Il caso dell’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto nel 2007 a Garlasco, si arricchisce di nuovi dettagli dopo la consulenza tecnica depositata al comando del Ris di Cagliari. La perizia, commissionata dalla Procura di Pavia, ricostruisce la scena del crimine attraverso l’esame delle tracce di sangue e degli elementi raccolti nella villetta di via Pascoli, confermando l’attendibilità delle dinamiche già fissate dalla sentenza definitiva.
Ricostruzione delle tracce di sangue nella villetta di via pascoli
L’analisi delle tracce ematiche si basa su fotografie e rilievi eseguiti lungo il percorso che va dall’ingresso della villa fino alle scale, dove è stato rinvenuto il corpo di Chiara Poggi. Il consulente, il tenente colonnello Andrea Berti del Ris di Cagliari, ha messo a confronto la posizione e la direzione delle macchie di sangue con quanto già stabilito nei precedenti processi. In particolare, i segni sulla pavimentazione sono compatibili con la presenza di una sola impronta di suola con motivo a pallini.
Questa impronta è stata identificata come appartenente a una scarpa Frau di numero 42, una misura corrispondente a quella utilizzata da Alberto Stasi, allora fidanzato della vittima e condannato a 16 anni di carcere. La disposizione delle tracce, lungo il percorso di chi ha potuto muoversi nell’abitazione, non lascia spazio alla presenza simultanea di più persone che abbiano lasciato segni di movimento. Dai rilievi fotografici emerge dunque una scena coerente con la versione di un unico aggressore.
Rilevanza delle impronte e delle fotografie nella definizione della dinamica
Le fotografie eseguite con strumenti ad alta definizione e i rilievi tecnici, compresi quelli effettuati dall’alto con un drone, hanno permesso un controllo accurato degli ambienti coinvolti nel delitto. I carabinieri del Nucleo Investigativo di Milano, intervenuti su richiesta della Procura di Pavia, hanno certificato lo stato dei luoghi e raccolto elementi utili per confermare o confutare ipotesi investigative.
Le immagini scattate non consentono modifiche sostanziali alla dinamica ricostruita nella sentenza di Cassazione. In sostanza, non emerge alcun dettaglio che possa suggerire l’intervento di un secondo assassino o l’opera di più persone. La singola impronta trovata risulta quindi decisiva nel delimitazione delle responsabilità. Il controllo fotografico ha anche escluso la presenza di ulteriori tracce utili per rivedere la versione già consolidata in anni di procedimento giudiziario.
Intervento dei carabinieri e rilievi tecnici nelle indagini recenti
Lo scorso 9 giugno, il Nucleo Investigativo di Milano si è recato nella villetta di via Pascoli per eseguire un rilievo tecnico approfondito. La richiesta, avanzata dai pm Giuliana Rizza, Valentina De Stefano e Stefano Civardi, ha l’obiettivo di aggiornare e certificare con precisione lo stato del luogo del delitto, a quasi diciotto anni dall’omicidio.
Sono stati utilizzati strumenti specifici per misurazioni precise e per eseguire rilievi fotografici completi, con l’ausilio di un drone per acquisire immagini dall’alto. Il lavoro di alcuni ore ha confermato la coerenza delle evidenze con quanto documentato nelle fasi investigative precedenti. Non sono state trovate impronte diverse né segni che suggeriscano la presenza di altri soggetti oltre a chi è già stato condannato per l’omicidio di Chiara Poggi. L’approfondimento testimonia una scena del crimine stabile e non ha portato elementi nuovi capaci di modificare gli assetti processuali.
Questi accertamenti rappresentano un tassello importante per la chiarezza del caso, confermando in modo tecnico quanto stabilito dai giudici nella sentenza definitiva che ha condannato Alberto Stasi. Il lavoro scientifico svolto dal Ris conferma il valore delle prove raccolte sul posto, lasciando margini ridotti a nuove interpretazioni.