L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato la Dichiarazione di New York con un’ampia maggioranza che sostiene la soluzione a due Stati per il conflitto israelo-palestinese. Il documento, promosso da Francia e Arabia Saudita, esclude un ruolo politico per Hamas a Gaza e condanna le violenze contro i civili, chiedendo l’interruzione delle ostilità e la fine delle attività dei coloni violenti in Cisgiordania.
Il testo della Dichiarazione Di New York e il suo significato per la soluzione israelo-palestinese
La Dichiarazione di New York è stata adottata dall’Assemblea delle Nazioni Unite con 142 voti favorevoli su pochi contrari e alcune astensioni. Il documento – composto da sette pagine e accompagnato da un allegato di diciotto pagine con proposte operative – ribadisce la centralità della soluzione a due Stati come via per una pace duratura fra Israele e Palestina. Viene escluso qualsiasi ruolo politico per Hamas nella gestione di Gaza, mettendo l’accento invece sull’Autorità palestinese come unico interlocutore legittimo.
Nel testo si condannano tutte le forme di violenza rivolte ai civili, senza distinguere fra l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 e le azioni militari israeliane che hanno determinato una crisi umanitaria significativa. Il documento richiama all’interruzione dell’uso della fame come arma di guerra e individua misure contro i coloni estremisti attivi in Cisgiordania, con l’invito a contrastare il sostegno alle colonie illegali.
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Viene inoltre specificato che Gaza dovrà far parte di un futuro Stato palestinese unitario insieme alla Cisgiordania. La dichiarazione richiama il rispetto dell’integrità territoriale senza assedi, limitazioni territoriali o deportazioni forzate.
Paesi contrari e astensioni: Israele, Stati Uniti e alleati si oppongono alla dichiarazione
Nonostante il largo sostegno internazionale, alcuni Stati hanno votato contro o si sono astenuti. Tra i contrari spiccano Israele e Stati Uniti, seguiti da Ungheria, Argentina, Paraguay e cinque piccoli Stati insulari del Pacifico: Micronesia, Palau, Papua Nuova Guinea, Nauru e Tonga. Queste nazioni hanno espresso divergenze sulla formulazione e sulle implicazioni del documento.
Dodici Stati, fra cui Repubblica Ceca, Albania, Camerun, Etiopia, Moldova e Sud Sudan, hanno scelto invece di astenersi, mostrando una posizione cauta o incertezza sul testo approvato.
L’opposizione principale si concentra sul rifiuto di riconoscere Hamas come organizzazione terroristica nel documento e sul timore che la risoluzione possa indebolire la posizione di Israele nel conflitto.
Reazioni ufficiali a livello internazionale: Francia e Arabia saudita contro le critiche di Israele e Stati Uniti
Israele e Stati Uniti hanno criticato duramente la Dichiarazione di New York. Washington ha definito la risoluzione un “regalo ad Hamas” e un “insulto alle vittime degli attacchi terroristici del 7 ottobre”, sottolineando come il testo non riconosca adeguatamente le responsabilità di Hamas. L’ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite, Danny Danon, ha etichettato il documento come “vuoto” e lontano dalla realtà del conflitto.
Il ministero degli Esteri israeliano, tramite il portavoce Oren Marmorstein, ha bocciato la risoluzione perché non inserisce Hamas in una lista di organizzazioni terroristiche e teme che possa incentivare ulteriori attacchi.
Al contrario, la Francia e l’Arabia Saudita hanno presentato l’approvazione della dichiarazione come una tappa importante. Emmanuel Macron ha sottolineato la creazione di un “percorso irreversibile” verso la pace, affermando che due popoli e due Stati possono convivere pacificamente. Il messaggio ha fatto riferimento alla responsabilità collettiva per realizzare una convivenza sicura e stabile tra Israele e Palestina.
Il voto all’ONU segna un momento politico rilevante nel confronto globale sulla questione mediorientale. Resta aperta la sfida di tradurre questa risoluzione in azioni concrete che portino a una pace stabile e duratura nella regione.