Il tribunale civile di Roma ha riconosciuto un risarcimento superiore a 400 mila euro ai familiari di un uomo fucilato dalle truppe delle SS nel 1944 a Calvi dell’Umbria. La sentenza arriva a seguito di una causa promossa dai parenti, che si sono basati su una legge del 2022 che ha istituito un fondo per le vittime italiane dei crimini di guerra tedeschi durante la Seconda guerra mondiale.
Il dramma di Calvi Dell’Umbria, 1944
Il 12 aprile 1944, un uomo di 34 anni, padre di quattro figli e residente a Calvi dell’Umbria, venne fucilato da un reparto delle SS. L’episodio si inserisce in un periodo segnato da rastrellamenti e violenze ordinate dai soldati tedeschi guidati dal feldmaresciallo Kesselring. Nei giorni intorno a quell’evento, nel territorio di Terni, ci furono arresti sommari e fucilazioni di civili che portarono alla morte di sedici persone, tra cui proprio la vittima.
Quel periodo fu caratterizzato da una dura repressione nazista contro la popolazione italiana, con operazioni militari volte a mantenere il controllo e a punire chiunque si opponesse nelle zone occupate.
La battaglia legale e la legge sui crimini di guerra
A oltre settant’anni da quei fatti, i familiari della vittima — tre figli ancora in vita e gli eredi del quarto figlio scomparso — hanno affidato la causa all’avvocato Emidio Mattia Gubbiotti di Terni. Hanno citato in giudizio il Ministero dell’Economia e delle Finanze , rappresentato dall’avvocatura dello Stato, e la Repubblica federale di Germania, che invece non si è presentata in tribunale.
La causa si fonda sulla legge 179 del 2022, approvata durante il governo Draghi, che ha creato un fondo per risarcire i danni subiti dalle vittime italiane dei crimini di guerra e contro l’umanità commessi dalle forze naziste tra il 1939 e il 1945. Questa norma ha aperto la strada per riconoscere un risarcimento alle famiglie coinvolte in queste tragiche vicende.
Ricostruire il passato per ottenere giustizia
Il processo si è basato su una ricostruzione accurata degli eventi e sulla documentazione storica disponibile. Gli avvocati hanno dimostrato che la vittima fu uccisa direttamente dai militari nazisti durante i rastrellamenti a Calvi, sottolineando la natura sommaria e ingiustificata dell’esecuzione.
Alla fine, il tribunale civile di Roma ha accolto la richiesta dei familiari, riconoscendo il diritto al risarcimento e fissandolo in una cifra superiore ai 400 mila euro. L’importo sarà diviso tra i figli, la nuora e i nipoti dell’uomo ucciso nel ’44.
Questa sentenza rappresenta un passo importante non solo per il risarcimento delle vittime di crimini storici, ma anche per il riconoscimento delle responsabilità legate agli eccidi avvenuti in Italia durante la Seconda guerra mondiale.