro, la scelta di escludere registi o artisti solo per la loro nazionalità viene considerata contraria all’obiettivo di costruire intese.

Zukerman ha respinto il boicottaggio come strumento non solo inefficace ma anche dannoso. Secondo la dichiarazione Paramount “mettere a tacere singoli artisti creativi” non aiuta la pace né favorisce il dialogo. Più coinvolgimento e comunicazione tra artisti, indipendentemente dal contesto geopolitico, risultano indispensabili per far circolare idee e storie nel cinema globale.

La società indica quindi l’intrattenimento come uno spazio da preservare per lo scambio narrativo, al di là di quali siano i confini o le divisioni politiche. Rappresentare la diversità delle voci è visto come un impegno concreto per mantenere viva la discussione internazionale attraverso le storie portate sullo schermo.

Il manifesto film Workers For Palestine e il rifiuto alla collaborazione con israel

Il manifesto alla base della polemica è stato pubblicato lunedì dall’organizzazione “Film Workers for Palestine”. Ha coinvolto centinaia di personalità con esperienze e riconoscimenti globali: vincitori di Oscar, Bafta, Emmy e Palma d’Oro si sono uniti a questa dichiarazione d’intenti. La protesta consiste nel rifiuto di prendere parte a progetti finanziati o prodotti da enti israeliani ritenuti “coinvolti nel genocidio e nell’apartheid contro il popolo palestinese”.

La definizione di complicità adottata nel documento include atti di insabbiamento o giustificazione di quelle azioni, oltre alla collaborazione diretta con il governo coinvolto in tali operazioni. Questa posizione ha una forte valenza politica e sociale, andandosi a collocare nel contesto più ampio del conflitto israelo-palestinese.

Il manifesto è partito da un primo gruppo di circa 1.200 firmatari. Tra loro ci sono nomi di rilievo nel cinema contemporaneo come Yorgos Lanthimos, Ava DuVernay, Asif Kapadia, Emma Seligman e Boots Riley, al fianco di attori quali Olivia Colman, Mark Ruffalo, Riz Ahmed, Tilda Swinton e Javier Bardem. L’elenco rappresenta un ampio ventaglio di talenti che ha deciso di dichiarare pubblicamente questa linea politica.

La crescita delle adesioni e il coinvolgimento di volti noti del cinema

Negli ultimi giorni, la lista dei firmatari ha superato i 3.900 nomi, aggiungendo nuove figure del cinema e della cultura popolare. Volti come Nicola Coughlan, Andrew Garfield e Bowen Yang, assieme a registi e produttori come Jonathan Glazer e Fisher Stevens, si sono uniti al coro di consenso contro le istituzioni israeliane coinvolte nelle accuse mosse dal manifesto.

Tra i nuovi firmatari ci sono anche Joaquin Phoenix e Rooney Mara. Entrambi hanno recentemente lavorato come produttori esecutivi di “The Voice of Hind Rajab”, un film drammatico ambientato a Gaza premiato al Festival di Venezia con il Gran Premio della Giuria. La coppia si è distinta anche per il gesto simbolico sul red carpet, indossando spille a favore della Palestina per sottolineare pubblicamente la propria posizione.

Questa escalation di adesioni indica un forte fermento nel mondo dell’arte e del cinema internazionale. La questione si pone oggi come crocevia tra etica, politica e libertà artistica, con le principali case di produzione che iniziano a dover prendere posizione pubblica su un tema così divisivo.

Paramount resta fino a questo momento la prima major a replicare apertamente alle richieste di boicottaggio rivolte al cinema israeliano, segnando un momento di confronto aperto e tensione nel cuore dell’industria dell’intrattenimento globale.