Oltre cento fedeli ogni venerdì in una moschea abusiva tra proteste del vicinato

Oltre Cento Fedeli Ogni Venerd

Oltre cento persone ogni venerdì in moschea abusiva, tensioni nel quartiere. - Gaeta.it

Marco Mintillo

5 Settembre 2025

Ogni venerdì, oltre cento fedeli si radunano per la preghiera tradizionale islamica in un locale privato non autorizzato a ospitare attività di culto. Questo spazio, pur non essendo ufficialmente riconosciuto come moschea, accoglie ogni settimana centinaia di persone, scatenando malumori e proteste nella zona. La questione della presenza di luoghi di culto non autorizzati torna al centro del dibattito pubblico, coinvolgendo norme regionali e questioni di ordine urbano.

La pratica della preghiera del venerdì e il ruolo della moschea abusiva

La preghiera tradizionale del venerdì, detta Jumu’ah, rappresenta un momento fondamentale per la comunità islamica, che si riunisce per pregare insieme e ascoltare il sermone. In assenza di spazi ufficiali adeguati, molti gruppi di fedeli scelgono luoghi privati che non hanno le autorizzazioni necessarie, come nel caso di questa moschea abusiva. Si tratta di un fenomeno diffuso in diverse aree italiane, dove la mancanza di strutture dedicate spinge le comunità musulmane a creare presidi temporanei o stabili in immobili affittati senza seguire le norme.

Nei locali in questione, il rito si svolge con la rimozione delle scarpe all’ingresso, secondo la tradizione, e con una partecipazione che supera spesso la soglia dei cento fedeli. Queste riunioni, pur fondamentali per il consolidamento del senso di appartenenza e fede, non rispettano le normative urbanistiche e amministrative. L’assenza di riconoscimento ufficiale di questi centri determina anche una mancanza di controlli su sicurezza e organizzazione degli spazi.

Questa situazione crea difficoltà sia per i residenti del quartiere, che segnalano disagi legati agli afflussi e al rumore, sia per le autorità, che si trovano a gestire un fenomeno in espansione. Non di rado, infatti, le proteste coinvolgono elementi come la gestione dei rifiuti, la viabilità e la sicurezza, contribuendo a inasprire la tensione intorno a queste moschee.

Le reazioni del vicinato e le criticità urbanistiche del luogo di culto

I residenti che vivono vicino a questa moschea abusiva manifestano da tempo malumori dovuti alla frequente presenza di centinaia di persone ogni settimana. I problemi segnalati riguardano soprattutto l’occupazione degli spazi pubblici limitrofi, con conseguenze sul traffico e la difficoltà di parcheggio. Le lamentele riguardano pure il rumore e il rispetto degli orari concordati, elementi che alimentano un clima di conflitto sociale.

Il fatto che la moschea operi senza permessi crea un vuoto normativo intorno alla gestione dei rischi urbanistici e alla sicurezza degli edifici. Quando si tratta di luoghi di culto autorizzati, esistono regole precise su accessi, vie di fuga, capienza massima e standard igienico-sanitari. Qui, invece, l’assenza di controlli aumenta il rischio di situazioni pericolose, soprattutto durante le occasioni di maggiore afflusso.

Nel quartiere, la tensione tra le istanze della comunità musulmana e quelle dei cittadini è palpabile. Le richieste di maggior rispetto delle regole si scontrano con il bisogno dei fedeli di avere uno spazio dove svolgere liberamente il proprio rito religioso. Questa dialettica si inserisce all’interno di un confronto più ampio che coinvolge aspetti sociali, culturali e amministrativi.

Norme e interventi regionali per contrastare le moschee abusive in Italia

L’Italia, in diverse regioni, ha adottato misure specifiche per tutelare l’ordine pubblico e affrontare la questione delle moschee abusive. In Friuli Venezia Giulia, ad esempio, sono stati avanzati progetti di legge volti alla chiusura di questi luoghi di culto irregolari. Tali iniziative mirano a sanare situazioni irregolari o a impedire l’apertura di nuovi spazi non autorizzati.

Queste misure si collocano in un contesto dove il rispetto delle regole urbanistiche si somma alle esigenze di garantire la libertà di religione. L’obiettivo delle istituzioni è bilanciare i diritti delle comunità islamiche con le norme di sicurezza e convivenza civile sui territori. Tuttavia, spesso si registra una certa complessità nel gestire la molteplicità delle realtà presenti sul territorio nazionale, dove la richiesta di spazi religiosi cresce a fronte di una rete di locali concessi insufficiente o assente.

La proposta regionale del Friuli Venezia Giulia riflette la volontà di imporre un quadro più rigido intorno alla regolamentazione di questi luoghi, evitando forme non ufficiali che sfuggono a qualsiasi controllo. La stessa questione riguarda istituzioni locali e prefetture, chiamate ad intervenire per ristabilire l’ordine e garantire regole uniformi.

Nelle altre zone del paese, sin dalla prima metà degli anni Duemila, le moschee non autorizzate hanno rappresentato un tema costante di dibattito. L’assenza di spazi adeguati crea tensioni che si manifestano anche in proteste pubbliche, monitoraggi delle forze dell’ordine e interventi amministrativi a tutela del decoro urbano.

Questa situazione evidenzia tutta la difficoltà nel conciliare esigenze religiose di una parte della popolazione con il quadro normativo vigente. Il fenomeno delle moschee abusive continua a rappresentare una sfida per le autorità, che devono presidiare un territorio e mediare conflitti senza trascurare aspetti di sicurezza, ordine pubblico e rispetto dei residenti.