Le indagini dei carabinieri del Nas di Torino hanno portato alla luce una serie di maltrattamenti sistematici ai danni di persone con gravi disabilità cognitive ospiti della comunità mauriziana a luserna san giovanni, in provincia di Torino. Otto operatori, tra cui sette operatori socio-sanitari e una psicoterapeuta, sono stati arrestati con l’accusa di maltrattamenti aggravati. Dietro questa rete di violenze ci sono pazienti particolarmente fragili, molti dei quali non ritenuti penalmente responsabili a causa delle loro condizioni di salute mentale.
L’avvio delle indagini e le prime denunce interne
L’inchiesta è partita da una segnalazione interna. Un dipendente della comunità, stanco di assistere a violenze ripetute, ha deciso di denunciare alle autorità prima la direzione della struttura e poi le forze dell’ordine. Questa scelta è stata decisiva per far emergere un fenomeno che era rimasto nascosto per tempo. La denuncia ha spinto i carabinieri del Nas di Torino a intervenire e a avviare accertamenti che ora confermano un quadro grave e inquietante.
Le indagini si sono concentrate nel dettaglio su comportamento e modalità di lavoro del personale, con particolare attenzione agli operatori più coinvolti. Sono state installate telecamere nascoste all’interno della comunità per monitorare le relazioni tra operatori e pazienti. Le immagini raccolte hanno mostrato maltrattamenti fisici e psicologici che hanno superato ogni limite di correttezza professionale e umana.
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Il contesto della comunità mauriziana e le condizioni dei pazienti
La comunità mauriziana di luserna san giovanni ospita circa quaranta pazienti con diverse disabilità, spesso gravi. Un numero importante di queste persone si trovano in condizioni tali da non poter essere ritenute legalmente responsabili per eventuali reati commessi in passato. Si tratta quindi di soggetti da tutelare, bisognosi di cure dedicate e di rispetto.
Invece, la struttura si è rivelata teatro di maltrattamenti, atti che hanno infranto non solo le regole della convivenza ma anche i diritti fondamentali delle persone. Le prove raccolte dagli inquirenti parlano di un clima dominato da sopraffazioni continue, impunità e silenzi. La fiducia che i pazienti avrebbero dovuto riporre in chi li assisteva si è trasformata in un legame violento e degradante.
Le violenze documentate dalla videosorveglianza
Le telecamere nascoste hanno registrato scene che mostrano un trattamento duro e ripetuto contro i pazienti. Gli operatori agivano con schiaffi per risvegliare i malati, usavano insulti pesanti per umiliare le persone disabili, e in alcuni casi immobilizzavano i pazienti a letto con la forza. Non mancavano episodi in cui venivano usati calci e pugni, soprattutto in situazioni in cui dovevano far alzare i pazienti o farli stare fermi.
Questi atti si ripetevano con frequenza, anche dopo l’arresto di tre operatori avvenuto ai primi di aprile, dimostrando la presenza di una mentalità che giustificava maltrattamenti e sopraffazioni. Gli sguardi dei malati colpiti, le minacce, le parole offensive sono state osservate oltre ogni limite durante le registrazioni effettuate dagli investigatori. La comunità si è dimostrata un luogo in cui le persone più fragili si sono trasformate in vittime continue.
Le accuse e il proseguimento dell’inchiesta coordinata dalla procura di torino
Gli otto operatori arrestati vengono accusati formalmente di maltrattamenti aggravati, con una serie di atti che si sono protratti per mesi dentro la comunità. Per uno degli operatori è stata avanzata anche l’ipotesi del reato di violenza sessuale.
La procura di Torino segue il caso con attenzione, raccogliendo materiale probatorio con interrogatori, verifiche e approfondimenti. La fase preliminare dell’inchiesta si basa su elementi ritenuti solidi: testimonianze, immagini e denunce che descrivono una realtà difficile da ignorare. Le autorità giudiziarie hanno messo in evidenza la necessità di tutela per le persone ospitate in queste strutture.
L’esito dell’indagine potrà segnare un precedente importante nel contrasto agli abusi sugli anziani e disabili dentro le comunità di assistenza e nelle strutture residenziali sul territorio piemontese e nazionale. Restano sul tavolo i problemi di vigilanza e responsabilità che emergono da quanto accaduto a luserna san giovanni.