Omar El Akkad e la denuncia dell’occidente dopo il massacro di Gaza

Omar El Akkad e la denuncia dell’occidente dopo il massacro di Gaza

Omar El Akkad denuncia nel suo libro del 2025 la crisi umanitaria a Gaza nel 2023 e l’ipocrisia dell’occidente, evidenziando tradimenti, doppi standard e il fallimento delle promesse di giustizia internazionale.
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Il libro di Omar El Akkad, pubblicato nel 2025, denuncia l’ipocrisia dell’Occidente nella gestione della crisi di Gaza del 2023, evidenziando tradimenti morali, doppi standard e l’esclusione sociale e politica delle vittime nei conflitti internazionali. - Gaeta.it

La crisi umanitaria esplosa a Gaza nel 2023 ha acceso un dibattito acceso sull’atteggiamento dell’occidente nei confronti dei conflitti internazionali. Omar El Akkad, giornalista e scrittore arabo, ha raccolto questa tensione in un libro uscito a giugno 2025, che rappresenta una severa accusa al modo in cui le potenze occidentali hanno gestito la guerra e le sue conseguenze. Il volume racconta una storia di tradimenti e ipocrisie, partendo da un tweet diventato virale ancora prima della pubblicazione.

Il tweet che ha dato vita al libro: parole di denuncia e risonanza globale

Il 25 ottobre 2023, dopo tre settimane di bombardamenti incessanti su Gaza, Omar El Akkad ha pubblicato un tweet che ha rapidamente raggiunto milioni di visualizzazioni. In poche righe, ha messo in chiaro la sua visione: “Un giorno, quando sarà sicuro, quando non ci sarà alcun rischio personale nel chiamare le cose con il loro nome, quando sarà troppo tardi per ritenere qualcuno responsabile, tutti diranno di essere stati contro”. Queste parole non sono rimaste un semplice sfogo personale, ma si sono trasformate nello scheletro di un libro che doveva raccontare non solo il conflitto in sé, ma anche la reazione dell’occidente – spesso fatta di silenzi e doppiezza.

Il messaggio e la sua risonanza internazionale

Il tweet ha messo a nudo un meccanismo diffuso: quello di chi, pur inconsapevolmente o per convenienza, finge di opporsi alle violenze o ingiustizie solo quando non ci sono più rischi di essere coinvolto. Il messaggio di El Akkad ha trovato eco in decine di paesi, provocando un acceso dibattito pubblico e attirando le attenzioni di editori internazionali. La sua denuncia si è diffusa come testimonianza di un sentimento amaro, condiviso da molti, sul fallimento delle promesse occidentali di giustizia e libertà.

Cronaca di una guerra e di una promessa mancata

Nel nuovo libro pubblicato da Gramma Feltrinelli il 4 giugno 2025, El Akkad offre una narrazione serrata degli eventi che hanno sconvolto Gaza e il Medio Oriente. Il testo parte dalla cronaca dei bombardamenti che hanno ucciso migliaia di civili, tra cui molte donne e bambini, mettendo a fuoco l’assenza di una reazione decisa da parte delle nazioni occidentali. Non si limita però alla testimonianza giornalistica del conflitto: il libro approfondisce come questa tragedia sia la manifestazione concreta del tradimento di un patto morale, quello sull’impegno comune verso la pace e i diritti umani.

Ipocrisie e doppi standard occidentali

El Akkad evidenzia come l’occidente abbia coltivato un doppio peso nel giudicare e rispondere alle crisi che riguardano regioni considerate periferiche. La libertà e la giustizia, che sarebbero valori universali, sembrano riservate solo a chi appartiene a certi spazi geografici e culturali. Il giornalista smonta le narrazioni ufficiali, spesso fedeli a interessi geopolitici ed economici, portando alla luce ipocrisie che influenzano la percezione internazionale dei conflitti armati.

La carriera di el akkad tra reportage internazionali e narrativa

Nato al Cairo e cresciuto a Doha, Omar El Akkad ha costruito la sua carriera in Nord America, vivendo in Canada e negli Stati Uniti. La sua esperienza attraversa grandi temi contemporanei: terrorismo, cambiamenti climatici, proteste sociali come Black Lives Matter. Quel che distingue El Akkad è la sua capacità di trasformare ogni reportage in un racconto che invita a guardare oltre la superficie dei fatti, smontando le narrazioni ufficiali per restituire un quadro più crudo e complesso.

Un libro per scuotere l’opinione pubblica

Il libro «Un giorno tutti diranno di essere stati contro» si inserisce in questa linea, offrendo non solo dati e testimonianze, ma anche un’analisi del linguaggio usato dai media occidentali per raccontare le guerre lontane. El Akkad sottolinea come questa comunicazione spesso alimenti distorsioni, creando schieramenti fittizi che escludono alcuni esseri umani dal diritto alla piena partecipazione civile e politica. Nel volume si respira un senso di urgenza e disillusione, voluto per scuotere un’opinione pubblica che tende a guardare altrove.

Presentazioni e appuntamenti in italia nel 2025

L’uscita del libro in Italia ha coinciso con una serie di incontri organizzati nei principali centri culturali. Omar El Akkad ha presentato il suo testo in contesti come il Festival È storia di Gorizia, alla Fondazione Feltrinelli di Milano e a Firenze, alla Città dei Lettori. Questi eventi hanno visto la partecipazione di giornalisti e scrittori, tra cui Fabio Deotto, Rula Jebreal e Matteo Nucci, offrendo spunti di riflessione sul ruolo dell’Occidente e sulle responsabilità dei governi e dei media.

Luoghi e persone dietro la riflessione

Le presentazioni hanno riconfermato il peso del libro come documento di un tempo in cui la distanza fra parola e realtà si è fatta insopportabile. Le città scelte come sedi degli incontri sono state teatro di confronti accesi ma anche di dibattiti che hanno coinvolto un pubblico attento e diversificato. Così, la voce di El Akkad ha attraversato luoghi diversi, portando a una riflessione sulla storia e sul presente di un conflitto che è anche, nella sua rappresentazione, una battaglia per la verità.

Un punto di vista critico sul legame tra opinione pubblica e privilegi occidentali

Omar El Akkad scrive da una posizione in cui il rapporto con l’Occidente è complesso: nato nel mondo arabo, ha vissuto in diverse culture e oggi risiede nell’Oregon, Stati Uniti. La sua analisi si concentra sul modo in cui l’idea stessa di libertà e giustizia finisce per escludere non solo chi vive in territori a rischio, ma tante persone considerate “altre” rispetto alla zona di privilegio rappresentata dall’occidente.

Esclusione sociale e politica nel dibattito occidentale

Nel libro si trova l’idea che non solo le élite, ma anche l’opinione pubblica occidentale contribuisca a questa esclusione, mantenendo un sistema di valori e credenze che non si traduce in azioni concrete contro ingiustizie e oppressioni. Questa riflessione attraversa esperienze di vita, narrazioni mediatiche e dinamiche politiche, costruendo un quadro che invita a interrogarsi sul futuro delle relazioni internazionali e sui meccanismi di esclusione sociale e politica che ancora persistono.

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