Oltre cento strutture preistoriche scoperte nella cueva de los dones a Valencia

Oltre cento strutture preistoriche scoperte nella cueva de los dones a Valencia

La scoperta nella cueva de los dones di Valencia rivela oltre 100 strutture preistoriche in stalagmiti, datate al Paleolitico, evidenziando ritualità e uso simbolico delle grotte da parte dell’uomo antico.
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La scoperta nella cueva de los dones di Valencia ha rivelato oltre 100 strutture preistoriche in stalagmiti, datate al Paleolitico, che testimoniano un uso simbolico e rituale delle grotte da parte delle prime comunità umane. - Gaeta.it

La provincia di Valencia si conferma una zona d’interesse per l’archeologia grazie a un ritrovamento che ha subito attirato l’attenzione degli esperti. Nella cueva de los dones è stato scoperto un complesso di oltre 100 costruzioni preistoriche realizzate con stalagmiti modificate dall’uomo. Questi elementi scavano molto più in profondità della storia classica: raccontano di ritualità e di una sistemazione del paesaggio sotterraneo che riflette un pensiero simbolico antico, databile al Paleolitico. La scoperta è frutto di scavi coordinati da università spagnole e offre nuovi spunti sull’uso e il significato delle grotte nelle civiltà preistoriche.

Dettagli della scoperta nella cueva de los dones

I lavori di scavo hanno portato alla luce più di cento strutture realizzate intagliando, fratturando e poi ricongiungendo stalagmiti all’interno della cueva de los dones, un sito situato vicino a Valencia. Questo insieme di pietre non è opera casuale, ma risponde a un disegno ben preciso. I ricercatori dell’università di Alicante insieme a quelli di Saragozza hanno evidenziato come queste formazioni siano state create dall’uomo preistorico in modo intenzionale per organizzare lo spazio sotterraneo.

Una prima datazione al paleolitico

La presenza di calcite ricristallizzata sulle fratture consente una prima datazione al Paleolitico, anche se il lavoro di analisi continua per stabilire i dettagli con maggiore precisione. Non è il primo sito del genere, poiché in Francia si trova la grotta di Saint-Marcel con strutture simili risalenti a 176 mila anni fa, attribuite ai Neandertal. La cueva de los dones si aggiunge ora a questa rete di luoghi che raccontano come l’uomo antico non utilizzasse solo le grotte come rifugio, ma le trasformasse in spazi simbolici.

L’importanza storica e culturale delle strutture ritrovate

Dare un senso a stalagmiti rotte e ricomposte nel silenzio della grotta significa riconoscere che l’uomo preistorico agiva con un progetto culturale. Queste opere non sono soltanto testimonianze di occupazione degli spazi ipogei, ma segnali di una dimensione religiosa o sociale, forse legata a rituali e credenze antiche.

Un linguaggio in forma di pietra

La trasformazione della cueva de los dones in un luogo che va al di là del mero rifugio colpisce per la sua complessità. Gli archeologi vedono in queste strutture un linguaggio in forma di pietra, capace di suggerire una coscienza simbolica radicata nel Paleolitico. Eventi recenti hanno già rivelato altre evidenze di arte rupestre nella stessa grotta, confermandola come uno dei siti paleolitici più rilevanti della costa orientale della penisola iberica.

Proprio nel 2023, analisi e ritrovamenti hanno collocato la cueva de los dones tra i maggiori “santuari” antichi della regione. Strati sovrapposti raccontano di un luogo ricco di cultura e mistero, destinato a modificare il modo in cui vediamo l’uso delle grotte da parte delle prime comunità umane.

La cueva de los dones nel contesto archeologico europeo

Il valore della cueva de los dones si confronta con un contesto europeo di grotte occupate e modificate dall’uomo primitivo. Il parallelo più evidente riguarda la grotta di Bruniquel in Francia, celebre per le sue strutture in stalagmiti create dai Neandertal decine di migliaia di anni fa. Queste costruzioni indicano che l’uso consapevole e simbolico degli spazi sotterranei era ben radicato in alcune culture antiche.

In Spagna, la scoperta di Valencia contribuisce ad ampliare il quadro archeologico, rivelando come anche la penisola iberica custodisca testimonianze importanti di vita preistorica. La cueva de los dones offre spunti sul modo in cui l’uomo ha iniziato a interpretare e modificare l’ambiente naturale per dare forma ai propri pensieri e alle proprie pratiche sociali.

Un punto di riferimento per studi futuri

La collocazione geografica e la natura dei reperti fanno della grotta un punto di riferimento per studi futuri. Il sito attira l’attenzione di ricercatori nazionali e internazionali che intendono approfondire la comprensione di ritualità e cultura nei contesti ipogei del Paleolitico.

Prospettive future per gli scavi e le ricerche in cueva de los dones

I risultati raggiunti finora rappresentano solo la prima fase di indagini su questo complesso ritrovamento. Serviranno approfondimenti per confermare l’età precisa delle strutture e sviluppare una ricostruzione più chiara delle attività svolte in grotta. I metodi di datazione e di analisi delle calciti sono centrali per capire la cronologia e l’evoluzione delle pratiche simboliche.

Nuovi scavi potrebbero portare alla luce ulteriori reperti, anche di natura artistica o funzionale, dato che il sito, stando alle scoperte di arte rupestre precedenti, possiede stratificazioni culturali dense e complesse. Capire i legami tra queste manifestazioni aiuterà a definire il ruolo di questo spazio nel modo di vivere delle popolazioni preistoriche.

Questa scoperta contribuisce a spostare l’attenzione su come l’archeologia segua i segni dell’azione umana, spesso leggermente nascosti, che raccontano storie di cultura, fede e vita quotidiana di epoche lontane. La cueva de los dones è destinata a mantenere un ruolo centrale negli studi archeologici e nella valorizzazione del patrimonio della regione.

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