Le parole di papa Francesco alla riunione della Roaco hanno acceso una riflessione intensa sulle conseguenze delle guerre e del riarmo nel mondo contemporaneo. Il Pontefice ha sottolineato come conflitti vecchi e nuovi si ripercuotano sulle popolazioni, mettendo in discussione la pace e la giustizia internazionale. Lo sfondo resta quello di un mondo dove il denaro che dovrebbe sostenere scuole e ospedali finisce invece nelle tasche di chi alimenta la guerra.
La pace compromessa dall’ombra delle guerre e dal riarmo
Papa Francesco ha espresso un duro giudizio sulla lunga storia delle guerre, mettendo in evidenza l’assurdità di pensare che le azioni militari possano portare a una pace stabile. Ha ricordato come, dopo secoli di conflitti, sarebbe illogico attendersi una soluzione duratura da nuove escalation belliche o dalla corsa agli armamenti. La sua critica si focalizza su una visione miope che ignora il bene comune e la coesione tra i popoli.
Nel discorso alla Riunione delle Opere per l’Aiuto alle Chiese Orientali , ha evidenziato un paradosso: “mentre la gente è sempre più consapevole di quanto denaro venga speso per la produzione di armi, questi fondi potrebbero invece sostenere servizi essenziali come scuole e ospedali”. La realtà è opposta e amara: scuole e ospedali vengono distrutti in diverse aree di crisi, mentre la ricchezza si concentra nelle mani dei cosiddetti mercanti di morte.
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Questa dicotomia fra distruzione e costruzione segna drammaticamente le situazioni umanitarie globali. Papa Francesco ha ripetuto che “questa situazione alimenta odio, vendetta e divisioni profonde, rendendo più difficile realizzare una convivenza pacifica e rispettosa tra nazioni”.
Il diritto internazionale messo da parte a favore della forza bruta
Nel suo discorso, il Pontefice ha stigmatizzato il tentativo di sostituire il diritto e la legge con la forza. Ha descritto come, in diversi contesti, prevalga sempre più la regola del più forte, con governi o gruppi che cercano di imporre i propri interessi in barba alle norme internazionali.
Questa inversione di valori, secondo papa Francesco, rappresenta un danno enorme per l’umanità. Il diritto internazionale e le convenzioni sul diritto umanitario, pensate per tutelare i diritti dei popoli e dei singoli in tempo di crisi, vengono ignorate o aggirate. Il Papa ha definito questo atteggiamento “vergognoso” e “indegno”, lamentando che la forza militare spesso venga usata per obbligare gli altri invece di rispettare accordi e norme.
L’appello che emerge è rivolto a tutte le nazioni: tornare a rispettare i principi del diritto internazionale, recuperare il valore del dialogo e della mediazione. Il traffico delle armi e i conflitti ne sono una tragica conseguenza, ma anche un invito forte a riflettere sulle responsabilità politiche e morali di ciascuno.
L’impatto della guerra sulle popolazioni civili e le infrastrutture essenziali
Il discorso del papa non si limita a un appello teorico, ma richiama l’attenzione sulla sofferenza concreta di chi vive nelle zone colpite dai conflitti. Le guerre in atto danneggiano infrastrutture vitali come ospedali e scuole, servizi che costituiscono la base per la crescita e il benessere di ogni popolazione.
In molte aree, questi danni provocano un impoverimento rapido e profondo della qualità della vita, rendendo i territori meno sicuri e meno capaci di costruire un futuro stabile. La distruzione programmata o accidentale di strutture sanitarie e scolastiche ostacola chi vorrebbe riscattarsi e affrontare situazioni difficili.
La denuncia di papa Francesco evidenzia un dato spesso ignorato: le risorse utilizzate per alimentare la macchina della guerra potrebbero invece favorire un miglioramento delle condizioni di vita. Miliardi di euro spesi per armamenti sono soldi sottratti a progetti di sviluppo, ricostruzione e cooperazione internazionale, trasformando questo flusso di denaro in strumento di guerra e morte.
La sfida di ricostruire fiducia e coesione tra i popoli
Il cuore delle parole pronunciate dal Pontefice è la denuncia di una visione che mette al centro il dominio e la supremazia militare. Papa Francesco invita a cercare soluzioni fondate sulla coesione, sulla collaborazione e su una visione condivisa del futuro.
La pace, sostiene, “non può nascere da contrapposizioni e dalla violenza, ma da un impegno concreto degli Stati, delle istituzioni e delle comunità per difendere i diritti, promuovere il dialogo e costruire legami di solidarietà”. Senza uno sforzo collettivo, ogni tentativo di pace rischia di rimanere fragile e destinato a disfarsi.
La ribellione contro le false propagande legate al riarmo conta sugli occhi aperti delle popolazioni, che sempre più spesso si mostrano consapevoli e resistenti a modelli basati sulla guerra e sulla paura reciproca. Vela così si delinea la necessità di uno sguardo nuovo, che sappia andare oltre l’oggi e costruire radici solide per un domani differente.