La Groenlandia, territorio autonomo danese nel cuore dell’Artico, è diventata il centro di tensioni diplomatiche diplomatiche tra Danimarca e Stati Uniti. Diverse fonti indicano che cittadini americani vicini all’ex presidente Donald Trump avrebbero avviato operazioni segrete per spingere l’isola verso la secessione e l’annessione agli Usa. Questi eventi alimentano un clima di sospetto e preoccupazione su come potenze esterne agiscano per influenzare la politica locale in una regione strategica per risorse e controllo geopolitico.
Attività di infiltrazione di cittadini americani legati a trump in Groenlandia
Secondo un’inchiesta della televisione pubblica danese DR, almeno tre persone con legami con Donald Trump e il movimento Maga si sarebbero inserite nella società groenlandese con l’obiettivo di destabilizzare i rapporti tra l’isola e Copenaghen. Le fonti del reportage si basano su diverse testimonianze raccolte di cittadini locali che hanno avuto contatti con questi emissari.
I servizi segreti della Danimarca seguono da tempo questi soggetti. Uno di loro pare abbia compilato un elenco di groenlandesi favorevoli a un’eventuale annessione agli Stati Uniti, con l’intento di reclutarli per un movimento secessionista. Questa attività ricorda le classiche manovre di “soft power” volte a mettere in dubbio l’autonomia del territorio e la sua lealtà al Regno di Danimarca.
Già nel maggio precedente, il Wall Street Journal aveva portato alla luce attività statunitensi nella regione, indicando un interesse crescente su questa zona artica ricca di risorse naturali come metalli rari e energia. In risposta, l’amministrazione Trump aveva accusato il quotidiano di compromettere la sicurezza nazionale e l’ordine democratico, senza però smentire le attività indicate.
Danimarca convoca ambasciatore americano per chiarimenti sulle operazioni in Groenlandia
La reazione ufficiale del governo danese non si è fatta attendere. Dopo le rivelazioni delle presunte infiltrazioni, Copenaghen ha convocato l’ambasciatore degli Stati Uniti per richiedere spiegazioni. Lars Lokke Rasmussen, ministro degli Esteri danese, ha definito chiaramente qualsiasi tentativo di interferire negli affari interni del Regno come una “situazione inaccettabile”.
Dall’ambasciata americana, la risposta è stata vaga: un funzionario ha detto che gli Stati Uniti non controllano né dirigono le azioni di cittadini privati, senza però negare specificamente le accuse. Questo lascia spazio a interpretazioni sulle modalità con cui certi gruppi vicini a Trump avrebbero operato senza il diretto coinvolgimento dell’amministrazione statunitense, almeno ufficialmente.
Il governo di Copenhagen sta anche cercando di rafforzare la propria presenza politica e il controllo sulla Groenlandia, mobilitando alleati europei per mantenere la sovranità danese sul territorio e impedire che interferenze esterne minino gli equilibri politici e strategici nella zona.
Interessi di trump e tensioni geopolitiche nell’artico per il controllo della Groenlandia
Il presidente Usa Donald Trump ha espresso più volte l’intenzione di voler “acquisire” la Groenlandia, direttamente o indirettamente, sottolineando l’importanza strategica e l’enorme patrimonio naturale dell’isola. La Groenlandia, infatti, custodisce risorse minerarie fondamentali e controlla rotte artiche essenziali per la sicurezza nazionale americana.
La Danimarca, pur essendo un alleato Nato degli Stati Uniti, ha ribadito che la Groenlandia non è in vendita. Le elezioni locali sull’isola hanno premiato forze politiche contrarie a qualsiasi annessione. Questo conferma il desiderio dei groenlandesi di mantenere la loro autonomia all’interno del Regno danese senza subire influenze esterne.
Nel corso dell’anno, la presenza americana in Groenlandia si è fatta percepire con la visita di Donald Trump junior che ha distribuito cappellini folkloristici legati al movimento Maga, e del vicepresidente Vance, limitato però a visitare la base militare statunitense, viste le tensioni politiche. Questi episodi indicano un tentativo di consolidare una presenza culturale e militare senza però coinvolgere troppo le istituzioni locali.
Un ulteriore elemento che aggiunge complessità all’intera vicenda è la sospensione, decisa dall’amministrazione Trump, della costruzione di un parco eolico al largo del Rhode Island, opera dell’azienda danese Orsted. Questa mossa è vista da alcuni come una risposta alle tensioni geopolitiche legate all’Artico e alla competizione tra USA e Danimarca sul futuro della Groenlandia.
Il coinvolgimento degli Stati Uniti nel territorio artico e le attività non ufficiali sul terreno fanno emergere una lotta concreta per il controllo di una regione chiave, in cui la politica internazionale si intreccia strettamente con interessi economici e militari. La dinamica di questi eventi rimane sotto osservazione, soprattutto per il peso che avranno sulle relazioni future tra i governi coinvolti.