Le Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026 si avvicinano ormai rapidamente e con esse le sfide che coinvolgono non solo l’organizzazione sportiva, ma anche il destino delle infrastrutture e del territorio interessato dall’evento. Il ministro dello Sport Andrea Abodi ha fatto il punto su questo aspetto durante un intervento al Meeting di Rimini, sottolineando il peso storico e strategico di queste gare per l’Italia. Il dibattito si concentra su quanto resterà sul territorio dopo il passaggio dei Giochi, con la consapevolezza di affrontare scadenze stringenti e opere da completare.
Il valore simbolico delle Olimpiadi Milano Cortina 2026 secondo il ministro Andrea Abodi
Durante il panel dedicato alle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026 al Meeting di Rimini, il ministro dello Sport Andrea Abodi ha rimarcato come l’appuntamento rappresenti “un momento con la storia” e un’occasione rara per l’Italia di essere al centro dell’attenzione internazionale. Il ministro ha richiamato la necessità di guardare oltre l’evento in sé, ponendo l’accento sulla “metà del raccolto” che si ottiene dopo “una semina organizzativa” articolata in più livelli.
Questo concetto si traduce nella visione che i Giochi non sono solo competizioni da ospitare, ma un complesso progetto di costruzione, promozione e rigenerazione che riguarda anche le infrastrutture portanti del territorio. Abodi ha evidenziato che il modello italiano, pur nelle difficoltà, sarà pronto all’appuntamento quando serve, lasciando intendere che il lavoro non riguarda soltanto la cerimonia di apertura o la chiusura, ma la qualità della condizione fisica del Paese, utile anche dopo i riflettori spenti.
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La situazione delle infrastrutture tra ritardi e sfide ambientali
A meno di un anno dal via ufficiale dei Giochi, molti cantieri legati alle opere stradali, ferroviarie e di trasporto risultano in forte ritardo. Le varianti stradali di Cortina d’Ampezzo e Longarone, fondamentali per migliorare la viabilità e supportare l’afflusso degli atleti, dei giornalisti e del pubblico, saranno completate soltanto tra il 2027 e il 2032. Questi ritardi superano quindi la data di fine dei Giochi, mettendo in dubbio l’immediata utilità infrastrutturale e la qualità della mobilità per l’evento.
Problemi ambientali aggravano ulteriormente la situazione. Nel Bellunese, zona cruciale per la manifestazione, sono in atto frane che rallentano i lavori e richiedono interventi complessi. Queste difficoltà tecniche alimentano dubbi sul fatto che l’eredità infrastrutturale potrà svolgere un ruolo pieno e durevole nel territorio. La mobilità, infatti, è parte integrante del successo e dell’impatto sociale dei Giochi. La mancata disponibilità delle opere più importanti nelle tempistiche previste complica la gestione e prova la resilienza degli organizzatori e delle comunità coinvolte.
Gli impianti sportivi: pronti per i giochi ma con critiche sul futuro utilizzo
In netto contrasto con i ritardi infrastrutturali, gli impianti sportivi progettati per le discipline invernali si trovano in via di completamento o già pronti. La pista da bob di Cortina, ad esempio, sarà operativa in tempo per le competizioni previste. La struttura ha comportato un investimento notevole, pari a 118,4 milioni di euro, e ha suscitato perplessità nel Comitato Olimpico Internazionale che aveva suggerito di utilizzare impianti preesistenti all’estero, risparmiando risorse.
La realizzazione di questo impianto ha alzato questioni sul suo utilizzo successivo ai Giochi. Sono stati espressi timori che la pista possa diventare una “cattedrale nel deserto”, cioè una grande struttura con poco uso e alta necessità di manutenzione. Altri impianti come quelli per il biathlon di Anterselva seguono lo stesso percorso e saranno disponibili per le gare. La sfida sarà mantenere attivi questi luoghi sportivi anche al termine delle Olimpiadi, trasformandoli in punti di riferimento per le attività locali e nazionali.
L’intero quadro degli impianti mostra una contrapposizione: le sedi sportive di gara saranno pronte e all’altezza degli standard internazionali, ma il contorno infrastrutturale sarà parzialmente incompleto o in ritardo. Questo scenario spinge a riflettere sul valore reale dell’eredità olimpica sul territorio e sulla capacità di queste opere di inserirsi in un progetto duraturo di sviluppo e miglioramento per le comunità coinvolte.
La sfida delle Olimpiadi Milano-Cortina sta quindi nell’unire il grande evento sportivo con una gestione attenta delle opere connesse, per evitare che dopo i riflettori resti solo un’eredità parziale o poco funzionale per chi vive in quelle zone.