Domenica 2 giugno 2025, oltre mille persone si sono radunate per una manifestazione nel quartiere Vomero di Napoli per protestare contro la crisi umanitaria nella Striscia di Gaza. L’evento ha coinvolto gruppi pacifisti, associazioni locali e comunità palestinesi residenti nella città. Le vie pedonali del quartiere sono state animate da un corteo dai forti contenuti simbolici e visivi, volto a richiamare l’attenzione sull’emergenza in corso. La manifestazione si è svolta nel giorno della Festa della Repubblica ed è stata caratterizzata da richieste precise riguardanti il ruolo dell’Italia rispetto al conflitto.
Il corteo al vomero e il coinvolgimento delle realtà locali
Il corteo è stato promosso dal Comitato Pace, Disarmo e Smilitarizzazione del Territorio, che ha coordinato la partecipazione di numerose realtà impegnate nella solidarietà con il popolo palestinese. Tra queste figurano le comunità palestinesi residenti nel territorio napoletano, diverse sezioni dell’ANPI , la rete NoBox e alcuni centri sociali. La presenza di molte sigle e cittadini evidenzia un’attenzione condivisa verso la situazione nella Striscia di Gaza.
Performance e simboli del corteo
I partecipanti hanno sfilato pacificamente lungo le principali strade pedonali del Vomero, sventolando bandiere palestinesi e mostrando performance di impatto visivo. Alcuni presenti indossavano tute bianche macchiate di “sangue finto”, un’immagine che voleva evocare la violenza e le vittime civili del conflitto. Il corteo si è animato anche con suoni di allarmi e rumori che simulavano bombardamenti e droni, per riprodurre la tensione vissuta quotidianamente da chi abita Gaza.
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La partecipazione di molte persone e associazioni ha sottolineato l’urgenza di un messaggio comune, trasmettendo una forte mobilitazione civile nel cuore di Napoli.
La denuncia delle conseguenze del conflitto a gaza
Gli organizzatori hanno fornito dati precisi sulle conseguenze dell’intervento militare israeliano nella Striscia di Gaza. Secondo le stime emerse durante la manifestazione, sarebbero già oltre 50.000 le vittime della guerra, compresi quasi 20.000 bambini. Questi numeri, oltre a mettere in luce le dimensioni del dramma umano, sottolineano lo stravolgimento della vita civile nella zona.
Il deterioramento delle infrastrutture ha compromesso l’accesso alla salute, all’istruzione e ai servizi essenziali. Le abitazioni sono state sistematicamente distrutte insieme a ospedali e scuole, aggravando le condizioni di vita di chi è rimasto nel territorio assediato. Il corteo ha voluto richiamare questa realtà tragica, portandola davanti agli occhi della città.
Impatto sociale e psicologico
Le testimonianze presenti al flash mob hanno puntato l’attenzione anche sulle ripercussioni sociali e psicologiche che il conflitto sta producendo sulla popolazione civile rimasta in una condizione di emergenza umanitaria costante.
Le richieste della piazza e le posizioni degli attivisti
Durante la manifestazione sono intervenuti diversi attivisti, fra cui Padre Alex Zanotelli. Egli ha utilizzato il momento pubblico per condannare apertamente le dinamiche di “suprematismo bianco” ritenute alla base del prolungarsi delle violenze. Zanotelli ha ricordato l’importanza della campagna di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni come strumento di pressione politica nei confronti di Israele.
La piazza ha avanzato richieste concrete al governo italiano. Tra queste, lo stop alle triangolazioni commerciali che coinvolgono l’Italia nel traffico di armi verso Israele. Si è chiesto pure che vengano annullati gli accordi militari, economici e accademici siglati con Tel Aviv, in particolare quelli firmati nel marzo 2023 con l’esecutivo Netanyahu.
Responsabilità politica italiana
Questi appelli vogliono spostare l’attenzione pubblica sulle responsabilità dirette e indirette della politica italiana nel conflitto. La mobilitazione cerca di sollecitare un cambiamento nelle relazioni internazionali per non alimentare ulteriormente la crisi.
Il significato della scelta di manifestare nel giorno della festa della repubblica
Il 2 giugno rappresenta per gli italiani la Festa della Repubblica, in ricordo del referendum del 1946 e della promulgazione della Costituzione, che ripudia la guerra. A Napoli, questo momento è stato scelto per testimoniare una posizione diversa rispetto alle tradizionali celebrazioni con parate militari.
Invece della retorica ufficiale, i manifestanti hanno deciso di schierarsi al fianco dei civili palestinesi colpiti dalla guerra. La manifestazione ha ribadito il diritto alla pace e la richiesta di giustizia per tutti i popoli coinvolti nei conflitti.
Questo gesto simbolico ha trasformato il cuore del Vomero in uno spazio di riflessione e protesta, ponendo al centro dell’attenzione i valori di libertà e solidarietà, senza rinunciare all’invito a fermare le violenze e promuovere una convivenza pacifica.